[E3 2014]Daedalic, la line-up 2015

Daedalic è, allo stesso tempo, uno dei più prolifici publisher e sviluppatori tedeschi. La sua specializzazione sono le avventure grafiche, con le quali hanno creato dei franchise di successo a livello internazionale, molto graditi sia dai giocatori che dalla stampa. Quest’anno sono stati ben quattro i titoli presentati, e tutti previsti per il 2015 per PC e Mac. Ve ne parliamo in questa pagina.

Silence – The Whispered World 2

Il primo prodotto che abbiamo visto, nonché il più rilevante, è il seguito di una delle più apprezzate saghe della casa, The Whispered World, il cui nome deriva dal mondo fantastico (e pericoloso) in cui è ambientato. Il nome del nuovo gioco è semplicemente Silence, ed è ambientato parecchi anni dopo gli eventi del primo. Il protagonista è il sedicenne Noa, insieme a sua sorella, i quali si ritrovano orfani in mezzo ad una non definita guerra nel mondo reale. Chiusi in un rifugio, accadono strani fatti che li portano a rimanere bloccati dentro, e quando Noa ne esce, si ritrova solo nel Whispered World. Inizialmente impegnato a dover cercare la sorella, Noa si ritroverà poi coinvolto in conflitti tra popoli anche all’interno di quel mondo, e il giocatore ogni tanto prenderà anche il controllo della sorella e di un personaggio mutaforma non ancora mostrato.
Aldilà dell’aspetto narrativo, il gioco ha un approccio diverso rispetto alle classiche avventure a cui Daedalic ci ha abituato: non c’è più un inventario, e nemmeno un menù delle azioni, pertanto il giocatore interagisce con un oggetto alla volta, con un maggior controllo sul medesimo – ad esempio, in uno dei punti iniziali del gioco Noa deve trascinare una roccia, e per farlo il giocatore deve tenere premuto il mouse sulla medesima e trascinarla via. Inoltre, è presente un sistema d’aiuto abbastanza inusuale, che fa cambiare forma al cursore mostrando la successiva interazione da compiere. Anche la grafica è stata rivoluzionata: non ha più un’aspetto cartonesco come il suo predecessore, ma gode di un’aspetto tridimensionale con telecamere semi-fisse (non possono essere mosse liberamente ma oscillano con lo spostarsi del giocatore nell’ambiente) combinate con una cura artistica 2d dalle tinte leggermente oscure. Questa maturità si riflette anche nel gioco, dove i personaggi rischiano di morire.
L’evoluzione grafica e dei contenuti di Silence ci è piaciuta, salvo forse per l’eccessiva semplificazione che gli aiuti del cursorse sembrano dare.

Blackguards 2
A nemmeno un anno di distanza dall’uscita del primo semi-gioco di ruolo prodotto dalla casa (e da noi recensito), ecco in arrivo Blackguards 2. Per quanto gli sviluppatori si siano sforzati di creare un titolo fuori dagli schemi, le aspettative verso il primo si sono rivelate più alte del risultato finale, ovvero un gioco carino e ben fatto, ma che era penalizzato da una certa ripetitività e piattezza nei contenuti. Questa volta però Daedalic pare voler fare le cose in grande: la formula di base non cambia, siamo sempre davanti a un gioco di combattimenti strategici, ma a questo giro, invece di basarsi su una struttura semi-lineare, tutto il gioco è una grossa campagna militare dinamica, dove due regni si scontrano in una mappa piena di luoghi da conquistare, con un IA che agisce allo stesso modo contro di voi, cercando di arrivare alla vostra base mentre voi proseguite contro la loro. Inoltre, pare che le regole del Dark Eye siano state riviste e semplificate per venire incontro alle esigenze dei giocatori, a cui in effetti diamo atto di come il primo fosse troppo brigoso. Anche le battaglie subiscono delle modifiche, grazie all’introduzione di elementi quali la stamina e il tracciante della linea di tiro, precedentemente assenti.

Il “pretesto” per tutto questo è un nuovo racconto trainato da un personaggio pre-determinato, ovvero Cassia, una donna molto determinata i cui piano sono ignoti persino al giocatore. Non mancano ovviamente i compagni, ma sappiate che del primo si salvano solamente Naurim, Zubaran e Takate, mentre gli altri pare siano spariti o abbiano fatto una brutta fine, per fare spazio a nuovi. Anche questa volta, le tematiche dark-fantasy prevalgono ed influenzano anche il gameplay, nei rapporti tra i compagni e nelle scelte narrative. Peraltro, ogni volta che conquisterete nuove posizioni sulla mappa, otterrete dei benefit che influenzeranno il vostro esercito e gli scontri a venire, ed allo stesso tempo potrete usare questi posti per mercanteggiare, curare i vostri personaggi, raccogliere informazioni, allenarvi e così via.
Non possiamo dirvi nulla sull’aspetto del gioco e sull’impressione del gameplay, in quanto non c’era nulla in dimostrazione, ma con questo seguito speriamo di poter apprezzare meglio un franchise promettente seppur non partito al meglio.


The Devil’s Men

Il prossimo gioco è stato annunciato nel giorno stesso in cui abbiamo assistito alla presentazione: il suo titolo è The Devil’s Men, ed è un’avventura grafica in stile vittoriano/steampunk che vede protagoniste due ragazze di carattere opposto fra di loro, Emily e Adelaide. La città in cui è ambientato è divisa tra una parte nuova e ricca, popolata dalla borghesia e aristocrazia locale, mentre quella vecchia e storica è lasciata al degrado e al malcontento popolare. Adelaide è una borghese dal volto acqua e sapone, orfana di madre, che ad un certo punto della sua vita è stata abbandonata senza motivo anche dal padre, finendo così in povertà, fino a che non viene presa in custodia da uno scienziato parte di un gruppo dai fini piuttosto loschi, ovvero i cosidetti Devil’s Men. Il gioco ha inizio con lei che assiste all’assasinio del suo tutore, ultimo in una scia di colpi ai danni della setta, pertanto decide di indagare su questi avvenimenti. Nelle indagini, entra in contatto con Emily, co-protagonista sempre vissuta nella miseria e parte di una gang di criminali locali, ed è una ragazza tutt’altro che raccomandabile, tanto è vero che si è macchiata di diversi omicidi.
Nonostante questo, le due si trovano a dover collaborare, e il giocatore controlla entrambe alternativamente (in maniera pre-definita, ma con parti in cui la scelta è libera). Una delle particolarità della trama (e del gameplay), è che, pur lavorando insieme, le due hanno obbiettivi contrastanti e non possono rendere pubblica la loro intesa, così spesso e volentieri si è chiamati a fare scelte che avvantaggiano l’una o l’altra creando però un disagio alla parte opposta. Un altro elemento peculiare del gameplay sono i menù: c’è un inventario formato come una sacca che molto ricorda i giochi della serie Ultima, inoltre c’è anche un inventario delle prove raccolte nel quale è possibile fare confronti tra i vari elementi per capire se esiste un legame e trovare indizi. La grafica segue il modello di Silence, ma al contrario di questi mantiene i personaggi in due dimensioni, seppur all’interno di un mondo tridimensionale.
Il progetto è davvero interessante, bello da vedere e ricco di spunti, siamo pienamente fiduciosi e curiosi di poterlo giocare.


Fire

L’ultima menzione è breve e riguarda qualcosa di totalmente diverso: Fire è infatti un gioco principalmente orientato al mercato mobile casual. Trattasi di un’avventura molto semplice, dall’aspetto molto bonario e ambientato all’età della pietra, dove il giocatore impersona Hungh, un simpatico cavernicolo alle prese con tanti enigmi più o meno semplici e divertenti. Il gioco non è un’avventura tradizionale, ma è composto di molti brevi livelli. Chiaramente, le aspettative per questo titolo non sono elevate, ma se avete voglia di qualcosa di meno serio di ciò a cui siete abituati, e magari giocabile su tablet, potrebbe fare per voi.

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