Death Stranding, l’analisi del 2° gameplay trailer
"L'ornamento di una casa sono gli amici che la frequentano." - Ralph Waldo Emerson
Dopo un’occhiata lunga quasi un’ora a tutto il mondo esterno di Death Stranding, è ora di riposare le membra e osservare la stanza di Sam, appendice di molti dei complessi Bridges che il protagonista si troverà a visitare.
Se al di fuori siamo burattinai di Sam, dentro la sua domus prendiamo le redini della telecamera: sono moltissime le azioni, i movimenti e le espressioni registrate da Kojima e team, frutto anche di intense sessioni di brain storming con l’attore che presta il suo volto a Sam stesso, Norman Reedus.
La meccanica di interazione con la “marionetta” Sam ha del tragicomico, e tra mute richieste di vedersi concessa una doccia e siparietti in cui zoomando sulla zona pelvica di Sam ne causiamo un imbarazzata reazione, sembra tutto un po’ un’involuzione del videoludico what if offerto dai vari The Sims e sims-like, un mondo nel quale ogni creatura digitale è schiava della nostra volontà, sia essa quella di un dio buono o quella di un malefico carceriere.
La quirkiness del tutto non fa che accentuarsi con la funzionalità di game capture, pronta a immortalare per i posteri un Sam in tutto il suo fascino, o in questo caso autore di una splendida linguaccia.
È (forse) finalmente ora di una doccia, ed è qui che Kojima ci consegna un’altra piccola chicca, definendo meglio quelle inquietanti impronte nere che si erano in precedenza intraviste sul corpo di Sam: si chiamano Stencil, e rappresentano essenzialmente il numero di volte in cui siamo morti e tornati in vita.
Con la possibilità di una doccia ancora all’orizzonte, Kojima entra nel dettaglio dei vari fluidi corporei di Sam, resi unici dalla sua capacità di andare “dall’altra parte” e tornare, motivo per cui ogni sua deiezione è purificata e usata come arma, sangue compreso.
Il livello di personalizzazione del proprio equipaggiamento non sembra essere particolarmente memorabile ma rimane, alla peggio, un piacevole corollario a un’esperienza già profondamente personale come quella offerta dal comparto gameplay open-world di Death Stranding.
Molto interessante, invece, l’inserimento di una sezione documenti nel menù in-game: possiamo solo immaginare l’estensione e la vastità del lore su e attorno al mondo in cui vive Sam, e già ci vediamo spulciare minuziosamente questo sotto-menù alla ricerca di un ulteriore strato del complesso pastiche narrativo creato da Kojima.
Nel video vediamo velocemente una bio di Die Hard Man che, tradotta, lascia trasparire un potenziale motivo alla disconnessione in cui gli States si trovano: un sistema nazionale, perennemente online, in grado di consigliarti cosa comprare, dove andare, cosa fare e mangiare, per alcuni può essere visto come lo strumento di una vita più semplice, per altri l’ultimo passo verso un sistema di costante sorveglianza e monitoraggio.
Die Hard Man, almeno dalla sua bio, sembra considerare necessario un sacrificio, di fronte a un potenziale così vasto: perché l’umanità sopravviva, ognuno deve portare una parte del fardello.
È ora di riprendere il viaggio, e nell’uscire dobbiamo riconnetterci a BB, frangente in cui le sue memorie si riverseranno in quelle di Sam, risultando in un flashback che ci farà capire un po’ di più il mondo di gioco e gli avvenimenti che hanno portato allo status quo in cui Death Stranding si trova.
Gli ultimi minuti sono dedicati alla customizzazione dell’esterno del nostro domicilio, abbellito da appositi ologrammi e suoni secondo i nostri gusti.
In chiusura, ecco un’altra fonte termale che potremo goderci, questa volta, in compagnia; premendo il pulsante per comunicare assisteremo ad un “duetto” fra Sam e una seconda ospite della fonte, momento di comunione che ha emesso forti vibrazioni a là Journey, con quella meccanica comunicativa così naturalmente careless e universalmente comprensibile che solo nell’accennare di una nota può essere trasposta.
Questo secondo filmato mostra quindi un contesto più contenuto e un po’ più light, con un corollario di meccaniche (col)laterali rispetto al main course offerto dal tragitto narrativo principale di Death Stranding, più orientato al sovrannaturale e all’onirico-metaforico.
Due trailer dopo rimane l’hype, prima leggermente taciuto dai particolari che Kojima ha deciso di mostrarci e oggi nuovamente risollevato dall’arrivo alla fase Gold, e fino alla sua data di uscita, non rimane che augurarci il meglio… Kanpai!