Back in Time – Yakuza 4
Quarto episodio, quattro protagonisti.
Quest’anno Sega ha inaugurato un secondo ciclo di remaster dedicato a Yakuza (del primo nessuna traccia in Occidente), che porterà il terzo, il quarto e il quinto capitolo su PlayStation 4. Yakuza 4 è stato ripubblicato proprio questa settimana, quindi abbiamo pensato di dedicargli una puntata della nostra rubrica Back in Time.
Cosa si inventò il Nagoshi quella volta? Semplice: divise il gioco in quattro parti, affidando ciascuna di esse a un diverso protagonista. Per quanto siano stati affiancati a Kazuma tre personaggi inediti, la trama di Yakuza 4 presenta numerosissimi legami con i precedenti episodi, specialmente il primo e il terzo. Ciò non spaventi il neofita, che ha tre possibilità: giocarsi tutti i capitoli in ordine, considerare il titolo come stand-alone, dal momento che la trama è dotata di autonomia quasi totale e gli avvenimenti più importanti sono richiamati nella narrazione, oppure avvalersi dei riassunti selezionabili dalla schermata iniziale, abbastanza ricchi invero: durano circa un quarto d’ora ciascuno e sono comodamente suddivisi in quattro parti. In fin dei conti, tornano utili anche e soprattutto ai fan che abbisognino di una rinfrescata.
Molte facce note faranno il loro ritorno. Per citare i più importanti: Majima, Dojima, Date e Haruka, ovviamente. Chicche per veri fan, poi, sono le riapparizioni di personaggi del tutto secondari, magari legati solo a subquest di Yakuza 3; gli avvenimenti, d’altro canto, si svolgono nel marzo 2010 – che poi coincide con la data di uscita nei negozi giapponesi – a un solo anno dalla conclusione delle vicende precedenti.
Come forse ricorderete, già in Yakuza 3 Kazuma si era ritirato dal Tojo Clan ed era andato a gestire un orfanotrofio ad Okinawa, ma a quanto pare la yakuza non può fare a meno di lui. In questo caso sembra sia stato tirato in mezzo proprio per i capelli, in quanto la vicenda ha poco a che fare con il nostro eroe, e avrebbe potuto reggersi in piedi anche senza di lui, anche se dispiace dirlo, dal momento che Kazuma è, a parere di chi scrive, uno dei migliori protagonisti della scena giapponese “moderna”.
Osserviamo da vicino i nuovi eroi. Ognuno ha una parte dedicata, composta di quattro capitoli. Dopo di esse, un episodio conclusivo riunirà i protagonisti per il gran finale, maestoso come sempre. Il “collante” fra le varie storie è il misterioso personaggio di Lily, di cui non è il caso di svelare alcunché.
Shun Akiyama ha il difficile compito di aprire il gioco sostituendo Kiryu. Potrebbe sembrare un usuraio, ma non applica interessi ai suoi mutui e non richiede alcun tipo di garanzia: proprio per questo Lily si rivolge a lui per ottenere cento milioni di yen. La parte dedicata a lui è forse la meno drammatica, sia perchè è quella introduttiva, sia perchè si tratta del protagonista più “brillante” del cast. Il suo stile di combattimento è basato sulla rapidità e su splendide combo di calci, che riescono spesso a spezzare la difesa del nemico, a dispetto di una potenza non proprio invidiabile.
Taiga Saejima, leggenda del Tojo clan, può essere considerato il personaggio chiave della vicenda, dal momento che è implicato nella strage del 1985, l’epicentro di quasi tutte le sciagure che avvengono in Yakuza 4. La sua parte è la più drammatica, tenendo conto che si tratta di un omicida (e non dico altro, se no mi linciate, ndr) condannato alla pena capitale, che in carcere fa la conoscenza di un certo personaggio che dovrebbe suonarvi familiare. Taiga è davvero imponente, e ciò si riflette sul suo modo di lottare, lento ma brutale, che predilige i colpi caricati nelle combo e le prese (può usare come armi pure le moto, a differenza degli altri).
Masayoshi Tanimura è un giovane detective di origine cinese con la passione del gioco d’azzardo. Anche nel suo caso, la situazione iniziale di calma viene turbata dall’incontro con Lily, che gli permette, tra l’altro, di battere una nuova pista nella ricerca della verità sugli avvenimenti che hanno colpito il padre. Nonostante una condotta non proprio esemplare, Tanimura ha la stoffa del poliziotto e non gli mancheranno le occasioni per dimostrarlo. La sua specialità sono le parry, il che suggerisce un approccio tecnico agli scontri.
La trama, come da tradizione, è complessa e ricca di rivolgimenti, nonostante qualche “forzatura” e qualche scena un po’ “sciocca”, ma risulta difficile farsi capire senza spoilerare nulla. Ciò che è importante è che, pur non raggiungendo le vette dei primi due episodi, risulta migliore di quella del terzo, soprattutto grazie a un ritmo più serrato. Quella dei diversi protagonisti, insomma, è stata una trovata azzeccata. Le cutscene sono più numerose che mai e sono graziate come al solito dalle ottime espressioni facciali e dal doppiaggio originale di alta qualità, vero fiore all’occhiello del sonoro, che annovera anche musiche d’atmosfera per i momenti cruciali e altri motivi più leggeri per le fasi di gioco ordinarie.
Dopo due episodi ambientati parzialmente in altre località (Osaka e Okinawa), Yakuza 4 torna ad avere un’unica location, che inevitabilmente è Kamurocho. Il quartiere, però, è stato ampliato, aggiungendo zone sotterranee (le fogne, un parcheggio e un supermercato) e altre sopraelevate (alcuni tetti, fra loro collegati). Inoltre, le missioni secondarie sono diverse a seconda del personaggio e del momento della giornata – essenzialmente, giorno o notte. In questo modo si riesce a ovviare almeno in parte alla sensazione di dejà vù, conferita anche da una grafica che ha fatto davvero pochi passi avanti.
Yakuza 4 assomiglia molto a Yakuza 3: il livello di dettaglio e l’ambientazione sono gli stessi, e i difetti sono rimasti grossomodo inalterati, quindi vi aspettano ancora sgradevoli compenetrazioni poligonali e modelli dei nemici generici grezzi; il comparto tecnico, insomma, soffre di una certa vetustà, se escludiamo il Magical V-Engine per le ottime animazioni facciali, comunque già utilizzato da Yakuza 3, che pure all’epoca dell’uscita non era all’avanguardia in campo tecnologico.
Anche a livello di gameplay non c’è stata nessuna grande innovazione, bensì piccole limature, che incidono fino a un certo punto sul risultato finale: per fare un esempio, sono stati modificati leggermente gli inseguimenti e le Heat Move speciali contro i boss. La novità più apprezzabile è la ristrutturazione del growth system, che è stato opportunamente razionalizzato: invece di accumulare decine di barre di punti exp., si è optato per un più classico sistema a livelli, che gestisce in automatico l’aumento della barra della salute e di quella dell’Heat. Ad ogni level up, però, vengono assegnati tre Soul Point, spendibili per acquisire nuove abilità (combo, Heat move, miglioramento delle capacità di parata o di presa, ecc.), in parte diverse da personaggio a personaggio.
Il battle system beneficia dei quattro diversi stili di lotta, ma è praticamente lo stesso dal 2005. Riassumiamo brevemente le sue caratteristiche: il più delle volte, gli scontri prevedono molti nemici (da tre in su), non particolarmente intelligenti, da sconfiggere a mani nude, oppure utilizzando vari tipi di arma, spesso impropri (un bidone dell’immondizia al bordo della strada, o una bicicletta, per esempio). Un ruolo importante è svolto dalle prese e dalle Heat Move, mosse speciali contestuali attivabili con la pressione del tasto Triangolo quando l’apposita barra è piena. Il sistema, pur non essendo esente da difetti (talvolta risulta un po’ “impacciato”) funziona ancora e diverte. Il livello di difficoltà non è elevatissimo, almeno alla modalità standard, soprattutto a causa dei numerosi slot per gli oggetti, che rendono possibile riempirsi di armi e “pozioni”.
Yakuza 4 rimarrà parcheggiato nelle vostre console abbastanza a lungo, ma molto dipende dalla vostra attitudine: se siete giocatori che vanno via spediti, non interessati a perdervi nella miriade di cose opzionali da fare, che possono pure distrarre dalla trama, il gioco vi durerà poco più di quindici ore; se invece siete dei completisti inguaribili, è molto più difficile eseguire un conteggio. Basti tenere conto della percentuale di completamento del gioco, comunque: finendo solo la trama, si raggiunge a malapena il 10% (e circa il 20% dei Trofei). La cosa bella di questa saga è che, grazie alla modalità Premium, è possibile continuare a giocare anche dopo i titoli di coda e fare tutto quello che è stato lasciato indietro per non perdere il filo della trama, o per dimenticanza, o per qualunque altro motivo: sono disponibili tutti e quattro i protagonisti e tutti i minigiochi e le sottotrame lasciati indietro.
Ecco, rimane da dire che Yakuza 3 aveva una dotazione di subquest maggiore, ma ciò non significa che quelle presenti siano poche e, soprattutto, questa volta la localizzazione non ha tagliato nulla al di fuori del quiz “Answer X Answer”.
Yakuza 4 è caldamente consigliato ai fan (che probabilmente l’avranno pure già finito), che però potrebbero cominciare a sentire l’esigenza di qualche cambiamento (intervenuto con i capitoli per PlayStation 4), e a tutti coloro i quali non disprezzino la cultura nipponica, di cui questo gioco si fa emblema.