Cavalchiamo insieme: Red Dead Redemption 2 e i suoi fratelli
Siamo arrivati alla fine di Cavalchiamo insieme, la rubrica che vi accompagna fino all’uscita di Red Dead Redemption 2. Se ci avete seguiti in questo lungo percorso tra spinosi cactus e aridi canyon sapete che essere arrivati all’ultimo episodio significa solo una cosa: il titolo Rockstar è alle porte. Ebbene sì: manca un mese al lancio di Red Dead Redemption 2 e questo vuol dire che la prossima volta che incrocerete delle parole diverse da una notizia sul gioco, sarà perché starete leggendo la recensione.
Per chiudere in bellezza il cerchio, ci sembrava doveroso raccontarvi come, nel medium videoludico, il genere western sia stato utilizzato e come esso si sia evoluto nel tempo. Quello che vogliamo sottoporvi, inoltre, è il binomio che in maniera forse del tutto casuale, o forse no, ha unito l’evoluzione del videogioco western a quella dell’industria videoludica.
Quella che troverete di seguito non è tanto una cronistoria anno per anno, quanto una ricostruzione che dimostra come in alcuni dei principali momenti di svolta della storia videoludica ci sia stato un videogioco a tema western dal grande valore, augurandoci che Red Dead Redemption 2 perpetui questa “tradizione”.
Abbiamo visto in una delle nostre precedenti puntate come il genere western a livello crossmediale sia riconducibile a opere degli inizi del ‘900. Ma nei videogiochi? L’inizio del genere western nei videogiochi è riconducibile al titolo educativo del 1971 The Oregon Trail. Molti di voi non lo conosceranno, ma stiamo parlando di uno dei giochi più importanti della storia videoludica mondiale. Ideato come progetto educativo per una classe del Carleton College, divenne poi un gioco a tutti gli effetti nel 1979. Esso consisteva nel far giungere sani e salvi un gruppo di emigranti del Missouri che, spostandosi con le loro carovane, si dirigevano verso l’Oregon nel XIX secolo (proprio nel periodo di esplorazione e scoperta della Frontiera del West). una delle caratteristiche principali di The Oregon Trail era il realismo inteso non come riproduzione grafica della realtà, ma come contestualizzazione fedele degli avvenimenti sullo schermo. Uno degli elementi che esplica questo concetto è la presenza all’interno del gioco del Game Over per cause mediche, ovvero la possibilità che il gioco finisca perché non ci si prenda cura delle persone causando così malattie all’epoca mortali.
Proseguendo nella nostra linea temporale, troviamo Gun.Smoke, uscito tra il 1985 e il 1988 per diverse piattaforme tra cui Commodore 64 e NES. Il gioco sviluppato da Capcom è uno dei maggiori esponenti del genere degli sparatutto a scorrimento verticale, tipologia di titoli che all’epoca risultavano essere la novità. Farsi strada tra fuorilegge per affrontare il boss di fine livello era estremamente soddisfacente per l’epoca, e la sensazione di progressione grazie alle abilità del giocatore risultava essere l’introduzione più rivoluzionaria.
Saltiamo al 1996, anno in cui nella terra del Sol Levante (in Nord America sarà il 1997, in Europa il 1998) debuttò Wild Arms, titolo JRPG che sorprese il mercato per la sua voglia di innovare. Esso è il primo gioco di ruolo giapponese ad essere ambientato nel Far West. Un’altra rivoluzione del mondo dei videogiochi legata a doppio filo con il mondo del Far West.
Prima di arrivare alla nostra decade, uno step fondamentale del genere western nei videogiochi è sicuramente il periodo dei primi anni 2000. In questo periodo infatti, il Far West prese molto piede tra le varie ambientazioni dei videogiochi. Ad esponenti quali Red Dead Revolver (esatto, il capostipite della serie Red Dead), Samurai Western e Gun – oltre ai vari sequel di Wild Arms – nel 2006 si affiancò una saga che negli anni a venire vide arrivare sugli scaffali diversi capitoli: Call of Juarez. Sebbene l’opinione generale sul gioco non sia uniforme da parte di critica e giocatori, è innegabile come Call of Jurez sviluppato da Techland sia uno dei rappresentanti (assieme a titoli anche più altisonanti, come Call of Duty 3 e Battlefield 2142) dell’ascesa al successo degli sparatutto in prima persona che da lì a qualche anno avrebbero dominato il mercato.
E così infine si arriva al 2010: anno della vera apoteosi del genere western nei videogiochi, ovvero il primo Red Dead Redemption. Non dobbiamo raccontarvi cosa è stato dal punto di vista narrativo il primo titolo Rockstar ambientato nel Far West, anche perché lo abbiamo già fatto nello scorso capitolo di Cavalchiamo insieme; quello su cui ci sentiamo di porre il focus è l’importanza che ha avuto il gioco nella crescita narrativa del genere action-adventure, ponendo l’accento sulla qualità (soprattutto narrativa) piuttosto che sulla quantità. Insomma, le aspettative per Red Dead Redemption 2 crescono anche per via di questo binomio Far West-evoluzione videoludica che ha contraddistinto la storia del videogioco. Il passato di Rockstar ci fa ben sperare e ci fa immaginare una nuova grande era per l’action adventure in cui il realismo si unisca alla finzione per creare un’esperienza unica e indimenticabile in grado di lasciare nuovamente il segno.
Siamo finalmente arrivati alla fine di questo percorso, l’hype è alle stelle e anche noi non vediamo l’ora di saziare la nostra curiosità. In ogni capitolo di questo viaggio chiamato Cavalchiamo insieme abbiamo cercato di offrirvi una panoramica globale del peso che un gioco porta su di sè quando tratta il genere western; non si tratta solo di un pezzo di storia mondiale, la rappresentazione della conquista del West ha rappresentato per molti anche una rivoluzione personale. Red Dead Redemption 2 punta ad essere non solo la rivoluzione del genere action-adventure ma anche la rivoluzione personale di una azienda che negli anni ha settato numerosi standard.