Back in Time – La Via della Fortuna
Chiudiamo il nostro primo anno di Back in Time parlandovi di una serie antichissima, che varcò i confini del Giappone solo una volta, negli ultimi giorni del 2011: stiamo parlando di Itadaki Street, in particolare del suo episodio per Wii, giunto in Italia con il nome di La Via della Fortuna.
Itadaki Street nasce nel 1991 su NES. La sua struttura è quella del gioco da tavolo, più precisamente quella del Monopoly: l’obiettivo di ciascun giocatore è raggiungere la somma di denaro richiesta, per poi tornare alla Banca; i soldi si guadagnano principalmente dagli avversari, che saranno costretti all’esborso di moneta sonante ogniqualvolta si fermeranno sulla vostra proprietà, la quale potrà ovviamente essere potenziata e, quindi, resa più costosa. Ad ogni giro di tabellone (ogni volta che si passa dal “via!”, insomma, NdR), le vostre finanze verranno sempre più rimpinguate.
In un certo senso, si può dire che Mario Party sta al Gioco dell’Oca come Itadaki Street sta al Monopoly, anche se è necessario fare delle distinzioni, dal momento che La Via della Fortuna dispone di due diversi set di regole, cioè quello semplificato e quello standard. Il primo è evidentemente il più adatto ad un pubblico di giovanissimi, ma è ottimo anche per chi vuole giocare con meno tatticismi in favore di un divertimento più immediato; il secondo si basa sulle stesse fondamenta, ma aggiunge alcuni elementi che complicano le cose, come il concetto di quartiere e il mercato azionario, che rendono le partite più ragionate e macchinose rispetto allo stesso Monopoly.
Lo sappiamo tutti: una festa può dirsi davvero riuscita solo se sono state invitate le persone “giuste”. Da questo punto di vista, non dovremmo avere particolari dubbi, dal momento che percorreranno la via della fortuna personaggi provenienti sia all’universo di Mario sia a quello di Dragon Quest. Il fanservice è ormai da anni una caratteristica immancabile per la serie, ma l’introduzione di Mario e compagni (invece dei personaggi di Final Fantasy) risale a Itadaki Street DS. I personaggi sono ventisei, tredici per “fazione”.
Anche gli schemi di gioco pescano a piene mani dai due immaginari: sono diciotto, nove per ciascuno, tutti caratterizzati da un citazionismo più o meno marcato. Ecco, allora, che ci troviamo a parlare incidentalmente di una peculiarità di Itadaki Street rispetto al già citato gioco da tavolo che lo ha ispirato: non esiste un unico tabellone, ma ce ne sono diversi, ciascuno caratterizzato dalla sua struttura, che può essere molto semplice (ad esempio, un 8), ma anche piuttosto articolata, richiedendo magari una pianificazione iniziale.
Ai personaggi di Mario e Dragon Quest dobbiamo aggiungere gli ormai onnipresenti Mii (che faccio fatica a digerire da sempre, NdR), che monopolizzano la modalità single player, dal momento che il giocatore potrà selezionare solo il suo Mii. Il vostro alter ego può contare su un alto tasso di personalizzazione, grazie ai numerosi abiti, accessori, mascotte, gesture e stili di gioco acquistabili. Ad ogni modo, a meno che non abbiate vagonate di tempo da perdere, è sconsigliabile dedicarsi al single player, che, come nella stragrande maggioranza dei party game, è noioso all’inverosimile. Da segnalare, a tal riguardo, la scelta un po’ sciocca di non rendere disponibili tutti i personaggi e i tabelloni sin da subito, rendendo obbligatoria la modalità Tour (quella in solitaria) se si vuole sbloccarli. Dal canto suo, però, bisogna ammettere che La Via della Fortuna cerca di mettere a proprio agio in tutti i modi anche i giocatori privi di amici reali o virtuali (d’altronde, l’online non esiste più): è possibile velocizzare i turni, salvare durante le partite e addirittura inserire il “pilota automatico” (a questo servono gli stili di gioco, per “impostare” la CPU secondo diversi parametri.) Non è sufficiente, a nostro modo di vedere, per cui comprate il gioco solo in un’ottica multiplayer; una volta tanto non dovete neanche preoccuparvi del numero di telecomandi a disposizione, visto che è anche possibile passarselo di mano in mano. Proprio come i dadi.
Chiudiamo la nostra analisi con delle mere constatazioni di rito sui comparti tecnici, che non sono certo prodigiosi, pur risultando nel complesso gradevoli. Sia la grafica sia il sonoro sono intrisi di citazionismo, come è giusto che sia e come abbiamo in parte già visto, ma lo spessore tecnico è scarso. Anche perché in questo caso avrebbe giovato più di quanto si potrebbe pensare: in un gioco in cui i tempi morti sono piuttosto lunghi, può capitare di spendere qualche istante più del solito a dare un’occhiata a ciò che ci circonda; analogamente, lo stesso tema musicale ripetuto per un paio d’ore può risultare ridondante. Ma tanto ormai dovreste aver già capito che il gioco vale la candela solo a patto di avere (almeno) un paio di amici accanto da sbeffeggiare quando si avvicinano alla bancarotta.
La Via della Fortuna è un ottimo party game, ricco di opzioni utili come il gioco in cooperativa con l’utilizzo di un solo telecomando. Rimangono i soliti problemi di questo genere: giocare da soli è davvero soporifero, anche perché la struttura è meno agile rispetto ai vari Mario Party, rendendo mediamente più lunghi i turni dei nemici, che costituiscono tempi morti decisamente corposi. Castrante la scelta di rendere “obbligatoria” la modalità single player per sbloccare alcuni personaggi e buona parte dei tabelloni.