Back in Time – Machinarium
Un bel punta e clicca con una direzione artistica eccezionale.
Questa settimana vi parliamo di un gioco che potete giocare con Xbox Game Pass (su PC) ancora per qualche giorno, fino al 31 marzo: si tratta del bizzarro Machinarium, realizzato dai geniali ragazzi cechi di Amanita Design, autori di Botanicula. Bizzarro non solo per il genere – punta e clicca – decisamente non tra i più in voga negli ultimi vent’anni, ma anche per l’onirico stile e una storia solo accennata, pur se con un carattere ben definito.
Uscito nel 2009 su PC, adattato in seguito a numerose piattaforme tra cui PlayStation 3 e PlayStation 4 e, più recentemente, Nintendo Switch e Xbox One, Machinarium è un’avventura molto particolare, nella quale seguiamo un robottino di nome Josef nella ricerca della sua compagna, rapita e portata dentro la orwelliana città di Machinarium da tre loschi figuri.
Rispetto ad altri esponenti del genere, Machinarium è davvero differente. Intanto, la storia di Josef è come detto solamente narrata tramite piccole scenette e rimane volutamente semplice e semplicistica. Il vero intreccio del prodotto Amanita Design sta nel mondo di gioco, nelle fantastiche ambientazioni disegnate a mano, dotate di carisma, dettagli e di un’architettura e personaggi che potrebbero essere usciti da un film di Miyazaki. Anche sullo schermo di PS Vita (la versione da me testata, N.d.R.), Machinarium è una gioia per gli occhi, sia per quanto riguarda lo stile, ma soprattutto per gli sfondi, un vero e proprio quadro videoludico di una città meccanica. Sfortunatamente, proprio le ridotte dimensioni dello schermo della nostra handheld console sono un piccolo difetto di questa versione di Machinarium. La sua natura di punta e clicca vuole infatti una grande cura nelle inquadrature, per vedere tutti i dettagli con i quali interagire (ci ritorneremo in seguito, N.d.R.), ma, nonostante sia presente la chance di zoomare, qualcosa viene perso della bellezza del lavoro degli artisti di Amanita nel passaggio da TV/monitor AMOLED.
Anche l’orecchio vuole la sua parte e in soccorso arriva la colonna sonora composta da Tomáš Dvořák, nella quale, in linea con il carattere del gioco, troviamo tracce di squisita pacatezza e dai suoni leggeri, perfette per il sottofondo delle nostre partite. Come nelle altre produzioni del team di sviluppo, non esiste doppiaggio, poiché oltretutto non ci sono dialoghi.
Per quanto riguarda il gameplay, poco è cambiato dalle versioni precedenti. Se su PC si giocava con il mouse, su PS3 con analogici e PS Move, in questa incarnazione invece si possono usare i due schermi touch-screen (anteriore e posteriore) per spostare il cursore. Probabilmente sarebbe stato più facile e intuitivo poter direttamente cliccare sugli oggetti interessati invece che dover occupare parte dello schermo per poter muovere un segnalino, oppure poter usare mosse touch come il famoso pinch-to-zoom. Ciò è dovuto senza dubbio alla poca precisione di uno schermo capacitivo rispetto a un mouse e alla relativa grandezza dello schermo, la quale avrebbe reso difficile cliccare proprio ciò con cui vogliamo interagire.
Machinarium non è poi un gioco semplice, anzi. A differenza di altri punta e clicca come Broken Sword, si possono analizzare solamente i punti d’interesse vicini a Josef. Dobbiamo infatti muovere in continuazione il robot, farlo alzare sulle gambe o chinare, per poter realmente interagire e andare avanti nei livelli.
Il problema sta però non in queste caratteristiche, ma nel fatto che una buona parte dei compiti che dovremo portare a termine è controintuitiva. Ci sono puzzle e rompicapo che funzionano, anzi, risultano molto stimolanti, ma il 90% del tempo che passerete con Machinarium sarà cliccando qualsiasi anfratto delle ambientazioni, cercando di scovare qualcosa o far apparire oggetti dal nulla. Questi oggetti poi non hanno descrizione, appaiono minuscoli nell’inventario e non sempre è facile comprendere come combinarli o usarli per proseguire. Chiaro, non stiamo chiedendo di avere un titolo troppo banale, ma un punta e clicca deve ricompensare l’intelligenza o l’intuito del giocatore, non tediarlo nell’esplorare gli stessi posti per ore cercando quel pannello nascosto che fa aprire la porta in questione
.Come se non bastasse, nel caso si rimanesse bloccati, Machinarium propone un libro tutorial contenente le risposte ai nostri dilemmi, ma esso stesso è ogni volta bloccato da un ridicolo mini gioco stile Gradius che ne regola l’accesso, forse per limitare l’uso a quando proprio si è con le spalle al muro.
Machinarium è un ottimo gioco, tutto sommato, se si considera l’arte che c’è dietro e il carisma di luoghi e personaggi, sebbene stilizzati. Resta però il fatto che dal punto di vista della giocabilità si poteva fare di meglio, andando più incontro all’utente in certe situazioni, senza dover per forza complicare il tutto, lavorando meglio sugli enigmi.