Back in Time – Reservoir Dogs
Grande film, gran brutto gioco.
Nel 1992 Tarantino debutta con un film destinato a rientrare fra i “cult movie”: Reservoir Dogs, noto in Italia col nome di Le Iene. La trama, frammentaria e raccontata in modo disordinato (alla maniera di Tarantino, d’altronde), narra i tragici risvolti di una rapina portata a termine da sei uomini che, prima di allora, non si erano mai visti e che non sanno nulla dei loro compagni, neppure il nome dal momento che Joe, il capo, ha assegnato a loro degli appellativi fittizi: Mr. White, Mr. Orange, Mr. Pink, Mr. Blonde, Mr. Blue e Mr. Brown, interpretato dal regista stesso.
Reservoir Dogs debuttò il 21 gennaio 1992 al Sundance Festival, quindi noi celebriamo il ventottesimo anniversario parlando del primo gioco su licenza, uscito nel 2006 su PlayStation 2, Xbox e PC.
Il tie-in di Volatile Games giunge quasi quindici anni dopo la pellicola, che “espande” con un finale più completo. Questo in linea teorica: in realtà l’unico attore ad aver prestato voce e fattezze è Michael Madsen (Mr. Blonde); gli altri “Mr.” non sono doppiati dagli attori che li hanno interpretati e non ne hanno neppure l’aspetto; in buona fede, si potrebbe dire che le controparti digitali somigliano vagamente agli attori. A ogni modo, il nuovo doppiaggio non è spregevole e dona un po’ di personalità ai vari comprimari, ciascuno dei quali avrà delle frasi proprie da urlare nelle sequenze d’azione, solitamente in seguito a un’uccisione.
L’altra grande fregatura è costituita proprio dalla promessa non mantenuta di completare il film: il gioco si limita a farvi vivere le scene d’azione di cui nella pellicola si accenna soltanto, senza aggiungere alcun risvolto alla trama, se non per il finale, della durata di un minuto scarso.
Uno dei pochi aspetti che beneficia realmente della licenza è la colonna sonora, composta dai celebri brani che Tarantino scelse personalmente per Reservoir Dogs: in mezzo a classici come Little Green Bag o Hooked on a Feeling è facile trovarsi a proprio agio e immergersi, pur fugacemente, nell’atmosfera del film.
Il comparto tecnico è smaccatamente low budget: modelli poligonali grezzi, animazioni migliorabili, fisica deprecabile nelle sezioni di guida, spazi aperti di scarsa qualità e interni piuttosto ripetitivi; quest’ultimo difetto, però, è dovuto, almeno in parte, a cause di forza maggiore: l’ambientazione, infatti, è principalmente una, ovvero il luogo del colpo, giocata dal punto di vista di personaggi diversi. Ciò ugualmente non toglie che la qualità grafica avrebbe potuto e dovuto essere superiore.
Come dicevamo, a risentire delle magagne tecniche sono le sezioni di guida, che costituiscono circa la metà delle missioni di Reservoir Dogs (l’altra metà abbondante vi vedrà impegnati con le sparatorie): alcuni scorci sono imbarazzanti, così come la fisica di cui “godono” le suddette sezioni. Anche il modello di guida – ovviamente ultra arcade – non è il massimo, ma ha quantomeno il pregio di non peggiorare la situazione. Gli obiettivi delle missioni sono diversi, ma non brillano certo per originalità: si va dalla classica prova a tempo al confronto testa a testa, passando per la gara a checkpoint o quella con limite minimo di velocità sotto il quale non scendere. Nulla di memorabile, e nulla che non sia stato realizzato meglio in altri giochi (non parliamo di racer, ma anche di un James Bond 007 Nightfire a caso), però lo scopo di rompere la monotonia del gameplay viene in parte raggiunto, pur restando predominante, appunto, l’anima TPS.
Dopo aver constatato la scarsa qualità delle sezioni al volante di Reservoir Dogs, non ci resta che constatare l’altrettanto scarsa qualità di quelle sparacchine, che, però, hanno perlomeno beneficiato di un barlume di originalità, costituito dalla trovata interessante (e molto adeguata al contesto) degli ostaggi: dopo aver fissato il mirino su un civile, sarà possibile richiamare poco educatamente la sua attenzione e quindi costringerlo a eseguire i vostri ordini. Sostanzialmente la levetta analogica destra gestisce i movimenti del malcapitato, mentre l’analogico mancino quelli del vostro alter ego. Questo comando risulta utile per farsi sbloccare porte/casseforti e per condurre l’ostaggio nelle vostre vicinanze, permettendovi di afferrarlo e adoperarlo come scudo umano. Tale uso risulta piuttosto utile dal momento che i vostri nemici non vi spareranno: potrete inoltre costringerli a gettare a terra l’arma minacciandoli con un colpo ben assestato alla vostra vittima.
Ottimo, direte voi; peccato che il tutto non funzioni sempre a meraviglia, siccome gestire due movimenti simultanei non è il massimo e la tecnica dello scudo umano viene spesso vanificata da scenari troppo ampi e dalla presenza eccessiva di guardie che vi accerchieranno: se il nemico non è proprio di fronte a voi, ma un po’ defilato o addirittura dietro, giustamente vi sparerà anche se avete un ostaggio.
Molte volte, quindi, vi ritroverete a risolvere le questioni in maniera più cruenta e classica, individuando così anche le pecche di questo tipo di approccio; innanzitutto, i movimenti sono poco agili, ma questo è giustificabile col fatto che non si controllano abili mercenari o Marines, ma persone comuni nelle loro doti fisiche. Privo di scusanti, invece, il sistema di mira poco preciso, con un fastidioso slow-motion/blur nel momento in cui si avvicina la visuale, e la gestione dei nemici: essi si dividono in tre categorie (guardie giurate, poliziotti e SWAT), dotate di caratteristiche (armi, resistenza, ecc.) diverse. Come potete intuire la tipologia più debole è la guardia giurata, che però talvolta si dimostra inspiegabilmente coriacea, sopportando quintali di piombo prima di soccombere. Frustrante, decisamente, come è frustrante il loro posizionamento: può capitare di trovarsene alle spalle perché dopo un evento particolare o il raggiungimento di un checkpoint respawnano magicamente. Inoltre, se un civile riesce a premere il pulsante di emergenza, le forze armate ragionevolmente si moltiplicheranno. Questi pulsanti di emergenza sono un po’ troppo frequenti, quindi la situazione potrebbe rivelarsi affannante alla lunga. In vostro aiuto però, c’è il solito bullet time (simile all’Occhio di Lince di Red Dead Revolver: durante lo slow-motion si puntano i nemici che, al termine della sequenza, vengono freddati), la cui barra apposita va riempita minacciando i civili.
In realtà più di un elemento fa pensare alla volontà degli sviluppatori di rendere Reservoir Dogs più tattico e studiato della media dei colleghi, ma la verità è che non vale la pena perdere tempo a pianificare le mosse quando, con un po’ di abilità manuale, le missioni possono essere portate ugualmente a termine in un paio di giorni, soprattutto giocando alla difficoltà più bassa.
Eh, sì: Reservoir Dogs ha anche il difetto (o pregio, in tal caso) di durare poco: 15 missioni in totale più la prima di tutorial, di cui la metà (quelle di guida e le prime a piedi) dura una manciata di minuti. Ci vuole davvero poco a finire il gioco, ma la cosa non è terribile, tenendo conto del genere di appartenenza. Ben peggio è COME finisce: ognuno dei tre finali – che dovrebbero costituire l’aggiunta alla trama del film – dura qualche secondo ed è scontato a dir poco, tanto che una volta che vedrete il primo, non sarete sicuramente incoraggiati a ottenere gli altri due. Ma se proprio desiderate ottenerli e sviscerare questo titolo, dovrete finire il gioco con tutti e tre gli allineamenti: essi sono determinati da parametri quali le uccisioni di poliziotti e civili e rispecchiano la vostra condotta; ovviamente più gente ammazzate, peggiore sarà il finale. Arrivare ai titoli di coda con tutti gli allineamenti vi farà sbloccare anche un paio di trucchi.
L’unico obiettivo extra, invece (che sblocca inutili gallerie), è la raccolta di documenti segreti, vista e rivista in molti sparatutto, o, al limite, ricominciare a un livello di difficoltà superiore, ma ce ne sono solo due in tutto: Facile e Normale, il quale è comunque abbordabile (io ho giocato direttamente in Normale, infatti, N.d.R.).
Il tie-in de Le iene è un gioco da lasciare nel dimenticatoio. Dispiace, comunque, perché i personaggi della pellicola sono carismatici e qualche idea discreta (come quella degli ostaggi) c’è. Una realizzazione tecnica degna di tal nome e che, magari, replicasse almeno in parte lo stile di Tarantino, e una maggior cura in generale avrebbero reso Reservoir Dogs un ottimo videogame.