Back in Time – Sly Raccoon
In ambito videoludico il nome Sucker Punch è ormai comunemente associato a inFamous, nonché al promettente Ghost of Tsushima; nell’era 128 bit, però, lo studio americano si era dedicato a un genere ben diverso, confezionando la trilogia di Sly Raccoon. Back in Time torna a parlare del capostipite della serie in occasione del quindicesimo anniversario dal debutto sul suolo europeo.
Ogni generazione di console conosce le sue mode, elementi di tendenza che molti developer inseriscono nei loro giochi in modo più o meno opportuno. All’epoca si era creato un grande interesse per lo stealth, predicato da Metal Gear Solid 2 (parodiato da Sucker Punch nei dialoghi via codec fra Sly e l’amico Bentley) e dal neonato Splinter Cell; c’era poi il free roaming portato al successo da Grand Theft Auto III. Si guardava, inoltre, con curiosità al cel-shading, quella famosa tecnica di modellazione 3D che rende i giochi graficamente simili a cartoni animati interattivi; dopo il dirompente Jet Set Radio abbiamo visto titoli di tutti i tipi servirsi di tale tecnica, dagli shooter (XIII e Gungrave) ai racer (Auto Modellista), passando ovviamente per i platform (Klonoa 2 e Herdy Gerdy).
Sly Raccoon abbraccia due delle succitate tendenze, cioè lo stealth e il cel-shading, e lo fa in modo magistrale. Cominciamo dall’impatto visivo: l’opera di Sucker Punch è un pregevole cartoon dalle tinte vagamente noire, non seriose, che utilizza il cel-shading ma non per mascherare le magagne del comparto tecnico, quasi inappuntabile, se non per qualche sporadico rallentamento negli ultimi livelli. Non solo un ottimo lavoro dal punto di vista tecnico, grazie a modelli poligonali e ambientazioni curati e ad animazioni fluide, ma anche da quello artistico: ciascun mondo di gioco rielabora con personalità i temi a cui si ispira (ad esempio, il gangsterismo americano dell’epoca del proibizionismo), rimanendo ancorato alla patina noire di cui sopra e al furry fandom (tutti i personaggi sono animali antropomorfi).
Un gradino sotto si colloca il sonoro, che si avvale di un doppiaggio in italiano complessivamente buono (probabilmente è meglio quello inglese), di effetti sonori discreti e di musiche “dinamiche” che si adattano alla location e all’azione, non risultando però sempre ispirate come la grafica. Potremmo definirle “musiche da platform”.
Sly Cooper è un giovane procione, ultimo esponente di una famiglia di ladri leggendari. La sua missione è recuperare il tesoro di famiglia, il Thievius Raccoonus (che è anche il “titolo” del manuale nella confezione): si tratta di un vademecum del ladro perfetto, contenente tutte le tecniche furtive messe a punto dai suoi avi nel corso dei secoli. Tale reliquia è stata sottratta dal Quintetto Diabolico quando Sly era ancora un cucciolo. Ora, però, è tempo di recuperare l’inestimabile tesoro, con l’aiuto degli amici Bentley, una tartaruga verde, e Murray, un goffo ippopotamo rosa, e con la conturbante Carmelita Fox alle calcagna. Il tutto raccontato dalla voce di Sly e attraverso ottime illustrazioni.
Dalle premesse è facile indovinare la struttura del gioco, che è molto classica, paragonabile a un Crash 2 o al suo seguito, mutatis mutandis (ad esempio, qui gli hub sono esplorabili); d’altronde, siamo pur sempre al cospetto di un platform. Sly deve andare a scovare singolarmente tutti i membri del Quintetto Diabolico in cinque mondi, ciascuno dei quali (eccezion fatta per l’ultimo) contiene sette livelli, e, quindi, sette chiavi, necessarie per raggiungere il boss.
Facendo due calcoli, il numero di livelli non è elevato, e gli stessi non sono particolarmente lunghi, quindi la longevità costituisce uno dei più significativi punti deboli dell’opera di Sucker Punch: per giungere ai titoli di coda non vi servirà che una dozzina di ore, anche recuperando tutte le pagine del Thievius Raccoonus. L’unico incentivo a riaffrontare i livelli, a questo punto, è costituito dalle prove a tempo, piuttosto impegnative rispetto alla main quest, che nel complesso può dirsi semplice.
Abbiamo già detto che Sly Raccoon non è figlio del suo tempo solo per il cel-shading, ma anche per le suggestioni stealth. Sly Cooper è un ladro, quindi è dotato di grande furtività e di doti atletiche fuori dal comune. Il sistema di controllo gestisce il tutto in modo molto semplice e intuitivo: salto e doppio salto sono deputati al tasto X, mentre con Quadrato si realizza l’attacco fisico; Cerchio serve per effettuare le “azioni da ladro”, contestuali all’ambiente (ad esempio, appiattirsi a una parete) e segnalate graficamente, e Triangolo per le “azioni da maestro ladro”, mosse speciali che si sbloccano nel corso dell’avventura, switchabili con R2 e L2. Per ottenerle bisogna raccogliere le pagine del Thievius Raccoonus, chiuse nelle casseforti disseminate per i livelli. Nulla di complicato: sarà sufficiente trovare tutte le bottiglie, contenenti gli indizi che verranno utilizzati dal geniale Bentley per individuare la combinazione giusta.
Sia chiaro, ad ogni modo, che Sly Raccoon resta a tutti gli effetti un platform, che viene semplicemente arricchito da elementi di infiltrazione, senza però risultarne appesantito in termini di complessità. Semplicemente, gli sviluppatori hanno voluto offrire un’esperienza che non fosse in tutto e per tutto un gioco di piattaforme, come si evince anche dai numerosi minigiochi che caratterizzano alcuni livelli per così dire “speciali” e alcune boss battle: abbiamo un paio di corse, sezioni twin-stick shooter e altro ancora. Ovviamente non tutti i mini-game sono allo stesso modo divertenti, ma possiamo nel complesso affermare che costituiscono delle piacevoli variazioni.
Sly Raccoon è stato sin da subito accolto calorosamente dalla critica, ma non si è trasformato in un successo commerciale istantaneo, probabilmente a causa della concorrenza interna di Ratchet & Clank e Jak and Daxter, usciti tutti nel giro di un anno (negli Stati Uniti) o poco più (in Europa). Ciò, comunque, non ha impedito a Sucker Punch di sviluppare altri due episodi: Sly 2: La Banda dei Ladri e Sly 3: L’onore dei Ladri.
Con il passaggio a PlayStation 3 la saga è stata abbandonata dai suoi creatori in favore di inFamous; per alcuni anni si sono perse le tracce del procione, resuscitato da Sanzaru Games con The Sly Trilogy, pregevole raccolta degli episodi usciti su PlayStation 2, arricchita dal supporto a PS Move e dal 3D (chiaramente assenti su PS Vita), da alcuni minigiochi e, ovviamente, dai Trofei (davvero semplici). Se avete una PlayStation 3, vi consigliamo senz’altro questa collection piuttosto che i singoli giochi originali “sfusi”. The Sly Trilogy è stato il trampolino di lancio per Sly Cooper: Ladri nel Tempo, uscito nel 2013 su PS3 e PS Vita, sempre ad opera di Sanzaru Games, e per il film, purtroppo cancellato nel 2017.
La formula utilizzata da Sucker Punch risulta vincente, grazie a un gameplay solido e variegato, unito a un impatto visivo notevole. Sly Raccoon non è una pietra miliare, ma ha gettato le basi per un’ottima trilogia di platform su PlayStation 2, di cui probabilmente il secondo episodio costituisce il fiore all’occhiello.