Back in Time – Murdered: Soul Suspect
L'ultimo gioco di Airtight Games.
Sette anni fa l’attuale old gen era appena all’inizio: eravamo nella (sempre più lunga) fase cross-gen. Un titolo intrigante ma alla fine deludente di quell’inizio estate fu Murdered: Soul Suspect, l’ultimo gioco di Airtight Games, che chiuse i battenti giusto qualche settimana dopo. Il loro primo gioco fu Dark Void, offerto fra i Games with Gold un paio di mesi fa.
Ronan O’Connor è un detective dal passato burrascoso, cresciuto per le strade della sua città, abbandonato al suo destino da una coppia di genitori negligenti. Nonostante il New England non sia il Bronx, la vita nei vicoli per un ragazzino di umili origini è dura, e il nostro fatica a tenersi fuori dai guai: rapine, risse e una morte sfiorata per accoltellamento. La vita, però, è ricca di chance per una seconda opportunità, e così Ronan decide di arruolarsi nel corpo di polizia per redimersi e dimenticare tutti quei tatuaggi che porta sulla schiena, imperituri memento del suo passato. Entrando in polizia poi conosce Julia, la ragazza che gli cambierà la vita e riuscirà a tirare fuori il buono in lui, almeno fino al giorno della sua prematura morte. Ronan, dopo la tragedia, si concentra sul suo lavoro, riuscendo a salire i gradi del corpo di polizia della sua città, Salem, nel Massachusetts, fino a divenire ispettore.
Murdered: Soul Suspect parte proprio durante una apparentemente normale caccia all’uomo, nella quale però Ronan viene scaraventato giù da una finestra da un criminale mascherato. Dopo un attimo di smarrimento, il nostro protagonista si rende conto di stare vivendo un’esperienza extra-corporea, in bilico tra la vita e la morte: prima di potersi mettere il salvo però, il killer scarica un intero caricatore sul suo corpo esanime, terminando la burrascosa vita di Ronan. La morte del detective è l’inizio di Murdered: Soul Suspect: Ronan, infatti, si ritroverà trasformato in un ectoplasma con tanto di cappello e sigarette, lasciato sulla Terra per risolvere alcune faccende in sospeso prima di potersi ricongiungere alla fidanzata. La metamorfosi del nostro eroe gli rivelerà un mondo incredibile, dove passato e presente, vita e morte, si mescolano davanti ai suoi occhi e nel quale dovremo dare la caccia al nostro assassino: questa è la premessa del titolo Airtight Games.
La cittadina stessa di Salem sarà protagonista del titolo, con annessi e connessi derivanti dalla sua tremenda storia. Tra i tanti borghi del Massachusetts, il team di sviluppo non ha certo scelto a caso quella che è ricordata come la “capitale” della caccia alle streghe avvenuta a fine ‘600: innumerevoli donne furono arse vive o torturate per accuse di stregoneria da parte dei puritani, rendendo Salem un luogo storico per tutte le ragioni sbagliate. Chiaramente, in Murdered: Soul Suspect queste vicende avranno un ruolo di contorno perfetto e su queste si baserà il nocciolo della trama.
Il gioco, pad alla mano, è un detective game, nel quale potremo aggirarci più o meno liberamente per i vicoli di Salem alla ricerca di risposte. Chiaramente, essere un fantasma avrà i suoi vantaggi, in quanto potremo passare attraverso muri, oggetti e persone. Non avremo la libertà però di impunemente entrare ovunque, in quanto i muri esterni delle case restano invalicabili; il titolo giustifica questa limitazione con una spiegazione spirituale – le costruzioni sono state esorcizzate o qualcosa del genere – ma sappiamo benissimo che si tratta di limiti strutturali del videogame. Altre barriere all’esplorazione vengono dagli oggetti fantasma, arrivati da altre epoche, fatti della stessa materia di Ronan. Abbastanza intuitivamente, il nostro fantasma non potrà oltrepassarli, tuttavia la loro presenza rende il gioco decisamente più intrigante… aspettatevi di tutto, anche una locomotiva fumante fare capolino in un museo. Più fastidiosa è la mancanza di una mappa di gioco, aggiunta a un sistema di navigazione e obbiettivi insufficiente. A volte Murdered: Soul Suspect sembra un gioco uscito dagli anni 2000 a causa di alcune lacune o barriere classiche dell’era PlayStation 2.
Passando all’analisi della gameplay, Murdered: Soul Suspect si identifica in quella nicchia videoludica dei detective game, una sorta di ibrido tra un adventure in terza persona e un punta e clicca. Guidando Ronan, ci sposteremo alla ricerca di indizi e prove nei luoghi d’indagine dove si svolgeranno le vicende. Grazie a una buona varietà – e realizzazione – degli ambienti, l’esplorazione non sarà mai tediosa. In ogni indagine avremo un numero di possibili indizi da ricercare, in grado di fornire qualche dettaglio sui delitti commessi e risolvere il mistero. È qui che le abilità del nostro investigatore ectoplasma tornano utili: saremo infatti in grado di svelare ricordi nascosti o di intuire dai rumori dell’oltretomba su quale particolare oggetto concentrarci. La caratteristica interessante di Murdered: Soul Suspect, che lo distingue dalle investigazioni di un L.A. Noire qualunque, consiste nel poter seguire in qualche modo il filo logico dei pensieri del detective, selezionando le prove, parole o situazioni giuste per sbrogliare la matassa. Ronan poi potrà – da buon fantasma – possedere le persone, magari spingendole a ricordare qualcosa o origliando le loro conversazioni; peccato però che nel 99% dei casi la possessione di un individuo si limiterà a inutili frasi di circostanza lette nel loro pensiero. Finiremo anche per possedere anche alcuni gatti, usandoli per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili.
Oltre alle indagini principali, in grado di far avanzare la storia, dalla durata di 7-8 ore circa, troviamo anche una manciata di casi secondari dalle vicende intriganti, uno dei punti alti di un titolo che mantiene un intreccio più che discreto sino al termine, anche grazie ai suoi personaggi semplici ma efficaci. Ronan non sarà solo nella sua avventura: verrà presto affiancato da una ragazzina chiamata Joy, coinvolta nella vicenda del killer quanto lui. Joy, dal carattere decisamente peperino, è una medium, in grado di comunicare e vedere i fantasmi: la coppia perfetta. Per spezzare il – comunque blando – ritmo delle indagini, Airtight ha inserito anche classiche escort mission in stile stealth nelle quali per esempio, Joy cercherà di sfuggire dalla centrale di polizia. Nonostante sia dai tempi di Ashley in Resident Evil 4 che molti videogiocatori considerano questo tipo di missioni il male incarnato, in Murdered: Soul Suspect funzionano sorprendentemente bene: i poteri di Ronan infatti mescolano le carte in tavola, visto che il fantasma potrà disattivare telecamere e serrature elettroniche o distrarre i poliziotti facendo impazzire computer, stampanti o telefoni.
Molto meno riuscite le sezioni stealth mono-Ronan, nelle quali il nostro si dovrà nascondere da incappucciati demoni (tanto simili ai Dissennatori di Harry Potter) affamati di anime in pena. Per sconfiggerli basterà aggirarli, magari nascondendosi in strane sagome fantasma disseminate per i livelli, e attaccarli da dietro: un QTE poi riuscirà ad avere la meglio dei manigoldi (chissà perché dei tremendi demoni siano così deboli se sorpresi alle spalle, N.d.R.). Il problema di queste frequenti fasi è quello di sembrare fuori luogo ed essere state inserite giusto per donare a Murdered: Soul Suspect un minimo di azione (per l’interezza del gioco non sparerete un colpo o prenderete a pugni nessuno) in maniera forzata. Non se ne sentiva il bisogno e potrebbero diventare anche belle ostiche, nel caso vi facciate sorprendere da più demoni contemporaneamente.
Una particolarità ulteriore di Murdered: Soul Suspect sta nella grandissima enfasi che pone sulla raccolta dei famigerati collectible disseminati negli interni e negli esterni: più di 170, queste lettere, targhe, oggetti fantasma o brandelli d’informazione donano una visione più a 360° di cosa stia succedendo alla città di Salem e a Ronan. Sulla loro effettiva utilità, ci teniamo qualche riserva e soprattutto non capiamo come venga negata ai giocatori la possibilità di continuare a esplorare la città, raccogliendo tutti gli oggetti persi, dopo la fine del gioco.
Se perciò da un punto di vista del gameplay Murdered: Soul Suspect vi potrà intrigare senza però emozionare particolarmente, soffrendo di alcuni grossolani difetti, parlando del comparto grafico non si può certo rimanere soddisfatti. Certo, la versione da noi provata (Xbox One) mantiene 1080p e 30fps fissi per tutto il tempo, ma difficilmente riesce a impressionare. Ambienti e soprattutto illuminazione sono buoni, con la città di Salem a prendere vita davanti ai nostri occhi, ma molte altre parti sono decisamente sotto tono. Personaggi e NPC sono al limite dell’indecente, sia come animazioni, sia come qualità e quantità di textures e poligoni. Roba che avrebbe fatto brutta figura anche su Xbox 360, figuriamoci su Xbox One.
Murdered: Soul Suspect non è un brutto gioco, anzi, porta una vena di originalità, rappresentando una nicchia videoludica non certo sfruttata a dovere. L.A. Noire però, per fare un esempio, pur non essendo perfetto, resta di ben altra pasta: Airtight Games avrebbe forse dovuto spendere ancora qualche mese a perfezionare i lati tecnici e a smussare i difetti.