Back in Time – Too Human
Cyberspazio e Valchirie.
Questa settimana Back in Time festeggia l’anniversario di Too Human, una delle più grosse fatiche di Silicon Knights. Il gioco ha appena compiuto undici anni, ma avrebbero potuto benissimo essere venti, se solo a un certo punto non si fosse perso nelle lande mefitiche del development hell. Almeno è uscito ma come vedremo, non tutto è andato per il verso giusto…
Le avventure di Too Human hanno luogo in un mondo vittima della Grande Stasi, una sorta di era glaciale causata dalle continue guerre. I pochi superstiti vivono in città-fortezza, circondati dai ghiacci e sono costretti a difendersi dalle macchine guidate da alcuni ribelli e residuati degli antichi scontri. Tutto ciò parrebbe contribuire a creare un classico mondo sci-fi, ma è qui che Too Human mostra la sua originalità, incastrando le sue vicende in un mondo costellato di divinità della tradizione nordica. Valchirie, Alberi del Mondo, mondi alternativi e la costante presenza di Odin: tutto corrisponde ai canoni classici della mitologia norrena, così come gli Æsir, semi-dei creati dagli uomini con l’utilizzo della tecnologia e destinati a proteggere il genere umano, delle cui schiere fa parte il protagonista Baldur.
La trama di Too Human si concentra sulla lotta tra le macchine e Baldur, intento a stanare il capo dei secessionisti, oltretutto ex-Æsir. Benché possa apparire interessante a un giudizio superficiale, l’intreccio non riesce ad appassionare come dovrebbe, vuoi per la mancanza di una vera introduzione al mondo e ai personaggi, vuoi per l’effettiva pochezza della storia narrata, che non si conclude in verità lasciando il più classico dei colpi di scena per il finale, che rimanda al secondo capitolo. Peccato che non vedrà mai la luce.
Too Human è principalmente un Action, ma con una spiccata tendenza verso l’RPG. Baldur aumenterà di livello e guadagnerà esperienza come in un GdR, ma allo stesso tempo i combattimenti riporteranno alla mente i vari Ninja Gaiden o, nelle battaglie su vasta scala, Dynasty Warriors. Le fasi di combattimento rappresentano il primo crocevia di Too Human, il primo punto nel quale si è divisa la critica. A differenza del gioco Tecmo, in cui le movenze di Hayabusa sono affidate a combinazioni di pulsanti, nell’ultima fatica di Silicon Knights i colpi di Baldur vengono guidati dall’analogico destro, a volte combinato con quello sinistro per semplici colpi speciali. Il nostro eroe, tramite un sistema di puntamento, si getterà sul nemico più vicino nella direzione indicatagli con l’inclinazione della leva destra, colpendolo dopo una scivolata. Per continuare a infliggere colpi a quell’avversario, basterà mantenere inclinato lo stick in direzione del bersaglio, senza premere nient’altro. Appena spedito al creatore (scusate, al Valhalla, N.d.R.) il malcapitato, tramite il movimento dell’analogico destro punteremo un nuovo target e così via. Joypad alla mano risulta tutto più efficace e immediato che sulla carta e, specialmente nelle sequenze più concitate, discretamente appagante, sebbene di scarsa profondità tattica.
La componente strategica viene accresciuta dalla combinazione delle armi da mischia con quelle da fuoco, contribuendo a personalizzare l’approccio alle diverse tipologie di macchine che ci sbarreranno la strada, magari buttandosi spada alla mano contro un nutrito gruppo di goblin o cercando di indebolire da lontano un troll prima di attaccarlo con l’arma bianca.
Durante la campagna, che dura una dozzina di ore, ci si trova ad affrontare quattro macro-livelli, ai quali andrà aggiunta la città di Æsir, dove si trovano il negozio di armi, la sala delle riunioni e il cyberspazio, una sorta di mondo parallelo speculare a quello reale utile per acquisire abilità speciali o sbloccare passaggi che ci permettono di continuare la nostra battaglia alle macchine. Quella del cyberspazio è certamente una delle caratteristiche meno riuscite di Too Human: le scorribande al suo interno si riducono ad azioni elementari quali la pressione di un pulsante o l’accensione di un terminale dove trovare nuovi oggetti. Æsir risulta piccola e poco ispirata, nonostante sia ben realizzata; le arene, al contrario, paiono sconfinate e piene di particolari. Il peccato sta nella scarsissima interattività con gli ambienti circostanti e nella linearità con la quale si affrontano i livelli, che consistono effettivamente di strade nelle quali dovremo affrontare orde più o meno numerose di nemici e il canonico boss finale.
La grafica con la quale queste ambientazioni vengono alla luce è figlia di un buon motore grafico, che può fregiarsi della totale assenza di caricamenti. Il lavoro non fa certo gridare al miracolo, soprattutto nei dettagli, ma l’impatto generale è accettabile. Da rivedere invece le animazioni, scarse e macchinose. Di tutt’altra consistenza, invece, il comparto sonoro, composto da musiche evocative e voci azzeccate. Le tracce che accompagnano le scorribande di Baldur nel mondo della Grande Stasi svolgono il loro lavoro egregiamente, ricordando mondi lontani e atmosfere nordiche, Troll e martelli da guerra.
Uno dei aspetti in cui Silicon Knights sembra aver investito più energie è quello della personalizzazione dell’alter ego. Benché non sia possibile intervenire sui lineamenti facciali o sulle proporzioni del corpo, vi è una quantità sterminata di accessori ed equipaggiamenti per creare l’Æsir, potendo intervenire anche sui colori di armi e armature. A ciò va aggiunta la possibilità di scegliere tra cinque diverse classi, le quali spaziano dal Difensore, contraddistinto da un notevole ammontare di punti salute, al veloce e letale Berserker o al Commando, specializzato in armi da fuoco.
Anche la fase di equipaggiamento di armi e corazze ci impegnerà per molto tempo, in quanto ne appariranno di nuove e più potenti in continuazione, lasciate come bottino dopo aver sconfitto alcuni nemici. Le preferenze del giocatore in questo caso determineranno scelte come quelle di affidarsi ad un martello piuttosto che a una spada, o a un fucile laser rispetto a una coppia di pistole al plasma. Se a ciò si aggiunge un complicato sistema di rune e incantesimi, da applicare agli oggetti per ricevere dei bonus in combattimento, la vera profondità di Too Human è da ricercarsi nella lunga (e a volte persino esasperata) corsa al miglior armamento disponibile per la propria classe e livello.
Oltre agli equipaggiamenti, è possibile agire anche sulle abilità del personaggio, distribuendo punti attributo, ricevuti a seguito del level up, secondo un albero di sviluppo che porterà l’Æsir in questione a perfezionare alcune mosse a scapito di altre. Agendo sulle abilità si potranno acquisire mosse finali come il Distruttore o inserire uno spirito senziente nelle proprie armi, così come riuscire a congelare intere orde di nemici soltanto attivando un piccolo robot presente sulla schiena del protagonista o, infine, ricorrere a potenti gridi di battaglia in grado di incrementare notevolmente la furia omicida di Baldur.
Ulteriore punto di forza in Too Human è la modalità online cooperativa, all’apparenza semplice e con poche opzioni (in fondo si tratta di superare gli stessi livelli della modalità storia, senza cut-scene e alla presenza di un amico), ma estremamente remunerativa dal punto di vista del divertimento e della soddisfazione per il sistema di combattimento, alla quale si aggiunge un’importante connotazione strategica nel far combaciare e collaborare le diverse classi dei due utenti gettati nella mischia. L’unico neo si presenta quando due Æsir di livelli notevolmente diversi si trovano a fare squadra, in quanto il continuo adattamento della potenza delle macchine al giocatore più forte rende l’avventura del malcapitato di livello inferiore una sorta di continuo palesarsi della lunga animazione che contraddistingue la morte.
Il continuo adeguamento del valore degli avversari a seconda di quello di Baldur oltretutto leva importanza alla componente RPG, in quanto risulta praticamente inutile aumentare il livello, il quale rimarrà sempre in funzione di quello delle macchine che affronteremo. Questo non proprio insignificante accorgimento manterrà sicuramente alta la sfida ogni volta che si percorrerà un livello, ma dona poca ricompensa al duro lavoro del giocatore e sfocia a volte nella frustrazione.
Dopo un’attenta prova ci sentiamo in grado dire con certezza che Too Human non diventerà uno dei capisaldi di questa generazione di console. Con ciò non si vuole assolutamente intendere che non sia un buon acquisto, ma da un team talentoso, che ci ha regalato capolavori come Eternal Darkness e Metal Gear Solid: The Twin Snakes, qualcosa di più era lecito attendersi.