Back in Time – Mark of the Ninja

Nelle precedenti sei puntate, la nostra rubrica Back in Time si è occupata di giochi abbastanza datati, coerentemente con i dettami del retrogaming. Questa volta facciamo uno strappo alla regola per parlarvi di Mark of the Ninja, uscito meno di sei anni fa e lo facciamo in occasione dell’annuncio della versione remastered del titolo, che sarà presumibilmente disponibile nel corso dell’anno.

Mark of the Ninja

Mark of the Ninja è uno stealth game bidimensionale a scorrimento orizzontale, condito con una spruzzata platform e con qualche semplice puzzle. Il nostro ninja è un mietitore spietato quando coglie le vittime di sorpresa, ma è carne da macello nei combattimenti, che spesso si risolvono in un crivellamento da parte delle guardie. Per fortuna le possibilità offerte dal move set e dal level design si sprecano, consentendo quasi sempre una moltitudine di soluzioni. È possibile seguire il nemico, nascondendosi dietro agli elementi dello scenario, calarsi dall’alto col rampino, utilizzare diversivi oppure sbucare da botole e condutture… il risultato deve essere sempre il medesimo: avvicinarsi abbastanza per sguainare la lama.

A voler essere pignoli, si può trovare un neo costituito dalla ripetitività delle esecuzioni, che si attivano sempre mediante la pressione congiunta di una direzione e di X e che alternano uno scarso numero di animazioni. Minuzie queste, che non incidono certo su una formula equilibrata e appagante. Il giocatore esperto poi, può anche spingersi oltre cercando di completare i livelli senza uccidere.

Mark of the Ninja

Uno degli aspetti migliori dell’opera di Klei Entertainment è la precisione delle meccaniche di gioco, facilmente assimilabili nel giro di un paio di livelli, di cui il primo costituisce in sostanza un tutorial. Le guardie, più che avere una vera e propria intelligenza artificiale, hanno dei pattern chiari e prevedibili, necessari in uno stealth: hanno un percorso prestabilito, se si spegne una lampada si gireranno, se sentiranno un rumore cominceranno a cercarvi.

Proprio sui rumori è il caso di soffermarsi, perché saranno utili anche al giocatore, il quale può usarli per creare diversivi oppure per capire se una guardia che si trova in un’altra stanza è in avvicinamento. Lo stile fumettoso infatti, ha suggerito l’ottima idea di rappresentare graficamente i suoni: così se passerete di corsa in una conduttura si vedranno dei cerchi a indicare la fonte del suono percepita dalla guardia, che si soffermerà proprio su quel punto; parimenti quando un soldato che non è nel vostro campo visivo cammina, “vedrete” i passi in modo da capire se si sta allontanando o avvicinando. Tutta quest’enfasi sul dualismo silenzio/rumore relega in secondo piano una colonna sonora, quasi sommessa, che sembra non voler disturbare il vostro operato: in un titolo del genere, con un’atmosfera e una tensione di questo tipo, la scelta pare azzeccata.

Mark of the Ninja

L’anima arcade si estrinseca in un sistema di punteggio, utile tanto a bullarsi nelle classifiche online quanto a sbloccare oggetti e obiettivi. Quasi ad ogni azione è legato un bonus o un malus: un’uccisione perfetta (effettuata cioè premendo i tasti giusti) vale 400 punti, attivare l’allarme ne toglie 800 e così via. Se in un gioco non vi interessa semplicemente vedere come va a finire potrete sbizzarrirvi a trovare le soluzioni letali migliori, che vi consentano di guadagnare più punti in pratica, ma se cercate una storia ricca passate pure ad altro perché la trama non è certo il punto di forza di Mark of the Ninja.

Qual è il contraltare? Il sistema può talvolta rivelarsi macchinoso. Facciamo un esempio: non solo l’uccisione dà punti, ma anche l’occultamento del cadavere, quindi il giocatore che tema di arrivare alla fine del livello senza aver raggiunto i requisiti di punteggio potrebbe cominciare a trasportare corpi per ampi tratti alla ricerca di posti in cui nasconderli per avere un misero bonus, ovviamente a detrimento del ritmo. C’è da dire che però che non si tratta di una scelta imposta dal gioco, che anzi propone solitamente degli “scogli” abbastanza abbordabili con un approccio paziente.

Mark of the Ninja

Mark of the Ninja propone un’esperienza dalla durata variabile. Finire l’avventura è un’impresa alla portata di tutti, mentre il raggiungimento della perfezione richiede quantomeno una buona dose di pazienza e la perfetta assimilazione delle meccaniche del gameplay. Per snocciolare qualche numero: il gioco si compone di dodici livelli, che vi porteranno via almeno sei ore. Questa stima vale soltanto per i più frettolosi, dal momento che c’è molto altro da scoprire.

Innanzitutto gli Obiettivi: ce ne sono trenta, per un totale di 400 punti. Le richieste non sono originalissime, ma sono coerenti con la filosofia del gioco e non troppo esose: a occhio e croce, con una prima run fatta come si deve è possibile prenderli tutti meno uno, che richiede il completamento della nuova partita plus. Certo, essi richiedono di completare al cento per cento ogni schema. Ciascun livello, infatti, mette a disposizione nove “punti”: tre legati al punteggio, tre al reperimento di collectible e altri tre al completamento di obiettivi opzionali.

Tali punti servono per comprare mosse, armi e oggetti per creare diversivi. L’arsenale a disposizione è ampio: abbiamo bombe rumorose, la scatola di cartone, dardi avvelenati, trappole appuntite ecc. È possibile persino scegliere la tuta, con diversi modelli che forniscono abilità ulteriori, ma sempre a discapito di qualcosa. Il completista dedicherà molte più ore a Mark of the Ninja e lo troverà ben più stimolante, anche se a tratti un po’ frustrante a causa di qualche check-point posizionato non benissimo o di obiettivi secondari di non facile lettura. Probabilmente parte della frustrazione deriva anche dalla grossolana traduzione in lingua italiana (chi scrive ci ha messo un po’ per capire cosa significasse “uccidi tre allucinazioni”). Ecco, forse gli obiettivi opzionali avrebbero potuto essere gestiti meglio, ma non si tratta di un grosso difetto.


Mark of the Ninja è un’esperienza videoludica esaltante, in grado di appassionare grazie ad un gameplay davvero ottimo. A tratti frustrante – non tanto per vere e proprie magagne strutturali, ma per piccole ingenuità (ad esempio alcuni checkpoint o alcuni obiettivi opzionali) – e sul finale un po’ stancante, ma nel complesso si tratta di un’esperienza stealth davvero appagante, che saprà fare un’ottima figura anche in questa generazione.

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