Back in Time – Yar’s Revenge
Da Yars' Revenge a Yar's Revenge il passo non è così breve.
Nel 1981 viene sviluppato per Atari 2600 Yars’ Revenge, “Atari’s best selling original title for the 1981”, come ci viene ricordato da una delle “pillole di storia” che compaiono sulle schermate di caricamento di questo Yar’s Revenge del 2011 (se avete notato, si è spostato l’apostrofo), giunto a sua volta al decimo anniversario. Il gioco era una sorta di sparatutto sui generis, lontano dagli stilemi imposti da Space Invaders giusto tre anni prima; questo reimaging, invece, è un on-rails shooter, cioè uno sparatutto su binari in cui il personaggio avanza automaticamente all’interno degli scenari, lasciando al giocatore solo la possibilità di muoverlo in alto in basso e a destra o a sinistra. Oltre ovviamente a sparare.
Per quanto sia superflua in un gioco di questo tipo, Yar’s Revenge ha una trama, come d’altronde ne aveva una pure l’illustre predecessore, dotato di un piccolo comic book (consultabile qui nella sezione degli extra) di una decina di pagine, che contemporaneamente fungeva pure da manuale. Anche in questo caso, i legami fra i due titoli sono piuttosto inconsistenti, se non fosse per i nomi delle razze fra loro contrapposte, cioè gli Yar (mutazioni genetiche delle nostre mosche, nel fumetto del 1981!) e i Qotile, e per l’elemento della vendetta, presente sin dal titolo, sviluppato in due modi differenti. Poi ci sono altri piccoli elementi dell’immaginario originale (come lo scudo-arcobaleno, lo Zorlon Cannon o qualche altra citazione) sparsi per il gioco.
Inutile soffermarsi oltre, se non per segnalare i gradevoli artwork che accompagnano la striminzita narrazione, i quali strizzano l’occhio all’estetica anime. Questa scelta trova continuità anche nel comparto grafico, realizzato con un cel-shading di buona fattura, tenendo conto del fatto che si tratta di un XBLA da 800 MP (attualmente costa € 4,79). L’unica vera pecca è la scarsa varietà degli ambienti: in sostanza, i sei livelli sono a due a due “uguali”, quindi le ambientazioni sono propriamente solo tre. Non molte di più sono le tipologie di nemici, ma questo è pure funzionale al gameplay, dal momento che una varietà maggiore avrebbe creato confusione.
Non possiamo esimerci, invece, dal bocciare il sonoro, che non è sgradevole, ma semplicemente mediocre e povero: non c’è assolutamente nulla che possa rimanere impresso nella memoria, anche solo cinque minuti dopo aver terminato una sessione di gioco. Inoltre, anche se si tratta di un aspetto secondario, è assente il voice acting, che avrebbe occupato un pomeriggio al massimo per essere registrato, visto il numero esiguo di battute. Per nulla indispensabile, sia chiaro, ma è giusto segnalarlo per completezza.
Chi pensi di affrontare con il sorriso sulle labbra l’avventura, fa un grosso errore, a meno che non giochi a Easy o che non sia un vero drago nel genere: Yar’s Revenge è tosto, soprattutto all’inizio, per due motivi principalmente. Il primo è il livello di difficoltà in sé: tanti nemici, di cui alcuni piuttosto coriacei, e molte fasi concitate, con spostamenti (automatici, ricordiamolo) rapidi e rotazioni della telecamera. Non vi preoccupate, però: giocando al livello facile, si subiscono pochissimi danni, tanto che molto probabilmente finirete il gioco senza mai morire; in compenso, sbloccherete un unico Obiettivo, essendo gli altri undici legati a sfide ben più ardue o a stermini di massa (come uccidere mille nemici con i missili, cosa che richiederà ben più di un playthrough). Inoltre, non esistono classifiche per i punteggi ottenuti in questa modalità base.
Il secondo è la scarsa immediatezza del sistema di controllo: Killspace Entertainment ha voluto strafare, dotando la nostra Yar di due modalità di fuoco, missili a ricerca e quattro diversi power up. Facendo due calcoli in rapidità, si utilizza il pad quasi al 100%: con la levetta sinistra si muove il personaggio, con quella destra il mirino (e già gestire rapidamente e in modo preciso questi due movimenti non è cosa da poco), con i dorsali di sinistra si usano i missili e il dash, con quelli di destra le due modalità di fuoco, e con i quattro tasti frontali si attivano i power up. Poi ci sarebbe pure lo Zorlon Cannon… Il risultato è che, soprattutto all’inizio, vi capiterà di fare qualcosa che proprio non volevate fare, ad esempio scagliare due missili invece di schivare un colpo con il dash, oppure attivare un power up diverso da quello che volevate, visto che c’è bisogno di memorizzare le icone a essi legate.
Dopo aver finito il gioco la prima volta, però, comincerete (e sottolineo comincerete, N.d.R.) a prendere confidenza con questo sistema scorbutico e potrete affacciarvi timidamente alle classifiche online, che costituiscono l’essenza di questo tipo di esperienze, in cui il giocatore tende a perfezionarsi continuamente e di conseguenza a migliorare il proprio punteggio, che si basa su un comunissimo moltiplicatore da alimentare continuamente per non tornare all’1x.
Come al solito, non è facile quantificare la longevità di prodotti di questo tipo. Yar’s Revenge si porta a termine in un’ora e mezza, ma bisogna valutare il valore aggiunto dato dai punteggi, come sottolineato sopra. Questa valutazione, ovviamente, è soggettiva. Ciò che si può quantificare oggettivamente, invece, è il corredo di modalità: tre livelli di difficoltà e tre diversi tipi di sfide, Berserker, Hardcore e Juggler (che lascio alla vostra immaginazione…, N.d.R.). Esiste anche una modalità cooperativa, giocabile solo in locale, purtroppo.
Yar’s Revenge sfrutta un nome (nemmeno così celebre) del glorioso passato di Atari, ma non ha una grande attinenza con il suo predecessore. Rientra nella schiera dei giochi senza infamia e senza lode. Se vi interessa il genere, c’è di meglio in giro.