Death Stranding: verso la recensione – Y come…
Tutte le ispirazioni, reali e presunte, del titolo di Kojima Productions... con la Y
Non manca moltissimo alla recensione di Death Stranding e siamo solo all’inizio della nostra analisi di tutte le possibili influenze del titolo di Kojima Productions.
Quello che di sicuro abbiamo capito finora è che la morte sarà un elemento cardine del gioco e gli elementi che stiamo per analizzare sembrano confermare questo istinto.
Y come Yellow
Kojima è un game designer con dei gusti musicali che sarebbe diminutivo definire variopinti e i Low Roar, già citati nel corso dell’analisi della lettera Z, sono solo un esempio delle influenze sonore di cui Death Stranding potrebbe (in)consapevolmente vestirsi.
La soundtrack è infatti un elemento così integrante del genoma di Death Stranding che, come forse avrete potuto leggere, ne uscirà un vero e proprio album, con 8 tracce dalle varie identità di genere e mood: una di esse si chiama “YELLOW BOX”, dei The Neighbourhood.
Can we begin again?
Just start over
[…]
I’m dying to live again
And start all over
I’m dying to live again
Ci risiamo: morte e rinascita. Quel “I’m dying to live again” è ripetuto due volte, inframezzate solo dallo “start all over”, in un ciclo di distruzione e creazione che si confà perfettamente al mood già dettato dalle parole di William Blake in “Auguries of Innocence” (ne trovate riferimento nell’analisi della lettera A).
È curioso quel “we” iniziale: un collettivo “noi” che se da un lato esprime una connessione esistente, una pluralità che chiede una seconda chance, dall’altro non può che cripticamente portare a galla una evidente conflittualità, una spaccatura tra un “io” che ha commesso un errore e un “tu” che non sembra perdonarlo o, peggio, non ascoltarlo.
Questo senso di incomprensione si percepisce anche nei versi successivi:
God knows something I don’t
I got a feeling, I got a feeling
Chi è Dio, in Death Stranding? In quale essere superiore si potrà mai credere, in un mondo in cui si può sfuggire persino alla morte?
Death Stranding ci presenta un sottostrato narrativo raffigurante un’umanità scissa, disconnessa, fatta di migliaia di città isolate e desolate, e che spazio potrà mai esserci per il Credo, in tutto questo?
Poi c’è quel
Like a secret, you lie to keep it
chiaramente riferito al feeling di poco prima: se da un lato non deve essere un sentimento particolarmente positivo se si è pronti a mentire a riguardo, dall’altro c’è da chiedersi il perché di tutta questa apprensione per tenerselo stretto; in un mondo senza affetti e senza quella greve finalità che la morte rappresenta e impone alle vite di tutti, ci facciamo bastare una sensazione qualsiasi, giusto per provare qualcosa e uscire dall’apatia dell’isolamento?
Y come Yama
La tematica della morte, ormai l’avrete capito, è una costante in Death Stranding, ma lo si nota già dal titolo. La morte è uno step della vita, non la sua antitesi, almeno per Sam: e se per lui fosse proprio il “dio” della morte l’unico appiglio?
Nel trailer, quando lo vediamo in quel subacqueo purgatorio in cui finisce al momento dell’accidentale morte, è abbandonato agli eventi, passivo, quasi sereno, distaccato fisicamente ed emotivamente dal suo corpo fisico che può vedere poco lontano. Il concetto di morte come espiazione si ritrova in molte religioni e filosofie, prima fra tutte quella indù, nella quale il Dio della Morte si chiama Yama, letteralmente “colui che trattiene con sé”.
Considerato da molti l’equivalente indù del nordico Ymir, non è solo padrone degli inferi, ma anche il responsabile del trapasso delle anime da questo mondo al prossimo.
Secondo la tradizione, Yama fu il primo uomo che morì e attraverso la dipartita riuscì ad espiare le sue colpe terrene ed ottenne il controllo sui defunti, diventando con il tempo la personificazione stessa del dio della morte.
Se Sam sa che nemmeno morendo potrà rimediare agli errori del suo passato – quelli che forse hanno causato la morte di sua moglie (incinta?) – dove può cercare espiazione, se non forse nella missione che gli affidano, quella di ricongiungere e riunire le United Cities of America, continuando il lavoro iniziato da Bridget?
Sarà forse la vita a permettere la redenzione che la morte non può promettergli?