Cloud su Switch: opportunità o limitazione?
Il cloud gaming fa traballare l'idea di console ibrida.
Switch è un successo travolgente. La piccola ibrida sta riscuotendo consensi in tutto il mondo, portando addirittura a un vero e proprio monopolio di Nintendo nella terra del sol levante come non lo si vedeva dai tempi di NES e SNES.
E dire che al suo annuncio, in tanti rimasero perplessi riguardo le caratteristiche hardware già obsolete per l’epoca. Il rischio era che le terze parti potessero non dare supporto all’ibrida Nintendo a causa della differenza troppo marcata rispetto alle controparti di Sony e Microsoft.
Invece, quella stessa next-gen già da qualche mese sul mercato risulta impotente davanti alle vendite di Switch; poco importa che la scarsità di PlayStation 5 e Xbox Series stia facendo prepotentemente la propria parte: frotte di sviluppatori sono disposti a fare i salti mortali pur di riuscire a far girare le proprie opere anche su una macchina così poco performante.
Sì, perché se da una parte abbiamo una Electronic Arts che da tempo ha abbandonato i lidi Nintendo, dall’altra ci sono Bethesda e CD Project RED che, a suon di sudore, downgrade e denaro, sono riuscite nell’arduo compito di far girare su Switch titoli eclatanti quali DOOM e The Witcher 3. Ma non è finita qui. La stessa Nintendo ormai da diverse generazioni lontana sia dalla bruta potenza di calcolo, sia dall’innovazione dei servizi, ha iniziato a supportare, seppure per in maniera sporadica e puntuale, la più avanguardistica e rivoluzionaria tecnologia in ambito gaming: il cloud.
A partire dall’ormai lontano 2012, quando Sony acquisì Gaikai per 380 milioni di dollari, questa nuova tecnologia di gioco sta invadendo ogni piattaforma esistente, oltre a causarne la nascita di completamente nuove 100% cloud based. Stiamo parlando ovviamente di Google Stadia e Amazon Luna le quali, nonostante grossi problemi di natura non tecnologica, stanno dimostrando quanto l’hardware non sia più strettamente necessario a giocare.
Con Resident Evil VII, Control e Hitman 3, il cloud gaming è riuscito a portare su Switch quei 60 FPS e quel ray-tracing impensabili anche su macchine ben più performanti come PlayStation 4 e Xbox One. Unico requisito fondamentale è, ovviamente, avere una buona linea Internet, requisito che si presenta tuttavia come un limite invalicabile alla portabilità di una console che fa dell’ibridazione il suo cavallo di battaglia.
Infatti, se una parte importante del territorio nazionale non è ancora raggiunta dalla fibra, la situazione della connettività mobile è pure peggiore e di certo non in grado di garantire la banda necessaria a usufruire del cloud gaming. In questo modo, la portabilità di Switch resta irrimediabilmente imbrigliata nel raggio d’azione della propria wi-fi, in una situazione che ricorda quella del Sega Game Gear costretto fra le mura domestiche a causa di un consumo vertiginoso di batterie.
Se poi decliniamo il discorso in ottica Switch Lite, la situazione diventa oltremodo paradossale. Si parla pur sempre di una manciata di titoli, ma da una parte abbiamo una Switch che perde la sua portabilità e dall’altra una Switch Lite privata per nascita della possibilità di collegarsi a un televisore. E tanti saluti al concetto di console ibrida.
Alla luce di tutto questo, la tanto vociferata Switch Pro diventa oltremodo una necessità, e permetterebbe agli sviluppatori di usufruire finalmente della potenza computazionale necessaria a fare porting sensati, ai consumatori di non dover scendere a compromessi e a Nintendo di avere una console che possa vivere la propria ibridazione libera da soffocanti vincoli tecnologici. Insomma, con Switch Pro vincono tutti.