EGX Rezzed: Le novità di Chucklefish Games
Inventiva e Pixel Art dalla kermesse britannica dedicata agli indie
Conoscete Chucklefish? Se siete appassionati di titoli indipendenti, Pixel-art e passate la maggior parte del vostro tempo giocando su PC, c’è una buona possibilità che in passato il vostro catalogo Steam abbia incrociato almeno uno dei loro progetti, tra quelli sviluppati in-house e quelli invece pubblicati e in arrivo da altri piccoli studi in giro per il mondo. Ed è proprio di tre di questi titoli che vi vogliamo parlare oggi: in diretta da EGX Rezzed, caratteristica piccola expo di videogames indie che si tiene ogni anno in aprile nella capitale britannica.
Dopo averci regalato titoli del calibro di Timespinner, Stardew Valley e recentemente Wargroove, Chucklefish ha portato in fiera ben tre nuovi giochi in arrivo nel 2019, appartenenti a tre generi diversi, sviluppati da tre studi distinti ma che a ben vedere condividono posizionamento, estetica pixellosa a 16-bit e la voglia di imporsi nell’affollatissimo mondo indie. Stiamo parlando, in ordine di probabile data d’uscita, dello strategico Pathway (già disponibile dall’11 aprile), l’action RPG Eastward e il puzzle platformer Inmost (unico dei tre a essere per ora stato annunciato per console, nel particolare Nintendo Switch). Ma scendiamo nel dettaglio.
Strategia, nazisti e una Jeep: ecco Pathway
Siamo nel 1936. Gli occhi di tutto il mondo sono concentrati sulla Germania, dove il Terzo Reich sta instaurando quella dittatura che porterà alla Seconda Guerra Mondiale pochi anni più tardi. Tra le mire e le fantasie di espansione di Hitler certamente c’è anche l’Africa del Nord, un luogo che non solo rappresenta un importante sbocco militare sull’intero Mediterraneo, ma anche e soprattutto una terra di misteri, leggende e tesori nascosti, qualcosa che ha sempre interessato la mentalità disturbata del Führer. In Pathway impersoneremo un gruppo di esploratori che, a bordo di un fuoristrada, cercheranno di anticipare le mosse dell’esercito tedesco e salvare reperti e la povera popolazione di quelle zone.
Pathway non è certo però un grigio simulatore di guerra, anzi! I toni sono davvero scanzonati e ci hanno ricordato film come Indiana Jones e La Mummia per ironia, stile e situazioni. Buona parte del tempo che passerete con il titolo sviluppato dai teutonici Robotality lo spenderete sulla mappa di gioco, una stilizzata vista dall’alto della regione, cosparsa di – a un primo sguardo misteriosi – punti di interesse. Ognuno di questi luoghi, infatti, una volta cliccato e raggiunto con il veicolo del gruppo, può nascondere un evento o una missione generata proceduralmente. Ogni tappa del viaggio potrebbe infatti mostrarci un gruppo di nemici intenti a depredare delle rovine, un villaggio che cerca aiuto e risorse, viandanti persi lungo la strada e chi più ne ha più ne metta. Starà al giocatore decidere cosa fare, scegliendo ogni volta se intervenire in presa diretta entrando in combattimento o offrendo aiuto.
Nei combattimenti Pathway si traduce in un semplice strategico a turni con circa 20 personaggi da reclutare e tra i quali scegliere, ognuno con le sue caratteristiche, forze e debolezze. Il gioco offre inoltre meccaniche da gestionale (le risorse caricate sul veicolo per esempio) ed elementi da vero e proprio RPG, con una profondità che potremo analizzare solo in sede di recensione. Non dovrete nemmeno aspettare, perché Pathway e le sue cinque campagne in single player sono già disponibili su Steam dall’11 Aprile.
Se Limbo e SteamWorld Dig avessero un figlio: Inmost
Bianco e nero, scorrimento laterale, strani nemici oscuri ai quali scampare. Puzzle ambientali, platforming di precisione e piccozze. Se leggendo queste due brevi descrizioni non vi fossero venuti in mente rispettivamente Limbo e un metroidvania come SteamWorld Dig e relativo seguito, allora forse dovete tornare a masticare qualche indie game in più per apprezzare anche Inmost, puzzle-platformer sviluppato dai ragazzi lituani di Hidden Layer Games e diretto a Nintendo Switch e PC in una data imprecisata del 2019, con la pubblicazione ovviamente opera di Chucklefish.
Di pixel art ne abbiamo vista tanta in questi anni e se n’è vista tanta anche a EGX Rezzed o persino in questo articolo, ma lo stile di Inmost è assolutamente fenomenale e attrae lo sguardo persino da lontano. Il gioco – dai toni molto cupi e al limite dell’inquietante – segue la storia di tre personaggi (un vecchio, una bambina e un uomo) le cui vite sono in qualche modo legate e che si ritrovano misteriosamente a esplorare un vecchio castello abbandonato, che si scoprirà ben presto abitato non solo da ragnatele e tubature gocciolanti…
La demo di pochi minuti provata allo stand Chucklefish ci ha conquistato al 100%: Inmost non è un titolo facile e necessita di un grande livello d’attenzione da parte del giocatore, non solo per raggiungere le piattaforme più complesse ma anche per trovare il modo di proseguire, trovando nuovi oggetti o il cunicolo giusto per passare. Un elemento molto interessante e originale è dato dal modo in cui il gioco gestisce la morte del giocatore. Il trial & error è immediato, con check-point generosi a impattare positivamente su un livello di difficoltà altrimenti non basso, ma la particolarità sta nel fatto che i progressi fatti tra un tentativo e l’altro restano in qualche modo salvati nel gioco. Immaginate di vedere un nemico sul soffitto e farvi schiacciare passandoci per la prima volta sotto. Bene, quando effettuerete il respawn, ora il vostro avversario, dapprima apparentemente inattaccabile, sarà rimasto nella posizione dalla quale vi ha eliminato, rendendolo ora vulnerabile. Meccanica che poi si applica anche ad alcuni enigmi.
Inmost ha molto da dimostrare, in termini di varietà, longevità e anche narrazione, per emergere dalla massa di titoli simili che sta infestando le nostre console dai tempi di Braid e Fez, ma sembra che per ora gli elementi per almeno un altro buon titolo Chucklefish ci siano tutti. Da tenere d’occhio!
La strana coppia post-apocalittica di Eastward
Dalla Cina arriva il più particolare dei tre giochi Chucklefish, l’onirico Eastward, un action RPG in due dimensioni sviluppato dal semi-sconosciuto studio di Pixpil. Ambientato in una versione post-apocalittica del Giappone dove la stragrande maggioranza della popolazione mondiale è stata decimata dall’avvento di mostri dalla provenienza misteriosa, Eastward ricorda i giochi di ruolo dell’epoca a 16-bit, con un tocco di animazione nipponica anni ’90. Per trovare un paragone più moderno, assomiglia parecchio al prossimo tie-in dedicato alla terza stagione di Stranger Things.
In Eastward seguiremo le avventure di John, un burbero minatore, e di Sam, una ragazza trovata proprio dallo stesso John in una costruzione sotterranea in rovina (il parallelo con Stranger Things e la sua Eleven è davvero forte). I due si metteranno in viaggio insieme per scoprire le origini della ragazza ed esplorare un mondo dove non solo i mostri sono strani, anche le persone! Un elemento che infatti ci è saltato subito all’occhio è stato lo stile molto particolare e il carattere leggero e ironico dell’intera produzione, mentre ci aggiravamo per la cittadina ricca di segreti che si trovava all’inizio della demo.
Dopo aver interagito con gli strambi abitanti del paese ed esserci avventurati nei boschi, è lì che la struttura da Action RPG è venuta fuori, con combattimenti in tempo reale molto basici e puzzle ambientali da risolvere grazie ai poteri dei due personaggi, interscambiabili in ogni momento (niente co-op però). John con la sua padella (!) è quello da mandare certo avanti in battaglia, ma sono per esempio i raggi e le magie di Sam a poterci spianare la strada in altre situazioni.
Dobbiamo dire che la semplicità di Eastward ci ha convinto solo in parte, con un battle system che ha tutte le possibilità di dimostrarsi ripetitivo a lungo termine, così come gli enigmi trovati nel nostro test sapevano proprio di già visto. Per allinearsi alla qualità alla quale Chucklefish ci ha abituato, Eastward punta tutto sulla sua veste grafica davvero intrigante, su una storia che ha del potenziale e anche sulla colonna sonora, la quale ci ha colpito da subito, composta da Joel Corelitz (Hohokum, The Unfinished Swan, The Tomorrow Children).
Un trittico quindi molto promettente, che copre generi diversi, arriva da diverse parti del mondo ma condivide sicuramente una filosofia di fondo e un amore per la pixel art e le due dimensioni. Vi porteremo poi nei prossimi mesi le recensioni dei singoli giochi made in Chucklefish, a partire da Pathway!