Back in Time – Skulls of the Shogun

La morte non equivale sempre al game over.

Nove anni fa debuttava su Xbox 360, PC e Windows Phone Skulls of the Shogun, un piacevole tattico a turni sviluppato dall’allora debuttante team di 17-BIT (il cui nome si richiama proprio alla nostalgia per l’estetica 16-bit). Il gioco ha incontrato un certo successo, che ha portato alla realizzazione di numerosi port, in particolare di un’edizione migliorata, sottotitolata Bone-A-Fide Edition.

Oggi analizzeremo la versione primigenia del gioco.

Il protagonista di Skulls of the Shogun è il Generale Akamoto, ambizioso condottiero e geniale stratega militare, il quale brama il titolo di shogun, la carica di fatto più importante in Giappone per quasi settecento anni. Peccato che muoia all’inizio del gioco! Le battaglie del nostro eroe, infatti, si svolgeranno nell’Oltretomba, anch’esso dominato da uno shogun. Nella morte saranno realizzati i sogni inseguiti in vita. Come è facile intuire da questa breve infarinatura sulle vicende, i ragazzi di 17-BIT hanno voluto essere tutto fuorché seri, e bisogna dire che ci sono riusciti: pur senza essere esilarante, il gioco è simpaticissimo e infarcito di gag e battute.

Anche grafica e sonoro contribuiscono a rendere Skulls of the Shogun davvero delizioso e ispirato: i soldati sono graziosi scheletrini e gli ambienti (con le solite varianti: spiagge, ghiacciai, foreste, ecc.) sono curati e ricchi di colori sgargianti. Un vero cartone animato, con tanto di “doppiaggio” pseudo-giapponese ed effetti sonori buffissimi. L’unico neo in tutto ciò è la colonna sonora, caratterizzata da tonalità orientali che la rendono assolutamente in tema, ma un po’ monotona, soprattutto nelle sessioni più lunghe.

Skulls of the Shogun è uno strategico a turni semplice nelle meccaniche, in grado, però, di distinguersi per alcune peculiarità. Innanzitutto, diversamente dalla stragrande maggioranza dei tattici, non c’è nessuna griglia: come avviene in Phantom Brave e in Makai Kingdom, le truppe possono muoversi liberamente nel loro raggio d’azione. Questa soluzione, che ha il pregio di rendere più rapidi e intuitivi gli spostamenti, pecca un po’ in precisione e rende alcune situazioni vagamente caotiche.

Affrontata questa doverosa premessa, dobbiamo constatare come il gameplay sia nel complesso piuttosto semplice e intuitivo, alla portata di tutti. 17-BIT ha dato prova di non amare numeri e menu: i soldati si caratterizzano per tre parametri (vita, attacco e difesa), non hanno equipaggiamenti e non possono essere potenziati, quindi saranno identici dalla prima all’ultima battaglia. Questa scelta impedisce pratiche odiose come il grinding, che possono alterare il livello di sfida. L’unico modo per upgradare le proprie unità è far mangiare loro i teschi dei nemici sconfitti: i primi due teschi aumentano i punti vita, mentre il terzo regala addirittura una mossa extra per turno. Questa trovata ha dei risvolti tattici non indifferenti, perché da un lato il giocatore deve “distribuire” i teschi nel modo più vantaggioso, e dall’altro deve stare attento a non lasciare che i nemici raggiungano i teschi degli alleati caduti. Si badi bene, comunque, che i vantaggi di cui sopra non vengono conservati fra una battaglia e l’altra.

La varietà di soldati non è proprio eccezionale: oltre al generale, ci sono fanti, cavalieri e arcieri. La formazione e la composizione della squadra sono “preconfezionate”, non possono essere scelte dal giocatore, il quale però può evocare dei rinforzi spendendo il riso raccolto nel campo di battaglia. Esistono inoltre unità speciali che possono essere evocate presso i santuari; questi monaci sono di tre tipi e dispongono di magie diverse, che vengono apprese mangiando i teschi.

skulls of the shogun

Nel plasmare Skulls of the Shogun, probabilmente l’intenzione del team di sviluppo era quella di creare un gioco di strategia accessibile e relativamente rapido, adatto anche a sessioni brevi e sporadiche: il ruleset, infatti, è abbastanza snello (con qualche finezza per i più accorti), e tutta la componente gestionale che normalmente caratterizza il genere è stata eliminata, come abbiamo visto sopra. Ciò non significa che le battaglie non siano caratterizzate da una certa profondità e difficoltà, soprattutto nel caso in cui si abbia intenzione di soddisfare anche gli obiettivi secondari (alcuni esempi: non subire perdite, sconfiggi il generale avversario con il tuo generale, mangia almeno venti teschi); tornerà molto utile la possibilità di caricare dall’ultimo checkpoint, ogni cinque turni.

Ciò di cui si sente la mancanza, invece, è l’insieme di quelle “piccole cose” che si trovano in altri tattici: giusto per fare degli esempi, non esiste una lista delle truppe schierate in campo, e non è possibile visionare il raggio d’azione dei nemici mentre si sta effettuando lo spostamento del proprio soldato. Nulla di gravissimo, sia chiaro, ma implementazioni di questo tipo avrebbero giovato alla pianificazione degli scontri senza compromettere la filosofia del gioco. Gioco che peraltro funziona dannatamente bene, vale la pena di ribadire.

skulls of the shogun

Oltre a una Campagna in singolo di venti battaglie, per una durata complessiva fra le sei e le otto ore, Skulls of the Shogun offre anche sei mappe da giocare in multiplayer, online o locale, competitivo (deathmatch) o cooperativo (team deathmatch). Più di qualche Achievement richiede di cimentarsi in queste modalità multigiocatore, che possono dare effettivamente nuova linfa vitale al gioco: mentre l’avventura in singolo, infatti, si basa sostanzialmente sullo scontro fra due eserciti, qui possono esserci fino a quattro schieramenti diversi, con relative alleanze sottobanco e tradimenti dell’ultimo minuto.

L’unico inconveniente è dato dalle attese, che possono rivelarsi piuttosto lunghe, mentre nella Campagna è addirittura possibile velocizzare il turno della CPU. Per limitare un po’ il problema è possibile stabilire un limite di tempo per round, anche se rischia di essere un po’ affannante. Esiste poi una modalità chiamata “Teschi Ovunque”, di multiplayer asincrono e cross-platform.

skulls of the shogun


Tra single e multiplayer, fra obiettivi secondari e Achievement, fra una risata e l’altra, e magari pure qualche sporadica imprecazione, Skulls of the Shogun è proprio uno strategico leggero e gradevole, e vale decisamente i pochi soldi che servono per accaparrarselo.

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