Back in Time – Tom Clancy’s Splinter Cell 3D
Sam Fisher in 3D non convinse critica e pubblico.
Prosegue la nostra carrellata commemorativa di Nintendo 3DS. Le scorse settimane abbiamo visto Pilotwings Resort e Super Monkey Ball 3D; oggi tocca a un altro titolo della line-up iniziale, Tom Clancy’s Splinter Cell 3D, port di Chaos Theory.
Per chi che non fosse familiare con la serie, Splinter Cell racconta delle imprese di Sam Fisher, agente segreto al soldo di un’agenzia governativa (Third Echelon), immerso in storie più o meno credibili ispirate alle opere del maestro della narrativa militare Tom Clancy. Sam non è il solito cinquantenne: rappresenta la brizzolata alternativa a Solid Snake nel mondo dello stealth, più semplice e ironico del “rivale” di Konami; il George Clooney dei videogiochi, in pratica.
Questa volta Fisher si troverà a far fronte a una crisi internazionale scatenata da tensioni nel Sud-Est asiatico, tra Giappone, le due Coree e alcuni misteriosi algoritmi militari per computer. Come al solito ben congegnata, la trama verrà narrata dalle cut-scene in computer grafica, dai briefing pre-missione e, ingegnosamente, dalle conversazioni che origlieremo dai nostri nemici durante i livelli, tutte meravigliosamente doppiate in italiano, anche in questa versione 3DS. La storia vi porterà via una decina di ore e resta uno splendido esempio di ibrido tra action e stealth: vi divertirete ad affrontare i livelli come volete, utilizzando tutto l’arsenale tecnologico e letale di Sam Fisher, decidendo ogni volta se andare per la forza bruta o penetrare silenziosamente tra le fila nemiche.
Chaos Theory era un gioco fantastico, longevo, dotato di una complessa trama fantapolitica, spettacolare graficamente e ricco di opzioni, inclusa una co-op online dotata di una storia a parte e veramente coinvolgente, senza dubbi un capolavoro. Partendo da una base eccellente, viene difficile comprendere cosa manchi a Splinter Cell 3D per farne un gioco anche solo mediocre, ma la risposta viene solo giocando e ha diverse spiegazioni, che peraltro si rifanno in particolare a due macro-difetti.
In primis, si può scuotere la testa per la campagna singolo giocatore, che, benché occupi una buona quantità di ore, sarà l’unica modalità che potrete affrontare: orfano del multiplayer (presente persino nella versione per DS originale! N.d.R.), Splinter Cell 3D ha una rigiocabilità pressoché pari a zero, anche se i più annoiati potrebbero tentare di riaffrontare le missioni nelle quali non siano riusciti a portare a compimento tutti gli obbiettivi secondari. Senza contare che anche la funzione Street Pass non è nemmeno supportata, pur se troviamo difficile, vista l’assenza di qualsiasi tipo di bonus o opzioni, immaginarci in che modo avrebbero potuto aggiungerla.
L’altro grosso limite del titolo Ubisoft è strutturale, dovuto alle oggettive difficoltà della portatile Nintendo nel riprodurre uno dei giochi più complessi e spettacolari della generazione 128-bit. Il numero di tasti esiguo, l’assenza di vibrazione e di un secondo analogico hanno costretto gli sviluppatori a inserire scorciatoie legate al touchscreen per raggiungere velocemente le armi, scomodamente assegnare salti e altri movimenti al D-Pad (sarà difficile raggiungerli senza staccare il dito dal Circle Pad) e lasciar gestire la telecamera ai pulsanti A, B, X, Y, non certo precisi nelle situazioni più concitate. Splinter Cell 3D non ha controlli malvagi in senso stretto, ma sono tutto fuorché comodi; meno male che viene in aiuto il ritmo non troppo frenetico del gioco, che ci lascia spesso e volentieri con il tempo giusto per sistemare telecamera ed equipaggiamenti.
Splinter Cell 3D non è però tutto da buttare: come già detto, la campagna in singolo resta godibile e molto simile all’originale, con la quasi totalità dei livelli ricreata, diversamente da quello che successe con la precedente versione per DS, in cui alcune ambientazioni erano state decisamente ridimensionate. Si è dovuto accettare comunque qualche compromesso sul piano visivo: graficamente il port si difende bene, con una resa simile a quella della versione PlayStation 2, con buone texture, anche se come effetti (come le esplosioni) la qualità lascia un po’ a desiderare. Sfortunatamente, per esigenze di gioco, sovente saremo chiamati ad attivare il classico visore termico, un must della serie, per orientarci negli oscuri livelli, non godendo appieno di alcuni begli scorci e modelli poligonali. Giudicando definitivamente la grafica di Splinter Cell 3D, si può dire che, per essere un titolo di lancio, dove la potenza e le possibilità della console sono ancora tutte da esplorare, non ci si può lamentare, anche se, allo stesso tempo, non riesce ad eccellere. Una chicca: sono state inserite le scritte a caratteri cubitali che fungono da memo per i nostri obbiettivi, le quali appaiono sui muri dei luoghi in cui ci dovremo infiltrare, prese di peso da Splinter Cell: Conviction.
Un punto da sottolineare è la buona qualità audio, dagli effetti sonori al già citato doppiaggio sino alle musiche, il cui tono e ritmo sarà legato al livello di pericolosità degli eventi. Tutte le tracce sono campionate ottimamente, anche se è consigliato giocare con le cuffie, per ascoltare i passi furtivi delle guardie e coglierle di sorpresa.
Certo, oltre ai soldi facili, Ubisoft ha sviluppato questa riedizione per portare la serie in 3D e dobbiamo dire che, da questo punto di vista, ha fatto un ottimo lavoro. La resa grafica aumenta considerevolmente quando si inserisce l’effetto in tre dimensioni, donando una bellissima profondità agli ambienti e rendendo più semplice sorprendere gli avversari alle spalle, individuandone la posizione con maggiore precisione. Non solo il gioco è stato portato in 3D: scene d’intermezzo, menu, indicazioni a schermo, a tutto è stata donata profondità dalla tecnologia di 3DS. Una piccola aggiunta legata al 3D, inoltre, è quella del mini-gioco dell’hacking dei computer o di impianti elettronici in generale, azione che diventerà presto un’abitudine per estrapolare notizie o raggirare sistemi di sicurezza.
Splinter Cell 3D si salva in corner solo per la bontà del prodotto originale, che comunque può regalare una manciata di ore di cospirazioni internazionali e terze guerre mondiali sull’orlo dello scoppio, accompagnando Sam Fisher in giro per il globo a sgominare coreani e peruviani con le sue armi avveniristiche. I problemi derivano dalla qualità della conversione, scadente sia come contenuti sia come realizzazione, evidentemente messa lì in fretta per salire sul carro del lancio di 3DS senza colpo ferire. Nel caso voleste farvi una vera cultura sulla serie o sul personaggio di Sam Fisher, recuperate Chaos Theory per Xbox o qualsiasi altra piattaforma fissa, dove un gioco come Splinter Cell può godere di miglior grafica e set di controlli.