Che fine hanno fatto i battle royale?
Ripercorriamo brevemente la storia e le caratteristiche di questo genere, analizzando lo stato attuale dei maggiori titoli battle royale degli ultimi anni.
I battle royale hanno rivoluzionato l’industria videoludica, emergendo come fenomeno globale nella seconda metà degli anni ’10 del nostro millennio, macinando record di incassi e coinvolgendo milioni di utenti in tutto il mondo. Nel corso degli anni, numerose software house hanno adottato questa modalità per i loro titoli, ma che fine hanno fatto i più famosi battle royale?
Sebbene il termine “battle royale” abbia origini che risalgono a più di venti anni fa, il genere ha guadagnato popolarità grazie a famosi romanzi e film che introdussero per primi il genere nelle loro trame, come il film degli Hunger Games nel 2012.
In questo articolo, tuttavia non ci soffermeremo sulle origini di questo genere, bensì ripercorreremo le fasi iniziali ed analizzeremo lo stato attuale dei maggiori titoli videoludici che hanno adottato questa modalità.
PlayerUnknown’s Battlegrounds, la prima vera esperienza battle royale
Nonostante DayZ, una mod creata da PlayerUnknown per Arma 2, abbia introdotto per primo il concetto di battle royale a cui siamo abituati, il primo titolo che può essere considerato un vero battle royale fu PlayerUnknown’s Battlegrounds.
Rilasciato su STEAM il 23 Marzo 2017 e ideato dal medesimo modder di DayZ , Brendan Greene, realizzato in collaborazione con lo studio sudcoreano di Bluehole, PUBG scalò velocemente le classifiche di STEAM già dalle sue fasi di Early Access.Il motivo del suo successo era motivato da una serie di fattori che, se congiunti, creavano un esperienza di gioco frenetica e avvincente.
PUBG si distingueva per un gameplay basato sul realismo, in cui il tatticismo e la ricerca del loot migliore garantivano al giocatore una maggiore probabilità di sopravvivenza.
La vasta mappa o arena di gioco, chiamata Erangel, offriva un livello di esplorazione senza precedenti, passando dalle città abbandonate fino ad arrivare alla caotica Military Base. La presenza di una varietà di veicoli, arricchiva il gameplay semplificando gli spostamenti nella vasta area e dando vita a molteplici possibilità d’azione.
Il sistema di loot, sebbene un pò rudimentale per gli standard attuali, consentiva un profondo livello di personalizzazione delle proprie armi, attraverso una vasta gamma di ottiche, caricatori ampliati ed accessori per la canna, adattandole al proprio stile di gioco.
Oltre alle armi il videogiocatore doveva prestare attenzione anche alle protezioni e alla gestione dello spazio dell’inventario. Anche oggetti iconici come la padella, inizialmente pensata come arma da mischia ma in grado di offrire protezione se non equipaggiata, contribuirono alla caratterizzazione unica di PUBG.
PlayerUnknown’s Battlegrounds continua ad essere aggiornato con nuove mappe, armi e accessori cosmetici, con l’ultimo aggiornamento che ha aggiunto un maggiore livello di distruttibilità dell’ ambiente di gioco. Potete approfondire le novità sul sito ufficiale.
Uscito dall’Early Acces a fine 2017, il successo di PlayerUnknown’s Battlegrounds ha visto un calo costante dopo il 2018, anche a causa della nascita di nuovi giochi basati sul genere che, con idee originali, hanno saputo migliorare il lavoro fatto da Bluehole. Con 50 milioni di copie vendute tra il 2017 e il 2018, ad oggi circa 300.000 giocatori popolano ancora mensilmente questo gioco.
Fortnite: il battle royale dei record
Prendendo spunto da PUBG, che continua comunque ad essere vivo grazie alla propria community di affezionati, nacque Fortnite. Il gioco sviluppato e rilasciato nel 2017 da Epic Games, macinò ogni tipo di record portando nelle casse della software house americana fior di quattrini grazie anche alle strategie di marketing basato sulle skin.
Rilasciato il 21 Luglio 2017 come free to play multipiattaforma, il nuovo Battle Royale riscontrò un enorme successo in pochissimo tempo, spinto anche dai numerosi streamer che lo portarono sui loro rispettivi canali Twitch.
Tuttavia, il rilascio del gioco non è stato privo di controversie, con Bluehole che intentò una causa contro Epic Games, accusando Fortnite di infrangere le leggi sul copyright, copiando gran parte delle meccaniche di gioco del Battle Royale ideato da Brendan Greene. La disputa, che potete approfondire qui, portò ad un nulla di fatto, mentre Fortnite continuava a vedere una crescita esponenziale dei suoi numeri ogni mese.
Il successo di Fortnite risiede nel gameplay cartoon e minimalista basato su un sistema di costruzioni che permette ai giocatori di creare strutture più o meno complesse, attirando anche numerosi giovanissimi videogiocatori. Il sistema a stagioni offriva un flusso costante di nuovi contenuti ogni mese, con collaborazioni inedite come i concerti di famose star americane come Travis Scott e il rilascio di eventi legati all’allora imminente uscita di film blockbuster come gli Avengers.
Arrivato ormai al suo quinto capitolo, il battle royale ha recentemente aggiunto una nuova modalità in collaborazione con LEGO (che potete scoprire in questo video) e, sapendosi reinventare, continua a stabilire record.
A novembre 2023, Epic Games ha rilasciato per un periodo limitato la “stagione OG” che permetteva di rigiocare nell’arena originale del lancio e, a 5 anni dal lancio, Fortnite ha registrato il più alto numero di giocatori connessi contemporaneamente, con 44.7 milioni di utenti attivi.
Call Of Duty Blackout: il padre di Warzone
Seguendo la moda del momento, nel 2018 anche Activision rilasciò il suo primo battle royale, chiamato Call Of Duty Blackout e che farà da fondamenta negli anni successivi per Warzone.
Basato sul motore di Call Of Duty Black Ops 4, la modalità poteva essere giocata soltanto dai possessori del gioco, in quanto andava a sostituire la mancanza della campagna singleplayer di COD Black Ops 4.
Una scelta che costò caro ad Activision in quanto compromise la popolarità del gioco. Considerato come il papà di Warzone, Blackout offriva un’ esperienza molto simile ad altri battle royale implementando le meccaniche ed il gameplay di Call Of Duty.
Il sistema di loot, praticamente identico a quello degli altri Battle Royale, portavano il giocatore a cercare ed equipaggiare armi e le dovute protezioni, in aggiunta ai classici perk che aggiungevano un minimo di tatticismo al gameplay.
La mappa di gioco che potete analizzare qui, era la più grande mai realizzata fino ad allora ed includeva numerose location conosciute nei precedenti titoli Black Ops e Zombi, con l’aggiunta in un secondo momento anche di Hijacked, il famosissimo yacht di Black Ops 2.
In seguito al lancio, fu rilasciata anche la mappa Alcatraz dando un assaggio di quella che sarebbe stata Rebirth Island in Warzone. Se avete acquistato Black Ops 4, potete ancora giocare a questo battle royale in lobby pressoché deserte, vista la presenza di pochissimi nostalgici che ogni tanto ritornano sul titolo.
Apex Legends: EA entra nel business dei battle royale
Dopo l’ottimo Titanfall 2, Respawn games decise di inserirsi anch’essa nel mercato dei battle royale, rilasciando il 4 Febbraio 2019 Apex Legends che in breve tempo ottenne un grandissimo successo. Grazie al suo gameplay “fast paced” in prima persona, che riprende gran parte dell’atmosfera dei due Titanfall, divenne rapidamente il gioco preferito dai giocatori più competitivi.
Il sistema di gioco basato sulle leggende, ognuna con le proprie caratteristiche e abilità uniche, offriva un infinità di approcci diversi al gameplay.
La prima mappa di gioco, King’s Canyon, presentava un livello di verticalità difficilmente raggiunto prima da alti titoli, passando dalla sommità delle montagne percorse da fiumi fino ad arrivare alle zone desertiche. Con più di 130 milioni di giocatori dal lancio, ad oggi Apex Legends, che si trova ormai nella sua ventesima stagione, registra più di 350.000 giocatori attivi solo su Steam. Il free to play di Electronic Arts viene aggiornato costantemente con nuove mappe, armi e leggende che potete scoprire sul sito ufficiale.
Merita una breve menzione anche lo sfortunato battle royale di Battlefield, chiamato Firestorm o Tempesta di Fuoco. Realizzato da Dice in collaborazione con Criterion e annunciato in seguito al pessimo lancio di Battlefield V, il quale offriva un’esperienza completamente storpiata della seconda guerra mondiale, questa modalità condivideva lo stesso problema principale di Blackout: l’accesso a questa modalità richiedeva l’acquisto dell’intero gioco minando così la popolarità del titolo.
Sfruttando il motore di gioco della casa sviluppatrice svedese, il Frostbite engine offriva una fedeltà grafica mai raggiunta prima in un battle royale. La mappa di gioco Halvoy situata in Norvegia, caratterizzata dal classico livello di distruzione di Battlefield, seppur molto dettagliata poteva risultare vuota dato il basso numero di giocatori per lobby, solo 64 troppo pochi per una mappa di quelle dimensioni.
Il sistema di loot, molto simile a quello di Warzone, ricevette numerose critiche all’epoca con molti item che in certi casi non potevano essere nemmeno raccolti. Un sistema basato sulle piastre corazzate e l’introduzione delle kill streak come i bombardamenti o il lancio di equipaggiamenti precedettero Warzone, ma non ebbero lo stesso successo. Ad oggi Firestorm è ufficialmente morto, con lobby completamente vuote.
Call Of Duty Warzone, il battle royale perfetto?
Con il reboot di Call Of Duty Modern Warfare nel 2019, molte voci ipotizzavano il rilascio di un nuovo battle royale basato sul gioco di Infinity Ward. Con l’annuncio della stagione 2 arrivò la conferma di tali voci, e il 10 Marzo 2020 fu la data di uscita di Call Of Duty Warzone.
Sfruttando il motore di gioco rivoluzionario di MW2019, Warzone offriva un esperienza fluida, con IW che ha saputo implementare perfettamente tutte le meccaniche che hanno reso popolari gli altri battle royale, creando un titolo capace di macinare ogni tipo di record. A 24 ore dal lancio furono, infatti, più di 6 milioni di giocatori a popolare i server di Activision.
Rilasciato nel periodo del COVID, l’intera comunità videoludica si riunì sull’iconica mappa di Warzone, Verdansk, contribuendo ulteriormente alla popolarità del titolo. Considerato tutt’ora da molti come il miglior battle royale di sempre, oltre ad implementare perfettamente le meccaniche dei battle royale, aggiunse nuove idee originali ed innovative come il Gulag, che offriva la possibilità di rientrare in azione dopo essere stati eliminati, sfidando un altro giocatore precedentemente sconfitto.
Call Of Duty Warzone ha coperto il lifecycle di 3 Cod, Modern Warfare, Cold War e Vanguard. Proprio con l’uscita di quest’ultimo, la mappa di Verdansk fece posto alla sfortunata Caldera che non riuscì a mantenere il livello delle mappe precedenti, di conseguenza gran parte della community si spostò su Rebirth Island, una rivisitazione di successo della mappa Alcatraz di Blackout, rendendola la mappa più amata della modalità. Con l’uscita di Call Of Duty Modern Warfare 2, Infinity Warfare rilasciò anche la nuova iterazione di Warzone, chiamata semplicemente Warzone 2. Nei primi mesi dal rilascio, non ha ottenuto il successo atteso, visto il chiaro distaccamento dalle meccaniche di Warzone 1.
Per far fronte al calo di utenti, Raven Software prese il posto di Infinity Ward apportando le dovute modifiche che si rilevarono di successo, specialmente con l’introduzione della nuova mappa Ashika Island nella modalità rinascita. Ad oggi Warzone (chiamato Warzone 3 per comodità, anche se si tratta dello stesso motore di gioco di MW2) si trova sotto il lifecycle di Modern Warfare 3, che non è riuscito a ripetere il successo di WZ1. Nella stagione attuale abbiamo assistito al ritorno dell’iconica Rebirth Island, una scelta simile a quella intrapresa da Epic Games con la stagione OG, nel tentativo di attirare nuovamente l’utenza. Warzone continua ad avere una fetta interessante di utenti attiva, con circa 100.000 giocatori giornalieri.
In conclusione possiamo affermare che il Battle royale continua ad essere una modalità piuttosto popolare ma che, a causa della mancanza di idee, rischia di portare il mercato presto alla saturazione. L’augurio è quello di vedere le software house portare novità consistenti in questo genere di titoli, magari anche allontanandosi dai famosi cerchi che si restringono fino a decretare un unico vincitore.