Back in Time – Project Zero 2: Wii Edition
Diamo il nostro bentornato alla serie di Koei Tecmo!
Se avete cominciato a giocare a partire dall’ultima generazione, il nome di Project Zero (Fatal Frame in America) non vi dirà molto: si tratta di una particolare serie survival horror nata su PlayStation 2, in cui il giocatore ha a disposizione una sola arma, cioè una misteriosa macchina fotografica in grado di immortalare i fantasmi. Dopo tre episodi (di cui i primi due pure su Xbox) regolarmente usciti sul suolo europeo, con tanto di traduzione in italiano, la serie si spostò un po’ a sorpresa su Wii producendo un solo capitolo, rimasto relegato in Giappone (esiste però una fantranslation per noi poveri gaijin). Il quinto capitolo, invece, tornò in Occidente, ma uscì sullo sventurato Wii U senza che quasi nessuno se ne accorgesse: per questo motivo accogliamo calorosamente il remaster, uscito in questi giorni sulla maggior parte delle console presenti sul mercato e su PC.
Per celebrare questo gradito ritorno, oggi parleremo di Project Zero 2: Wii Edition, remake di Project Zero II: Crimson Butterfly.
Questa Wii Edition vuole prepotentemente candidarsi come miglior episodio di sempre: pesca a piene mani dal titolo più riuscito, amato e discusso, upgradandolo grazie alle innovazioni che provengono da Zero: Tsukihami no Kamen (il quarto gioco), in modo da svecchiare il gameplay, adattandolo alle peculiarità di Nintendo Wii.
La storia, invece, è rimasta pressoché invariata, se non per qualche aggiunta minore: le protagoniste sono ancora una volta le gemelle Mio e Mayu Akamura, che si ritrovano in un inquietante villaggio abbandonato, dove anni prima è accaduto qualcosa di davvero terrificante. Nel corso dell’avventura, tramite vari documenti reperiti lungo il cammino, vi sarà possibile ricostruire gli avvenimenti del passato, collegando fra loro le testimonianze di diversi personaggi, vittime di un “qualcosa” che nemmeno può essere nominato. Alcune variabili (in particolare il livello di difficoltà e una scelta che dovrete fare verso la conclusione del gioco) vi porteranno a uno dei finali multipli approntati da Tecmo Koei (ora Koei Tecmo): chi scrive ne ha individuati cinque, di cui tre corrispondenti a quelli della versione per PlayStation 2, uno proveniente dall’edizione Director’s Cut per Xbox, e uno – piuttosto inquietante, invero – realmente inedito. Ciascuno di essi è raccontato per mezzo di filmati nuovi di zecca e davvero molto belli, tanto che è un peccato che non ne siano stati realizzati in maggior numero, magari anche per altri momenti cruciali della trama.
Mio e Mayu hanno subito un restyling, come tutto il comparto visivo: le due gemelle appaiono più adulte e procaci e, di conseguenza, meno indifese, aspetto non trascurabile nell’economia dell’opera. Per quanto riguarda la grafica in generale, bisogna constatare sin da subito che molti dei cambiamenti sono stati resi necessari dal cambio di visuale, di cui ci occuperemo fra poco. Si tratta di una scelta che incide soprattutto sul gameplay, certo, ma non solo, dal momento che gli ambienti devono essere almeno in parte ripensati. Nel complesso il risultato è davvero buono, tenendo conto chiaramente dell’hardware vetusto di Nintendo Wii. In un titolo di questo tipo non è necessario sfoggiare un tasso tecnico esagerato (cosa che Project Zero 2: Wii Edition non fa), ma è fondamentale suggestionare e impressionare il giocatore, sfruttando la direzione artistica, l’illuminazione e i rumori: in questo, Tecmo Koei pare non essere seconda a nessuno, soprattutto in un’epoca in cui i survival horror fanno più sparare e meno spaventare.
Unica nota dolente è il doppiaggio: non ci disgusta certo quello inglese realizzato per l’occasione, ma sarebbe stato meglio lasciare l’opportunità di scegliere quello giapponese; d’altronde, un gioco così fiero della sua anima nipponica ne avrebbe guadagnato.
Abbiamo già anticipato che le novità fondamentali si hanno nel gameplay, il quale comunque non si lascia suggestionare dalle derive action che si sono verificate a partire da Resident Evil 4 e rimane piuttosto fedele all’originale.
I fan di vecchia data, dunque, noteranno subito la rivoluzione delle inquadrature, che non sono più fisse: la telecamera è situata alle spalle del personaggio (solitamente Mio, più raramente Mayu), e segue i suoi movimenti. Qui entra in gioco il Wiimote: mentre la svolta a destra e a sinistra è affidata alla solita leva analogica, col telecomando sarà possibile puntare verso l’alto o verso il basso. Ciò accade non soltanto nelle classiche sessioni esplorative – che presentano i tipici enigmi del caso – ma anche durante i combattimenti, nei i quali Mio può fare affidamento solo sulla Camera Obscura: i nemici sono sempre fantasmi e vanno esorcizzati, inquadrandoli e poi fotografandoli. Questa è sicuramente la peculiarità di Project Zero, che conferisce agli scontri una forte carica di tensione (è necessario scovare l’orrore e guardarlo negli occhi…), ma in alcuni casi anche un’indesiderata frustrazione, causata da un sistema di controllo un po’ impacciato, che non consente di seguire facilmente i fantasmi più scaltri, i quali potrebbero apparire e colpire il giocatore senza che questo abbia capito come. Aumenta l’ansia, direbbe qualcuno, forse anche a ragione, però le urla di terrore non devono trasformarsi in imprecazioni…
A proposito di “effetti orrorifici”, uno dei rischi più grossi legati all’abbandono della telecamera fissa era quello di trovarsi tra le mani un titolo meno spaventoso, in cui il giocatore non notava alcuni dettagli precedentemente messi in evidenza dalle inquadrature pensate dagli sviluppatori; in questo senso si è reso necessario rivedere in parte la struttura dei livelli, con un risultato che ci è parso convincente.
Risulta ad ogni modo impossibile dire se faccia più paura l’originale o il remake: chi ha completato il primo non può più contare sull’effetto sorpresa, fondamentale in questo genere, mentre chi ha giocato solo al secondo non ha un metro di paragone. Vi assicuriamo, comunque, che Project Zero 2 è quantomeno inquietante e disturbato, soprattutto quando vedrete i finali (ad eccezione di uno). Una cosa, però, è certa: in questa Wii Edition dovrete essere in stato d’allerta anche quando raccogliete gli oggetti, visto che, come in Zero: Tsukihami no Kamen, mentre allungate la mano potrebbe comparire un fantasma. In tal caso, rilasciate velocemente il tasto A se non volete perdere salute!
La longevità è un altro aspetto assolutamente soddisfacente: la prima run dovrebbe portarvi via dieci o dodici ore, che si moltiplicheranno se andrete alla ricerca di tutti i finali e di tutti i fantasmi da fotografare. Peraltro, se vi spingerete sino alla massima difficoltà, sarà aggiunta una sezione al finale. Oltre a questo corredo, torna il Negozio notturno, introdotto dalla Director’s Cut: con i punti accumulati sconfiggendo i fantasmi sarà possibile (oltre che potenziare la propria Camera Obscura durante l’avventura) acquistare costumi alternativi (di cui un paio molto “nintendosi”) e Lenti, cioè accessori che possono essere applicati alla macchina fotografica per potenziarla. Alcune di esse si trovano nel corso del gioco, mentre altre saranno acquistabili solo dal Negozio notturno.
Dulcis in fundo, è stata aggiunta una nuova modalità, chiamata Casa degli orrori. Si gioca in modo molto diverso rispetto al resto, con controlli semplificati, che rendono questi livelli generati casualmente dei tunnel dell’orrore. Questa modalità, agli occhi degli sviluppatori, dovrebbe essere indirizzata anche alle persone non avvezze ai videogiochi e, più in generale, alle serate in compagnia, tanto che è prevista la possibilità per un secondo giocatore di interagire; dal nostro punto di vista, si tratta di una simpatica aggiunta a un pacchetto di per sé già completo, ma non certo di una feature in grado di incidere significativamente sulla longevità, a meno che non vi interessi coinvolgere qualche amico o, meglio, la vostra ragazza (o il vostro ragazzo, ché noi siamo per la parità dei sessi anche nei videogiochi, NdR).
Project Zero 2: Wii Edition è un buon remake di Crimson Butterfly, nonché un’ottima occasione per rispolverare il Wii e la serie horror a base di pulzelle indifese e macchine fotografiche, appena tornata alla ribalta con il remaster del quinto episodio.