Back in Time – Skylanders: Giants
Il videogiocattolo.
La serie di Spyro ha vissuto vicende alterne nei suoi oltre vent’anni di vita: dopo una trilogia scoppiettante sulla prima PlayStation a opera di Insomniac Games, il brand è passato nelle mani di svariati publisher e developer, ma sempre con risultati modesti. Ciò è vero almeno fino al 2011, quando quei bravi ragazzi di Toys For Bob (magari ve li ricordate per il rutilante Pandemonium) hanno sviluppato Skylanders: Spyro’s Adventure per conto di Activision, un successo di pubblico e di critica.
Il legame con il draghetto viola era già molto flebile nel primo Skylanders ed è divenuto pressoché nullo con i capitoli successivi, il primo dei quali è Skylanders: Giants, pubblicato nell’ottobre del 2012 da Activision. La serie si è consumata fra il 2011 e il 2016, quando ha raggiunto il punto di “saturazione” con il suo sesto capitolo (Imaginators) in sei anni. Il periodo di uscita era sempre il mese di ottobre, ed è per questo che oggi e la settimana prossima vi proponiamo due episodi della serie.
Dal momento che non ci siamo mai occupati diffusamente di Skylanders sulle pagine (virtuali) di Gamesource, vale la pena di focalizzarsi sulla sua peculiarità, cioè la “misteriosa” periferica luminosa che prende il nome di Portale del Potere. Questo artefatto, venduto nello Starter Pack assieme al disco di gioco e a tre statuette, è in grado di materializzare magicamente sullo schermo gli Skylander (le statuine, appunto) che vengono poggiati sopra, non più di uno per volta quando si gioca in single player.
Che c’è di così straordinario? A ben vedere nulla: invece di premere un pulsante per switchare personaggio è necessario posizionare sul portale una action figure dotata di un chip RFID. Ma guardate a questo fenomeno con gli occhi di un bambino: prima compri il giocattolo, poi lo poggi sul portale e poi… magia! Lo Skylander appare sullo schermo per essere controllato, in quello che si rivela un felice connubio fra due delle passioni fanciullesche più diffuse, cioè il gioco e il collezionismo. Per la gioia dei genitori, pronti a sborsare un pezzo da dieci per ogni statuina aggiuntiva. In realtà, il contenuto di uno Starter Pack è più che sufficiente per portare a termine l’avventura, per cui non è assolutamente obbligatorio acquistare altri Skylander; se, invece, si vuole completare il gioco al 100% il discorso è un po’ diverso, perché ci sono aree che possono essere sbloccate solo utilizzando un personaggio di un determinato elemento, quindi ve ne serviranno (comprati, prestati, rubati…) almeno otto, uno per elemento.
Come suggerisce il titolo stesso, la novità di Skylanders: Giants è costituita, appunto, dai Giganti. La trama – che è poca cosa, un pretesto spassoso per giocare – ci spiega alcuni retroscena sulla storia antica di Skylands e dei Giganti stessi. Quello che trovate nello Starter Pack è Tree Rex e noterete subito le sue dimensioni notevoli, che poi ovviamente si traducono sullo schermo nel momento in cui viene piazzato sul Portale del Potere. Il vantaggio offerto sta nella forza di attacco, ma anche in abilità utili in fase di esplorazione, come quella di abbattere i muri, oppure di sollevare i massi, o, ancora, di sfondare alcuni punti del suolo, scoprendo così nuove aree ricche di tesori. Lo svantaggio, si capisce, è la lentezza.
Per il resto, possiamo dire che il motto è stato “squadra che vince non si cambia”: la formula che sorregge il gameplay è la stessa dell’episodio precedente, una sorta di action adventure che è anche un po’ RPG hack ‘n’ slash. Sarebbe circa la struttura di un platform con una certa enfasi sui combattimenti, ma riesce difficile parlare propriamente di un gioco di piattaforme, non essendo contemplato il salto. Tutto, ovviamente, è all’acqua di rose: le aree segrete sono abbastanza evidenti, i puzzle sono molto semplici e la sfida non è certo impossibile, dimostrandosi il gioco scorrevole anche al livello di difficoltà più elevato. Gli elementi ruolistici di Skylanders: Giants si riducono alla presenza di livelli e statistiche, di abilità potenziabili e di un equipaggiamento (il cappello). I combattimenti si affidano a un sistema di controllo elementare, che non prevede schivate, counter o combo. Si utilizza uno Skylander per volta, dotato di proprie statistiche, caratteristiche elementali, equipaggiamento e così via. È possibile in ogni momento cambiare personaggio: basterà rimuovere la statuina dal portale e posizionarne un’altra. Ecco, forse queste transizioni avrebbero potuto essere più rapide…
Se abbiamo appena constatato che Skylanders: Giants è una passeggiata di salute per il giocatore smaliziato, dobbiamo altresì considerare il prodotto sotto un’angolatura diametralmente opposta, dal momento che il target è costituito da un’utenza molto giovane (sono lontani i tempi del Super Nintendo, quando anche i bambini dovevano essere dei mezzi fenomeni, N.d.R.). Alla luce di ciò, ci troviamo di fronte a un titolo riuscitissimo: abbiamo un aspetto accattivante (anche se tecnicamente non siamo certo al top), tanti colori, personaggi simpatici (come quel marpione di Flynn) e complessivamente ben doppiati in italiano, un gameplay semplice ma ben costruito e un’ottima dotazione di contenuti.
Oltre infatti a quanto richiamato nel precedente paragrafo in merito al gameplay, ci sono altri elementi di contorno che rendono l’esperienza più piacevole e completa: abbiamo le sfide dell’arena e quelle a tempo, manciate di collectible in giro per il mondo e anche un simpatico mini gioco di carte, chiamato Pietracielo, che riprende e semplifica efficacemente quanto visto in Final Fantasy VIII e IX.
Spesso i giochi destinati ai più piccoli sono caratterizzati da una realizzazione abbastanza approssimativa, essendo mirati a un pubblico non molto esigente; non è il caso di Skylanders: Giants, un ottimo videogioco per bambini, che può intrattenere anche i più grandi, pur senza grandi pretese.