Back in Time – Kalimba
L'ultimo gioco di Press Play.
Dopo l’acquisizione da parte di Microsoft, Press Play ha inizialmente ricevuto più attenzioni mediatiche che in passato, salvo poi andare incontro alla chiusura nel 2016. Nel 2013 Max: The Curse of Brotherhood, esaminato la settimana scorsa, dimostrò il talento dei ragazzoni danesi e ci portò un piccolo ma graditissimo regalo di Natale su Xbox One. L’anno successivo i due simpatici e imponenti fratelli Bo & Asger Strandby ultimarono i lavori su Kalimba, il loro ultimo progetto. Il gioco prende il nome da un particolare strumento a percussione africano, usato anche nella OST, composta e suonata dalla band danese Analogik (della quale fa parte anche Asger Strandby, nel tempo libero quantomeno); una colonna sonora certamente da ricordare.
Diretto a Xbox One (e in seguito PC) e originariamente conosciuto come Project Totem, Kalimba era stata – almeno per il sottoscritto – una delle sorprese della Gamescom 2014, quando nella suite del Dorint Hotel di Colonia, i due fratelli ci avevano mostrato e fatto provare una build molto avanzata. Realizzato interamente con forme triangolari – i Trixel! – Kalimba è un impegnativo puzzle platformer dove controlleremo non uno, ma due piccoli pezzi di Totem, cercando di sopravvivere all’interno di livelli da una decina di minuti ognuno, superando ostacoli e nemici.
Similmente a quanto accadeva in Max, in casa Press Play non si accontentano di portare alla luce esperimenti di gameplay, ma donano una discreta importanza anche alla narrazione, spesso solo accennata ma allo stesso tempo con un ruolo centrale. La premessa alla base di questa avventura è di quelle strane per davvero: nell’isola di Kalimba la pace viene bruscamente interrotta da una fattucchiera malvagia, la quale attacca e distrugge in tantissimi pezzettini il bonario Totem che dominava la zona, donandole pace e serenità. Nel gioco impersoneremo i magici frammenti del pilastro, i quali andranno alla ricerca dei loro compagni, per tornare a troneggiare, colorati e bellissimi, sull’isola. L’umorismo di Kalimba e del narratore, uno strano orso ben conscio di trovarsi all’interno di un videogioco, chiamato Hoebear, al quale viene affidata anche la custodia del misterioso Metaspazio, è uno dei punti forti della produzione Press Play.
Come menzionato in precedenza, nel gioco controlleremo due personaggi contemporaneamente, a volte distanziati in due zone differenti dello schermo, a volte a contatto, impilati uno sopra all’altro. Entrambi i Totem sono mappati agli stessi identici pulsanti: si muoveranno insieme, salteranno insieme e moriranno insieme: il nostro compito sarà quello di fargli superare indenni le mille e una avversità che ci si porranno davanti, sfruttando passaggi angusti, salti e piattaforme di ogni tipo per arrivare alla fine dei livelli, controllando il destino di entrambi in ogni momento.
Le meccaniche di gioco di Kalimba, specialmente negli stage avanzati, sono tante e quando si combinano possono renderci la vita molto difficile. Doppi salti, cannoni in grado di spararci via veloce, totem alati e superfici ghiacciate: l’inventiva in casa Strandby non manca di certo. Tra tutte queste soluzioni di gameplay, la più importante è però legata ai colori; d’altro canto, negli anni i videogiochi ci hanno insegnato a temere le aree colorate quasi quanto i carrelli di una miniera o le classiche punte che sbucano dal terreno. Titoli come Outland e Ikaruga basano sulle differenze cromatiche il loro gameplay e anche Kalimba fa parte di questo gruppo elitario.
Le due parti di Totem in nostra gestione saranno di due colori diversi: rosso & blu, giallo e viola, ecc. e i livelli di Kalimba saranno disseminati di zone illuminate di una delle due pigmentazioni. I più svegli di voi ci saranno già arrivati: il Totem rosso sarà l’unico in grado di superare le zone rosse, il Totem blu sarà l’unico in grado di superare le zone blu, mentre al giocatore sarà data la possibilità di cambiare, tramite pressione del tasto X, la posizione dei due Totem in tempo reale.
Questa sfida cromatica, unita al movimento e alla necessità di pensare le nostre mosse in anticipo, è la caratteristica di Kalimba che ci ha convinto di più e fatto innervosire più volte allo stesso tempo. Bo & Asger hanno costruito un’avventura forse breve ma senza dubbio geniale quanto a level design. Ma non preoccupatevi troppo della difficoltà, visto che, come in Max, i checkpoint sono davvero tanti e i livelli si lasciano terminare senza troppi problemi; se aspirerete tuttavia alle posizioni più alte nelle leaderboard o agli achievement più preziosi, dovrete allenarvi per raggiungere la perfezione. Vi consigliamo di provare, poi, le sale segrete del Metaspazio, nelle quali tutte le meccaniche di gioco saranno applicate in una sfida online al punteggio più alto.
Kalimba è dotato di una modalità cooperativa, che non raddoppia il divertimento: lo quadruplica. Assieme a un amico sul divano potremo affrontare una decina di livelli inediti e specificatamente disegnati con la co-op in mente. A entrambi i giocatori verranno affidati due totem, per un totale di quattro pezzetti di legno colorati che saltellano in giro. Il paio d’ore che vi servirà per venire a capo della sezione cooperativa di Kalimba sarà un’esperienza vecchio stile che vi ricorderete per sempre. Il sottile ma efficace gameplay di questo platform viene infatti esaltato dalla collaborazione richiesta per avere successo in due: vi ritroverete in men che non si dica a urlare, darvi il cinque e ridere cercando il timing giusto per i salti.
Se aggiungete una resa grafica 1080p/60fps, più che ispirata artisticamente parlando, potete capire come Kalimba, a 9,99 €, si dimostri un’altra piccola perla di Press Play. Davvero un buonissimo platform, che consiglio a tutti gli amanti del genere. Riesce a essere originale anche nell’invasione di giochi simili tra i titoli indipendenti.