Dragon Ball: storia di tie-in dalle alterne fortune

Dopo aver esplorato le origini narrative del brand Dragon Ball andiamo alla scoperta della storia ludica dei tie-in dedicati al marchio.

Quando si decide di mettere mano a un brand che, come abbiamo già avuto modo di spiegare ha segnato e continua a segnare intere generazioni di appassionati, il rischio di fallire è sempre dietro l’angolo. Se il brand in questione si chiama Dragon Ball, poi, il tutto assume un peso specifico ancora più marcato. Questo lo sanno bene, ad esempio, gli autori di Dragon Ball GT, serie anime mai apprezzata veramente dai fan “orfani” di Toriyama, quasi del tutto estraneo al progetto, o, magari, i vari creatori di alcuni adattamenti cinematografici – sia l’opinabile live action sia gli stessi film d’animazione – dalle alterne fortune, ma non solo. A godere di un appeal singhiozzante in termini qualitativi e di impatto generale si sono ritrovati anche i vari (tantissimi) tie-in videoludici, da sempre suddivisi in capolavori quasi assoluti e in tanti passi falsi. Se da un lato infatti troviamo il memorabile Dragon Ball Z Budokai Tenkaichi 2 e 3 o l’ottimo picchiaduro dallo stile inconfondibile Dragon Ball FighterZ, dall’altro esiste una lunga lista di videogiochi legati al brand di Akira Toriyama totalmente anonimi, sconosciuti ai più o semplicemente fallimentari. Nel mezzo, probabilmente, ritroviamo i due capitoli della saga Xenoverse, noi dei capolavori ma nemmeno opere dimenticabili, a fare da spartiacque a una storia videoludica lunga e travaglia.

Con l’uscita ormai alle porte di Dragon Ball Z: Kakarot, abbiamo deciso di stilare una mini-lista sui videogiochi più famosi (in un senso o nell’altro) legati al meraviglioso mondo creato da Toriyama-sensei, con la speranza che anche quest’ultimo possa entrare a farne parte di diritto, chiaramente per i suoi pregi e per le sue conquiste ludiche. Il radar ha iniziato a pulsare: è tempo di mettersi in viaggio!


Dragon Ball Z Arcade (1993)

Il primo esponente in assoluto della lunga serie di videogiochi dedicati all’universo di Dragon Ball risale addirittura al 1993. Il gioco in questione è un cabinato creato dallo stesso Toriyama in persona raffigurante un robot con le sembianze di Goku. Una livrea molto particolare, certo, per un gioco sostanzialmente privo di alcun tipo di particolarità. Si trattava di un semplice picchiaduro, passato alla storia per motivi tutt’altro che legati, appunto, alla sua rilevanza ludica.

Dragon Ball


Anime Designer: Dragon Ball Z (1996)

La lista continua con lo strano Anime Designer: Dragon Ball Z. Figlio della collaborazione tra Bandai e Apple, che all’epoca era alle prese con la creazione di una macchina da “gioco” poi effettivamente mai decollata, il “gioco non gioco” permetteva di realizzare delle sequenze animate sfruttando un editor legato all’universo di Toriyama. Inutile dirvi quanto tutto questo abbia ottenuto un seguito praticamente nullo. Giusto?

Dragon Ball


Dragon Ball Z: The Legend (1996)

Sempre nel 1996, su PlayStation e Sega Saturn arrivò Dragon Ball Z: The Legend, il primo vero videogioco legato a Dragon Ball capace di risultare un prodotto veramente valido sul piano ludico. Parliamo di un picchiaduro a squadre, con sequenze dinamiche accattivanti capaci di strappare più di un sorriso di gioia ai fan della saga. Il fatto poi che il titolo ricopriva tutto l’arco narrativo di Z, chiaramente, ha aiutato non poco.

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Dragon Ball Z: Budokai 3 (2004)

I primi veri fasti per le trasposizioni videoludiche legate all’universo di Dragon Ball sono arrivati con la serie Budokai e, in particolare, con Budokai 3. Il picchiaduro a incontri, giunto sul mercato nel 2004 su PlayStation 2 sotto la produzione di Dimps e la distribuzione di Bandai (in Europa), è passato alla storia non soltanto per la sua bontà ludica, ma anche per la grande fedeltà al materiale originale, affermandosi senza troppi sforzi come il miglior tie-in legato al brand di Toriyama fino a quel momento.

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Dragon Ball Z: Budokai Tenakichi 3 (2007)

Arrivato esattamente tre anni dopo (sempre sui lidi miracolosi di PlayStation 3) Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3 è, ancora oggi, universalmente riconosciuto come uno dei migliori titoli dedicati a Dragon Ball. Il terzo capitolo della nuova trilogia, sviluppata da Spike e non da Dimps, offre diverse migliorie sia in termini ludici sia (ovviamente) estetici per non parlare dell’introduzione di un roster vastissimo che ancora oggi svetta sovrano senza troppe fatiche. Insomma: il tie-in (quasi) perfetto!

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Dragon Ball Z: Burst Limit (2008)

Successivamente al grande strapotere esercitato da Budokai Tenkaichi 3, arrivato proprio al culmine della quinta generazione di console, i videogiochi e Dragon Ball hanno iniziato a vivere su binari profondamente diversi. La qualità dei tie-in è lentamente (e continuamente) calata sempre più e proprio Burst Limit ne è l’esempio più lampante, essendo il primo titolo ad abbracciare l’allora next-gen rappresentata da PlayStation 3 e Xbox 360. Il titolo, sviluppato nuovamente da Dimps e arrivato sul mercato nel corso del 2008, non ha mai convinto, risultando una trasposizione del tutto anonima della saga.

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Dragon Ball Z: Rising Blast (2009)

Arrivato nel 2009 e sviluppato ancora da Spike, Rising Blast rappresenta probabilmente il primo (timido) segnale di ripresa di una saga troppo importante per assistere a tie-in di dubbia qualità. Il titolo, disponibile su PlayStation 3 e Xbox 360, vedeva tra i punti di forza un comparto grafico in splendida forma e un gameplay rifinito e dalle caratteristiche molto simili a quelle della saga Tenkaichi, un binomio praticamente perfetto per ogni buon appassionato di Dragon Ball che si rispetti.

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Dragon Ball Xenoverse (2015)

Il primo grande segnale di un ritorno imponente in termini qualitativi dei tie-in dedicati all’opera di Toriyama arriva però diverso tempo dopo, più precisamente nel 2015 grazie, ancora una volta, ai ragazzi di Dimps. L’opera in questione corrisponde al nome di Dragon Ball Xenoverse, picchiaduro a mondo “aperto” che unisce alla formula classica una ventata consistente di elementi ruolistici, tra cui la possibilità di personalizzare il proprio alter ego sia a livello estetico, con tanti costumi ed elementi cosmetici vari, sia e soprattutto in termini ludici, con tanto di punti abilità da spendere per dare vita al nostro personalissimo guerriero “Z”. Il titolo ha riscosso un ottimo successo, grazie anche alla sua pubblicazione cross-gen, ossia sia sulle ormai obsolete PlayStation 3 e Xbox 360 sia sulle fiammanti PlayStation 4 e Xbox One.

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Dragon Ball Xenoverse 2 (2016)

Arrivato sul mercato (successivamente anche sull’allora neonata Nintendo Switch) esattamente un anno e mezzo dopo il suo predecessore, Dragon Ball Xenoverse 2 non risulta clamoroso in termini di varietà ma è riuscito a migliorare sotto praticamente ogni aspetto il primo capitolo della “xenosaga”. Dimps e Bandai Namco hanno confezionato un titolo sontuoso in termini di quantità (ma anche ottimo in termini qualitativi) che, siamo sicuri, ha fatto la felicità di tanti giovani, specie quelli più vicini al lavoro di Toriyama-sensei.

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Dragon Ball FighterZ (2018)

E qui arriviamo con ogni probabilità alla summa cum laude della storia videoludica del brand. Arrivato sotto lo scetticismo generale della critica e dei fan in generale, Dragon Ball FighterZ, picchiaduro in 2.5D, caratterizzato da uno stile se vogliamo “retrò” sia in termini tecnici sia ludici, risulta senza troppe remore il miglior tie-in videodudico dedicato a Dragon Ball, nonché uno dei migliori picchiaduro di sempre in generale. Tecnico, frenetico, brutale: l’opera di Arc System Works risulta un vero e proprio omaggio a quella di Toriyama, un connubio imprescindibile per ogni giovane cresciuto nel segno di Goku, Piccolo e tutti gli altri splendidi protagonisti della saga animata, probabilmente, ancora oggi più amata al mondo.

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L’appuntamento con Dragon Ball Z: Kakarot è ormai dietro l’angolo. Rimanete con noi!

Vai alla scheda di Dragon Ball Z: Kakarot
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