Back in Time – Final Fantasy III Remake

Con la puntata di oggi la nostra rubrica dedicata al retrogame giunge al terzo appuntamento, ancora una volta a tema Final Fantasy prima di passare a qualcos’altro (un indizio: si tratta di una serie che fra poco tornerà in auge). Seguendo una perfetta continuity, oggi parleremo del remake di Final Fantasy III, uscito dapprima su Nintendo DS e successivamente su iOS, Android, PSP, Ouya, Windows e Windows Phone.

Final Fantasy III

Sul finire dell’era PlayStation, la serie di Sakaguchi ci appariva ancora abbastanza misteriosa, dal momento che prima di Final Fantasy VII erano stati localizzati solo il primo episodio, il quarto e il sesto, per giunta solo per il mercato statunitense. Square colse l’occasione al volo e pubblicò nel corso di pochissimi mesi (siamo nel 2002) i port dei capitoli dal primo al sesto sulla console Sony. Tutti tranne il terzo, che giunse in Occidente per la prima volta proprio con questo remake.

Rispetto a Final Fantasy Anniversary e a Final Fantasy II Anniversary, questo remake si contraddistingue per il comparto tecnico tridimensionale; ottimo per un gioco del 2006 su Nintendo DS, ma attualmente piuttosto grezzo e nel complesso sgraziato, anche se, a seconda del sistema su cui si gioca, si possono notare alcuni miglioramenti. Avremmo preferito una veste bidimensionale rinnovata, sullo stile dei remake usciti su PSP. Il sonoro, invece, convince ancora: la colonna sonora originale, opera di Nobuo Uematsu, è stata riarrangiata da Sekito e Kawamori, che militavano nei The Black Mages, il gruppo di Uematsu stesso, fuori da Square Enix dal 2004. Chiaramente, come negli altri remake già esaminati manca il doppiaggio, per rispettare il canone retro.

Final Fantasy III

Quanto al plot, invece, valgono le stesse considerazioni svolte in merito alle edizioni Anniversary. La versione primigenia del gioco è datata 1990, un’epoca in cui i JRPG, ancora piuttosto “acerbi”, non si sforzavano di proporre trame articolate e una qualche caratterizzazione dei personaggi: Final Fantasy III, dopo le timide sperimentazioni del capitolo precedente, torna ai quattro Guerrieri della Luce che si mettono in viaggio per salvare il mondo dall’oscurità e riportare così l’equilibrio. Questo remake si sforza di migliorare un po’ la situazione, ma neanche troppo: l’aggiunta di qualche linea di testo e di una minima caratterizzazione di base dei quattro protagonisti (disegnati dal mai troppo lodato Yoshida) non sono certo sufficienti a rendere interessante l’avventura.

Il tentativo di rendere il gameplay appetibile anche al giocatore moderno, invece, è più riuscito, anche se non del tutto: da un lato, è innegabile che molti aspetti siano stati ritoccati, ma è altrettanto vero che Final Fantasy III è molto indietro rispetto ai colleghi più giovani. L’ossatura non è stata modificata di una virgola: abbiamo un JRPG classico, con tanto di combattimenti a turni (niente ATB, è una novità di Final Fantasy IV!) e incontri casuali, snervanti come al solito, anche in relazione al fatto che non è possibile salvare all’interno dei dungeon.

Final Fantasy III

Il sistema di crescita è ancora legato ai consueti livelli e al job system, la grande novità del 1990: rispetto ad un sistema di classi rigido (come quello del primo Final Fantasy), il job system consentiva una personalizzazione molto più soddisfacente del party, lasciando scegliere al giocatore la classe preferita per ciascuno dei combattenti, con la possibilità di cambiarla in ogni momento. Cos’è mutato rispetto al passato? Oltre a qualche aggiunta e ad una doverosa opera di ribilanciamento, sono stati rimossi i capacity point, che venivano spesi per passare da un job all’altro: ora ciò avviene “gratuitamente”, ma il personaggio sarà più debole per un certo numero di battaglie (al massimo dieci) a causa di una sorta di periodo di transizione. Non è una trovata geniale, perché scoraggia le sperimentazioni; tutto sommato è preferibile un sistema più flessibile, come quello di Final Fantasy V.

Per il resto, non rimane che constatare una (auspicabile) diminuzione della difficoltà, che riduce drasticamente il grinding necessario per la progressione nel gioco. In questa nuova versione, in realtà, non si può dire che sia necessario, se non per essere sicuri di superare la snervante fase finale, in cui bisogna affrontare numerosi boss senza poter salvare. A proposito di finire il gioco, non saranno necessarie troppe ore: una trentina dovrebbe essere sufficiente per vedere anche buona parte delle missioni secondarie, che non sono tantissime.

Final Fantasy III


Il remake di Final Fantasy III è l’unica versione del gioco localizzata (persino in italiano), quindi i fan della serie che non conoscano il giapponese non hanno alcuna alternativa: in questo senso, è stata colmata una lacuna importante in ottica retrogaming. Tuttavia in una prospettiva attualizzante, esistono molti altri JRPG più avvincenti e complessi.

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