Death Stranding: verso la recensione – E come…
Tutte le ispirazioni, reali e presunte, del titolo di Kojima Productions... con la lettera E
Death Stranding ci insegna molte cose, anche solo nel potenziale di ciò che potrebbe essere.
A poco più di una settimana dalla recensione, ecco un’ulteriore analisi del titolo di Kojima Productions.
E come Eschaton
Ennesimo sintomo di una babele che ci separa e ci confonde, il mondo è pieno di diverse religioni, ma fra le tante cose che tra l’uno e l’altro differiscono c’è un’unica verità assoluta, un evento cross-over fermo lì, ad aspettarci, alla fine di tutto.
Quale? Beh, la fine di tutto, l’Eschaton a cui nulla e nessuno sfugge.
La parola deriva dal greco éskhatos, che significa ultimo, e va a descrivere quel regno di mezzo fra la realtà attuale e i pochi attimi prima della fine del mondo.
In Death Stranding è forte il senso di finalità ma ci confonde nella sua dualità: Sam Porter vive in una terra tutt’altro che devastata, anzi nuovamente piena di spazi incontaminati; ad essere dilaniata è l’umanità, per colpa di un qualche evento catastrofico che ancora non ci è dato definire.
Questo manicheismo nel mezzo del quale gli avvenimenti di Death Stranding si pongono è in un instabile equilibrio fra una “fine” che già è avvenuta e una che invece è imminente e ci aspetta dietro l’angolo.
Basti riascoltare le parole di Sam sulle 4 “esplosioni”:
Once there was an explosion, a bang that gave birth to time and space.
La prima esplosione è quasi certamente il Big Bang che 13,8 miliardi di anni fa generò dalla singolarità spazio-temporale che l’intero universo era fino a quell’istante, il seme di tutto ciò che esiste, è esistito ed esisterà.
Once there was an explosion, a bang that sent a planet spinning in that space.
Dopo circa 9 miliardi di anni di espansione, questa massa di materia iniziò a rallentare e a raffreddarsi, creando nuvole di materia che, collassando sotto la loro stessa gravità, arrivarono a causare una concatenazione di fusioni nucleari: furono queste a contribuire alla nascita anche del nostro Sole, attorno al quale i detriti dell’esplosione, attratti l’uno dall’altro e dalla gravità dell’enorme neonata stella, si ammassarono a creare Mercurio, Venere, la Terra e Marte.
Affascinante, senza dubbio, ma il panorama era completamente vuoto di vita… c’era bisogno di un’altra esplosione.
Once there was an explosion, a bang that gave rise to life as we know it…
Questa ha un doppio valore, perché potrebbe riferirsi a due diversi eventi.
Per spiegare il primo bisogna richiamare alla memoria la teoria della panspermia, per la quale circa 4 miliardi di anni fa un asteroide o meteorite si schiantò sulla terra vuota di allora, portando con sé i mattoncini base della vita prebiotica, forme di proto-vita che, riproduzione dopo riproduzione, introducevano sequenze mutate del proprio DNA dando il via alla selezione naturale.
Il secondo evento di riferimento potrebbe essere invece l’esplosione cambrica, avvenuta circa 540 milioni di anni fa e che segna l’inizio della diversità biologica che ha portato a noi.
And then came the next explosion. An explosion that will be our last.
Nel nostro universo, quello osservabile, ci sono almeno 100 miliardi di galassie e ognuna di esse ha al centro un enorme buco nero che continua a comprimere e risucchiare materia, energia e luce: a rigor di logica un altro evento “esplosivo” non è una possibilità, piuttosto una certezza in attesa di avverarsi.
Vi confessiamo però che non ci sorprenderebbe se Kojima, dopo una decennale critica (tramite Metal Gear Solid) alla guerra e all’economia che attorno a essa cresce e profitta, fosse passato a un tema sociale più d’attualità, come la questione climatica e il fatto che la tecnologia ci stia separando molto più di quanto ci unisce, ergo Death Stranding.
Nell’enorme equilibrio dell’universo, noi non siamo che il fortunato step evolutivo di uno schianto casuale, vittime e perpetratori di una crisi climatica senza precedenti, forse noi stessi Echaton del pianeta che ha avuto la sfortuna di offrirci una casa. È un forse che sta sfumando sempre di più, soppiantato dalla certezza della serie di eventi inarrestabile che abbiamo messo in moto.
E se la 4ª esplosione fossimo noi? Se fossimo noi stessi, la nostra fine?