Back in Time – Tokyo Twilight Ghost Hunters

Acchiappafantasmi con gli occhi a mandorla.

Bentrovati, amici di Back in Time. Oggi parliamo di un gioco non proprio antichissimo, dal momento che ha debuttato in Europa poco più di sei anni fa: stiamo parlando di Tokyo Twilight Ghost Hunters, pubblicato da NIS America su PlayStation 3 e PlayStation Vita. Successivamente il gioco è approdato anche su PlayStation 4 e PC con l’edizione definitiva Daybreak Special Gigs.

In Tokyo Twilight Ghost Hunters prenderemo le sembianze di Ryusuke Touma, studente liceale al terzo anno trasferitosi da un’altra città nella scuola Kurenai Academy nello Shinjuku. Fin qui siamo all’apoteosi della banalità delle storie giapponesi, tanto che il transfer student incontra subito un’attraente moretta tsundere. Da quel momento in poi, mentre il nostro sopracciglio si sta già inesorabilmente alzando, incontriamo gli altri protagonisti del cast, certo molto meno “convenzionali”, veniamo trascinati al quarto – misterioso – piano della scuola e lecchiamo del sale su una porta, prima di incontrare un fantasma. E, di colpo, siamo intrigati.

Il povero Ryusuke si ritroverà coinvolto nelle vicende dei Gate Keepers, quelli che solo apparentemente si occupano di redigere una rivista sull’occulto. La vera occupazione di questo strano gruppo, guidato da una prosperosa donna in carriera e composto da musicisti falliti, geni del computer in carrozzina e un autista ubriacone, è quella di esorcizzare le inquietanti presenze spiritiche che si stanno manifestando in giro per i distretti della capitale giapponese. E proprio Ryusuke, dopo una prima, improvvisata battaglia, entrerà a far parte di questi Acchiappafantasmi del Sol Levante, ispirati certo nello stile al magnifico film del 1984, ma anche e soprattutto a quello decadente della meno conosciuta serie animata dell’86, Filmation Ghostbusters.

Tokyo Twilight Ghost Hunter

Tokyo Twilight Ghost Hunters, dopo le prime – erronee – impressioni, si rivela un titolo alquanto originale, benché riuscito solo in parte. Le peculiarità non si riferiscono solamente alla trama, davvero solida, bensì al gameplay vero e proprio. Risulta sempre difficile parlare di giocabilità e controlli quando ci si approccia a una visual novel, per definizione, un libro interattivo, ma sono proprio le differenze nelle scelte e nelle piccole interazioni che ci vengono proposte a determinare la riuscita del titolo.

Nella produzione ToyBox dovremo rapportarci con gli altri personaggi in una maniera decisamente fuori dall’ordinario. Solitamente infatti, ci si trova a dover scegliere tra una manciata di opzioni di dialogo, sbloccando così reazioni diverse nei nostri interlocutori. In Tokyo Twilight Ghost Hunters questo avviene molto saltuariamente: nel 90% dei casi infatti interagiremo tramite un sistema basato su sentimenti e sensi. Ogni volta che la bella Sayuri o il bizzarro Kosuge ci rivolgeranno una domanda, al giocatore verrà chiesto di selezionare uno tra cinque sentimenti (triste, aggressivo, confuso, innamorato, amichevole) e, in seguito, anche un senso (tatto, olfatto, vista, udito e gusto). Confusi? Anche noi, dopo aver giocato al titolo per ore, non abbiamo bene capito come rapportarci con questa novità, che il gioco oltretutto non spiega minimamente (l’assenza di tutorial esaurienti è un problema ricorrente in Tokyo Twilight, N.d.R.). Combinando questi input, ci comporteremo nelle maniere più disparate o curiose: amicizia + tatto attiva una stretta di mano, ma combo più particolari, come aggressivo + udito avranno molto meno senso. Spesso e volentieri ci saremmo trovati molto più a nostro agio nel semplicemente dire qualcosa, piuttosto che iniziare a leccare gli altri personaggi o ad annusare le tracce di ectoplasma. Mah.

Tokyo Twilight Ghost Hunters

In aggiunta a questo sistema, le altre scelte più “classiche” comporranno la nostra storia personale, in classico stile visual novel. Sfortunatamente, possiamo scordarci una miriade di sentieri ed esperienze differenti: Tokyo Twilight Ghost Hunters resta abbastanza lineare e non sembra dare molto peso alle nostre scelte. Piccola eccezione per l’immancabile sub-quest dedicata all’innamoramento; se proprio vi comporterete bene con un determinato personaggio – uomo o donna che sia – riuscirete ad avere qualche breve momento più intimo con lui/lei. Ah, questi giapponesi…

Un fattore che rende “speciale” ogni incontro tuttavia, è lo splendido character design, reso ancora più “vivo” da un particolare motore grafico, chiamato non a caso GHOST. Acronimo che sta per Graphic Horizontal Object Streaming, il “fantasma” gestisce le animazioni delle immagini 2D del gioco, non statiche come da tradizione VN. Sayuri si accarezzerà i capelli e sorriderà, Shige si sistemerà gli occhiali, tutti i personaggi sembreranno così molto più tangibili mentre gli parleremo (o li leccheremo…). Peccato che questa tecnologia si dimostri l’unica soluzione visiva/tecnica di spessore di Tokyo Twilight Ghost Hunters. L’intero gioco infatti dona un’impressione low budget. Quelle che potrebbero sembrare scelte artistiche infatti nascondono probabilmente un titolo realizzato con le classiche “due lire”. Un esempio? Gli sfondi sono fotografie della periferia di Tokyo sgranate o rifinite con strani filtri colorati. E si ripetono pure. Tutto, dalla colonna sonora realizzata dalla rock band nipponica The Key Project ai convulsi menu, risulta sì funzionale ma mai bello da vedere; manca persino quasi completamente il doppiaggio, un elemento che avrebbe impreziosito non poco i dialoghi. Forse l’esempio più calzante di risparmio in materia tuttavia restano le battaglie.

Tokyo Twilight Ghost Hunters

“Ma come? Le battaglie? Non era una visual novel?”. Beh, sì e no. Dietro al più che discreto intreccio, suddiviso in 13 “puntate” stile anime più o meno indipendenti tra loro, alle conversazioni interminabili e agli innamoramenti, si nasconde una fetta enorme di gioco strutturata come uno strategico in stile Fire Emblem. Il tutto, gestito da uno strano aggeggio.

Questa non l’avevamo ancora pensata. Ovviamente anche gli esorcismi si sono evoluti, nell’anno di grazia 2015, non si caccia fantasmi come facevano i nostri padri e i nostri nonni. Al posto della celebre Tavola Ouija, quello strumento in legno utile a comunicare con i morti, troviamo ovviamente l’Ouija Pad, il prodotto che nemmeno Apple ha ancora avuto il coraggio di lanciare. E proprio su questo bizzarro tablet passeremo una buonissima parte del nostro tempo con Tokyo Twilight Ghost Hunters. Ogni incontro con un ectoplasma – sia esso nella main story o in una delle sub quest utili a salire di livello – sarà risolto infatti con un combattimento gestito sull’Ouija Pad.

Tokyo Twilight Ghost Hunters

Ma come funziona? In soldoni, verrà mostrata una pianta 2D della location nella quale si nascondono i fantasmi. I nostri componenti del party, ognuno dotato di equip, oggetti e abilità come in un RPG qualunque, si muoveranno sulla mappa a turni, cercando di dapprima scovare gli ectoplasmi, per poi eliminarli con le loro armi non proprio convenzionali. Per sconfiggere gli spiriti erranti, dovremo cercare di predire le loro mosse, attaccando le zone nelle quali si sposteranno. Ogni colpo sarà poi accompagnato da una semplicistica e alquanto brutta visuale 3D dell’ambiente e del mostro in sé. Fate poi attenzione a non colpire troppi elementi dell’ambiente, pena pagamento di salati risarcimenti che potrebbero addirittura mandare il nostro conto in rosso.

Il ritmo di queste sfide è abbastanza veloce e funziona discretamente bene. Certo non ci aspettavamo di trovarci un piccolo SRPG nascosto in Tokyo Twilight Ghost Hunters, ma non siamo dispiaciuti di averlo scovato dopo tutto. 

Tokyo Twilight Ghost Hunters


​Tokyo Twilight Ghost Hunters non è proprio per tutti, ma gli appassionati di cultura nipponica non troppo fissati con storie epiche, comparti tecnici all’avanguardia e tettone ballonzolanti, potrebbero trovare nella produzione ToyBox un simpatico passatempo.

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