Back in Time – Senran Kagura Burst
Sballonz in 3D.
La nostra lunghissima carrellata a tema 3DS prosegue con Senran Kagura Burst, versione director’s cut del capostipite della serie di Tamsoft, che ha pure sviluppato un remake per PlayStation 4, attualmente in sconto nell’ambito della promozione “A tutto Giappone“.
Senran Kagura Burst contiene due storie, vale a dire Skirting Shadows e Crimson Girls. Questo dualismo si lega alla rivalità fra due accademie shinobi, la Hanzō e la Hebijo: la prima addestra ninja buoni, che collaborano con i governi per l’interesse della nazione, mentre la seconda produce clandestinamente ninja cattivi, al servizio di politici e affaristi corrotti. Crimson Girls, dunque, focalizzandosi sulla Hebijo Academy, costituisce più una diversa prospettiva (a mezza via fra il prequel e una versione alternativa) sull’universo di Senran Kagura che un vero e proprio seguito di Skirting Shadows. In ogni caso, vale la pena di precisare che tutti gli “studenti” coinvolti nelle vicende sono ragazze, se non fosse già emerso chiaramente.
Sul piano strutturale, poi, le due avventure sono gemelle: non solo il gameplay è identico, ma lo è anche il numero di personaggi (cinque più uno segreto) e missioni (settanta per ciascun ciclo); cambiano, invece, i personaggi e la storia, le illustrazioni, gli abiti e le musiche. I Titles – corrispondenti grosso modo ai Trofei/Obiettivi, in quanto a requisiti – sono uguali o simmetrici, ma sbloccano elementi diversi.
Il fanservice è una delle colonne portanti di Senran Kagura Burst, per ammissione dello stesso producer Kenichiro Takaki: “… breasts that can be shown in stereoscopic 3D and beautiful women that can be shown in stereoscopic 3D”. Lo scopo è stato indubbiamente raggiunto e costituisce anche il maggiore sforzo tecnico di Tamsoft: i modelli poligonali delle protagoniste sono dettagliati, in particolare in relazione ai seni, che, grazie alle loro dimensioni esagerate – tranne che per la povera Mirai, la quale giustamente si lamenta nel gioco – e all’accurato effetto tridimensionale, bucano letteralmente lo schermo. Ovviamente, potete controllare la bontà dell’opera nell’apposita Dressing Room, in cui è possibile cambiare l’abbigliamento delle ragazze (che hanno uniformi scolastiche, costumi da bagno, abiti da shinobi, accessori e stramberie assortite) e poi ruotare e zoomare l’inquadratura in libertà. Finita la storia si sbloccano ulteriori funzioni da guardone…
Peccato che tutto il resto non abbia goduto della stessa attenzione. L’effetto tridimensionale è disattivato nelle fasi di gameplay vero e proprio, che già soffrono a causa di un frame rate instabile, anche se non scandaloso; fortunatamente, invece, le animazioni funzionano. Livelli e nemici comuni non godono di grande varietà e dettaglio, e anche i fondali nelle sequenze dialogate non sono proprio una gioia per gli occhi. Diciamo che si tratta di un prodotto low budget in piena regola, ma con un aspetto che spicca.
Bene il sonoro, con il parlato originale e una gradevole OST che conta, complessivamente, oltre cinquanta brani, che vengono sbloccati proseguendo nell’avventura e poi sono ascoltabili dalla Library. I temi sono tendenzialmente leggeri e si caratterizzano per sonorità tipicamente orientali, ma non mancano musiche più aggressive ad accompagnare le fasi movimentate.
Al momento di entrare in azione, Senran Kagura Burst si rivela un picchiaduro a scorrimento tridimensionale con una spruzzatina di RPG nella crescita dei personaggi, che avviene tramite i consueti punti esperienza. Il battle system è molto frenetico e, almeno in teoria, dovrebbe garantire una discreta varietà, visto che le opzioni d’attacco sono numerose, ma vedremo presto che le cose stanno diversamente. Una caratteristica saliente è la possibilità di concatenare attacchi quasi all’infinito: a fronte di un moveset non sterminato (le poche combo si ottengono con la semplice alternanza dei tasti X e Y), le finestre temporali molto permissive e la rapidità di esecuzione consentono di superare facilmente il migliaio di Hit; l’unico vero limite è dato dal numero di nemici sullo schermo. Questi ultimi non godono di un’intelligenza artificiale degna di tal nome, sopperendo a questa deficienza con il numero elevato, anche se comunque non si può dire che Senran Kagura Burst sia un gioco difficile, a patto di non voler ottenere le massime valutazioni in tutte le missioni.
Ovviamente esiste un corredo di mosse speciali, che dovrebbe conferire maggior varietà al gameplay, senza però riuscirvi pienamente. Innanzitutto con il tasto R si attiva la Limit Break, utile quando si è circondati da nemici. Il pulsante L, combinato con quelli d’attacco, è deputato alle mosse speciali, effettuabili solo in modalità shinobi o frantic. Queste due diverse possibilità si legano allo Ying e allo Yang, che influiscono sulle caratteristiche della lottatrice.
Un altro aspetto che non passa per nulla inosservato è il sistema dei vestiti, componente fanservice presente anche in altri titoli di nicchia. Ciascun personaggio ha tre tipi di outfit: la divisa scolastica, il costume da bagno e l’abito da shinobi. La prima costituisce lo standard, ma può lacerarsi subendo attacchi, lasciando la protagonista in costume da bagno. Ciò succede anche in caso di attivazione della modalità Frantic all’inizio della missione: attacco e velocità sono molto incrementati ed è possibile eseguire le mosse speciali, ma la difesa ne esce fortemente ridotta. Finendo tutte le missioni in questo stato si ottiene un premio. Il costume da shinobi, invece, si lega alla Shinobi Transformation, su cui torneremo nel prossimo paragrafo.
Il grosso problema sta nella scarsa profondità della formula, che accentua la ripetitività del gameplay. Nonostante i personaggi controllabili siano numerosi e godano di moveset diversificati, le strategie d’attacco (se così si possono chiamare) sono sempre le stesse: concatenare attacchi rapidi e possibilmente scagliare in aria i nemici, eseguendo così potenti juggle oppure le mosse aeree (Aerial Rave), molto vantaggiose in quanto consentono di infliggere ingenti danni senza subirne e di atterrare con un Assault Attack; ciò consente di riempire rapidamente la Ninja Art gauge e di effettuare, conseguentemente, la Shinobi Tranformation, condizione nella quale si possono utilizzare le potentissime mosse speciali. In questo modo le Limit Break passano in secondo piano, e spesso non sarà necessario nemmeno utilizzare lo Short Dash, che funzionerebbe anche abbastanza bene.
Le missioni sono parecchie, ma alla fine, anche se l’obiettivo può variare all’apparenza, si tratta sempre di superare un certo numero di schermate ricolme degli stessi avversari, senza alcun guizzo di level design, piatto come pochi. Non ci sono strutture architettoniche rilevanti e gli oggetti distruttibili servono solo a svelare qualche power-up, come la classica ricarica della salute. Pure i boss non danno grandi emozioni, anche perché sono riproposti davvero troppe volte. Spesso, poi, sono pure più facili del previsto, siccome con una buona partenza si può inanellare una combo quasi infinita e ridurli allo stremo in pochi secondi.
Questi difetti minano la longevità di un prodotto di per sé piuttosto ricco di contenuti, in forza delle due campagne, ciascuna delle quali è composta da ben settanta missioni, affrontabili con sei diversi personaggi, di cui uno sbloccabile nel post-game. Solo le quest contrassegnate da una chiave (otto per ciascuno dei cinque capitoli) sono obbligatorie per proseguire nella trama, e spesso richiedono di essere affrontate, almeno per la prima volta, da una shinobi in particolare; questo espediente consente di dare il giusto screen time a tutte le protagoniste, anche se si può dire che in ciascuno dei due cicli ve ne sia una che emerge rispetto alle altre. Ci sono poi molti elementi sbloccabili, come musiche, artwork e capi di abbigliamento. La questione è la seguente: avrete voglia di fare tutto? A parere di chi scrive, già finire entrambe le storie una di seguito all’altra si rivela un’esperienza pesante, a causa delle debolezze del gameplay e di un’eccessiva verbosità dei personaggi: Senran Kagura Burst, infatti, infila tra un combattimento e l’altro delle sequenze visual novel, utili ad approfondire il background delle eroine, ma talvolta non molto interessanti oppure troppo lunghe, e comunque visivamente molto scarne. Inoltre, qualcuno potrebbe osservare che i risvolti più seri e drammatici della trama vengono sviliti dal fatto che le protagoniste passano più della metà del tempo a mostrare le proprie grazie.
Senran Kagura Burst si rivela poco più che un pretesto per mettere in mostra fanciulle prosperose, a causa di una formula di gioco troppo limitata, che può risultare anche sollazzante sulle prime, ma stanca rapidamente.