Back in Time – Etrian Mystery Dungeon
Un crossover non imprescindibile.
Come ogni settimana, torna Back in Time, e ancora una volta si parla di 3DS, con Etrian Mystery Dungeon, un crossover fra Etrian Odyssey e Mystery Dungeon, ma solo su un piano squisitamente ludico, visto che non raccoglie le “vecchie glorie” (sempre detto che ce ne siano, N.d.R.) delle serie di appartenenza, come fa un Kingdom Hearts o un Cross Edge. Di fatto, Etrian Mystery Dungeon potrebbe essere confuso con un normale Etrian Odyssey fino al momento di scendere nei dungeon. Non è un caso che la maggior parte del lavoro di sviluppo sia stata svolta da Spike Chunsoft e non da Atlus e Lancarse.
Al primo impatto pare proprio di trovarsi davanti al solito Etrian Odyssey. Come da tradizione, le premesse narrative sono piuttosto esili e riguardano una gilda di avventurieri assoldata per esplorare i dungeon circostanti. Il character design è stato affidato a Kaoru Hasegawa e a Shin Nagasawa, che si sono occupati rispettivamente dei personaggi e dei nemici, ma parte del materiale è stato recuperato dagli episodi precedenti, che recano la firma di Yuji Himukai; non deve sorprendere, dunque, che i due artisti abbiano cercato di non discostarsi eccessivamente dallo stile di quest’ultimo, anche se in alcuni personaggi si può notare una maggior propensione per il chibi style. La colonna sonora è ancora una volta opera di Yuzo Koshiro, che si è occupato di tutti gli altri capitoli, e conta anche qualche brano che i fan possono considerare “storico”. Un lavoro non brillante (Koshiro ha fatto di meglio, anche nell’ambito di questa serie), ma sicuramente molto Etrian Odyssey.
Anche gli aspetti di gestione e sviluppo della gilda e del party sono mutuati dalla serie di Lancarse. Come al solito, la città che funge da hub è “esplorabile” solo tramite menu, che dà accesso alla locanda e agli altri locali, come la gilda, il ristorante (dove si accettano pure le ripetitive side quest), il negozio, la locanda e così via. Il sistema di crescita dei personaggi è legato al level up, che incrementa le statistiche e attribuisce uno Skill Point, da utilizzare negli Skill Tree (molto familiari ai fan), diversi a seconda della classe. Inutile dire che job e abilità ricalcano perlopiù quelle dei vari Etrian Odyssey, anche se c’è qualche nuova classe; ciò peraltro non è per niente un male, visto che negli anni il sistema ha già dato prova di funzionare.
Scendendo nei dungeon, il gioco rivela la sua discendenza diretta da Mystery Dungeon. Non ci troviamo di fronte a un dungeon crawler in prima persona, ma a un roguelike simile ai vari Pokémon Mystery Dungeon, giusto un pelo più complesso. Scordatevi il level design minuzioso e la mappa da disegnare che caratterizzano Etrian Odyssey, dal momento che gli schemi sono generati casualmente. Essi sono composti da un numero variabile di stanze dalle forme (ripetitive) tendenzialmente quadrate o rettangolari, collegate da lunghi corridoi. I nemici sono visibili sulla mappa quando ci si avvicina sufficientemente, e, a ogni mossa (passo, attacco, ecc.) del nostro leader, anch’essi ne effettuano una, molto classicamente.
Gli scontri avvengono a turni, scanditi da una barra collocata sulla parte superiore dello schermo. Purtroppo essi spesso si rivelano non particolarmente scorrevoli, a causa dell’elevato numero sia di nemici in alcune stanze, sia di membri del party, che sono ben quattro (pensiamo a un efficacissimo The Guided Fate Paradox, in cui il party contava due elementi), di cui solo il leader è controllato dal giocatore, mentre gli altri sono in mano a una I.A. rudimentale, che lascia al giocatore alcune scelte fondamentali. La formula muta solo negli scontri con i boss, in cui ogni alleato viene controllato manualmente: in questi frangenti, Etrian Mystery Dungeon ricorda un JRPG turn-based con elementi posizionali. La sconfitta equivale alla perdita degli oggetti e dei soldi raccolti.
Un elemento recuperato e rielaborato da Etrian Odyssey è la presenza di nemici fortissimi, in grado di inseguire il party. In Etrian Mystery Dungeon non si chiamano F.O.E., bensì D.O.E., e hanno una capacità di movimento decisamente maggiore: mentre nella serie di Lancarse i F.O.E. si aggirano pericolosamente all’interno di un piano del dungeon, in questo gioco essi si trovano in profondità (cioè negli ultimi piani), ma sono in grado di ascendere e di raggiungere perfino la città! Per evitare questo evento nefasto, che rende inutilizzabili alcune delle strutture di cui abbiamo parlato sopra per un determinato periodo, è necessario sconfiggere il D.O.E. oppure arginarlo costruendo una fortificazione: il D.O.E. la distruggerà, ma tornerà anche in fondo al dungeon.
I forti sono l’introduzione più interessante del gioco, in quanto non esauriscono le loro funzioni con quanto detto sopra. Esistono vari tipi di fortificazioni oltre a quella di base, che aggiungono bonus di varia natura (il più ovvio è quello di consentirvi di entrare nel dungeon non dal primo piano, ma da quello dove si trova il forte; questa funzione caratterizza tutte le fortificazioni diverse da quella di base); inoltre, è possibile collocare quattro unità della propria gilda all’interno della struttura: questo party acquisirà esperienza e avrà un duplice ruolo di supporto, soccorrendo il party principale sconfitto ed eventualmente sfidando il D.O.E. Un elemento interessante, che rende meno frustranti le sessioni all’interno dei dungeon.
Etrian Mystery Dungeon offre al giocatore ben dodici dungeon principali, composti da un numero sempre maggiore di piani (il quarto ne conta già quindici, ad esempio). Come se ciò non bastasse, sono presenti anche tre dungeon opzionali, con qualche side quest annessa, e alcuni dei dungeon principali riceveranno notevoli ampliamenti nel post-game, raggiungendo i cento piani. Tenendo conto anche delle missioni secondarie, il titolo richiede un quantitativo di ore davvero elevato. Il problema è se avrete voglia di vedere tutto quello che vi viene offerto. Le fasi di dungeon crawling non sono propriamente esaltanti, a causa di un level design casuale scialbo e ripetitivo (in questo senso, giochi come Rogue Legacy hanno fatto molto meglio), di un battle system non entusiasmante, di un sistema di interfacce non proprio intuitivo e di un sistema di controllo non particolarmente affidabile (il dash è una pena, N.d.R.). Persino sotto un profilo strettamente grafico, muoversi all’interno dei livelli non è un’esperienza indimenticabile…
Chiudiamo con un rapido riferimento alle missioni secondarie, che, come in Etrian Odyssey, richiedono perlopiù di procurarsi qualche oggetto o di uccidere qualche mostro. Ho constatato (ma forse sono particolarmente sfortunato, N.d.R.) che alcuni eventi (come incontrare un determinato personaggio) e alcuni drop sono davvero rari, e ciò va a influire sulla frustrazione del giocatore.
Giunti al termine della nostra analisi, non resta che farsi una domanda: che senso ha Etrian Mystery Dungeon? Se con Final Fantasy, Dragon Quest e Pokémon (ma anche Gundam in Giappone!), Mystery Dungeon poteva contare non solo su licenze di impatto, ma anche su numerosi personaggi pre-esistenti, con Etrian Odyssey Spike Chunsoft è andata a pescare una serie di nicchia priva di mascotte, icone o personaggi famosi (ricordiamo che fino a Untold i protagonisti di Etrian Odyssey sono stati muti e privi di qualsiasi caratterizzazione). La caratteristica principale della serie di Lancarse è la possibilità/necessità di disegnare la mappa dei dungeon, minuziosamente studiati dagli sviluppatori, grazie allo schermo inferiore della console, quindi è paradossale calare la serie in un roguelike con dungeon scialbi generati casualmente, per quanto si tratti di uno spin-off crossover. Conclusa questa breve riflessione, non mi resta che ribadire che Etrian Mystery Dungeon è un buon JRPG, ma non riesce a costituire una summa degli elementi migliori delle due serie di appartenenza.