Call of Duty: Warzone – L’elefante nella stanza
Il cheating sta rovinando il gioco a milioni di utenti, e ora anche lo streamer POW3R si lamenta esasperato.
Che Warzone sia un gran bel gioco (al netto di qualche difetto di meccanica) con cui divertirsi insieme agli amici è fuori di dubbio. Come fuori di dubbio è il fatto che Activision stia demandando a talmente tante altre software house i suoi prodotti che è persino diventato complicato capire chi stia effettivamente facendo cosa.
C’è però un elefante, in questa bella stanza chiamata Call of Duty: Warzone che fa di tutto per mimetizzarsi come un camaleonte. Gli elefanti, però, proprio non sono camaleonti. La scena è un po’ questa, immaginatevela: una stanza piena di stupenda cristalleria si regge su un equilibrio precario. Tutto è bellissimo, tutto è perfetto, la vista abbagliata dai tanti riflessi. In questa stanza però c’è questo enorme elefante (scegliete voi se africano o indiano) che si nasconde dietro uno scaffale. Cerca di stare immobile, anche se ogni tanto proprio non riesce a resistere dal muovere un pochino la piccola e simpatica coda.
Quell’elefante si chiama “Cheating”. Tutti lo vedono. Persino i creatori della stanza sanno che c’è. Eppure lui fa il vago. Guarda un po’ a destra, poi gira gli occhi a sinistra e continua a vivacchiare nella cristalleria indisturbato. Certo, quelli di Activision hanno cercato di attirarlo fuori con qualche bel frutto succoso, ma se si muovesse troppo eccitato rischierebbe di distruggere tutto. E allora Activision (ma anche Raven Software e Treyarch) resta lì, nella control room, a guardare le telecamere cercando di spostare la cristalleria da un’altra parte. Un cristallo alla volta. Ma non funziona. E i visitatori continuano a vedere questo enorme elefante immobile, padrone di una stanza in cui non c’entra nulla. Elemento di disturbo totale, lampante, odioso.
Veniamo ora però al mondo reale. In Warzone la pratica del cheating è diventata talmente tanto frequente che ad oggi non ci si deve più chiedere “se” nella nostra lobby ci sia un cheater, bensì se lo incontreremo o se qualcuno sarà abbastanza fortunato da ucciderlo (due volte). Ieri sera, 9 maggio 2021, l’arcinoto e famoso streamer italiano POW3R, al secolo Giorgio Calandrelli, è arrivato al punto di esasperazione massima. Come tutti sanno, le lobby di Warzone tendono a imporre uno shadow-ban su chi usa trucchi e cheat. Questo shadow-ban consiste nell’infilare i cheater in lobby di cheater. Eppure questa “spiegazione”, data dai vertici Activision, scricchiola sotto il peso della realtà.
Non solo POW3R ma anche tutti voi potete sperimentarlo entrando in Warzone. Prima o poi verrete uccisi da un cheater e il fatto di non vederlo in qualche partita non significa che non ci sia. Magari significa semplicemente che non siate rimasti fra gli ultimi giocatori a contendersi la vittoria. In quel caso vi assicuriamo che ve ne accorgereste.
Come dicevamo, ieri sera Giorgio Calandrelli ha deciso di invitare, ancora una volta, due giovani cheater italiani che continuavano a ucciderlo per il puro gusto di rovinargli lo stream. È stato ricattato. I cheater gli hanno chiesto di far vedere, quando trasmette, anche le mani tramite una videocamera dedicata perché, a detta loro, il vero cheater è proprio POW3R. Cioè un giocatore di livello internazionale che ha calcato alcuni dei più grandi circuiti di eSports e competizioni videoludiche. Colui che nel suo libro autobiografico racconta del bello, ma soprattutto del marcio, che c’è dietro la patina dello streaming di videogame.
Negli anni Giorgio ha fatto di tutto per dimostrare che usa alcun tipo di trucco. Ha montato addirittura in diretta un PC, installato Warzone e giocato diverse partite con sempre lo stesso risultato: una prestazione assolutamente incredibile. Ai cheater (quelli veri) non basta. Loro sono dei complottisti. Sono sicuri che POW3R sia un impostore e da ormai parecchie settimane si sono coalizzati per cercare di infastidirlo il più possibile. Ha lanciato anche un hashtag su Twitter: #FixWarzoneIta.
Questa è cronaca. Può interessare o meno al giocatore medio, ma quello che invece dovrebbe interessare davvero è quell’elefante di prima. Perché c’è. Lo avete visto anche voi. Ma Activision lo lascia lì.
“E io pago”, direbbe Totò.