Back in Time – Duke Nukem 3D

Hail to the King, baby!

Fino al 1995, Duke Nukem era una serie di platform 2D a scorrimento orizzontale composta da due titoli, usciti nel 1991 e nel 1993. Per il terzo episodio, Apogee Software (nota dal 1996 come 3D Realms) pensò di seguire l’esempio di Wolfenstein, che nel 1992 cambiò bruscamente genere con Wolfenstein 3D, uno dei pionieri del genere FPS, guarda caso pubblicato proprio da Apogee Software. Il progetto prese forma tra il 1994 e il 1995, in un momento di forte crescita per gli sparatutto in soggettiva, grazie alle uscite targate Id Software, che affiancò a Wolfenstein una nuova serie, Doom, e in quel periodo si mise al lavoro su quello che sarebbe poi diventato Quake. Duke Nukem 3D uscì il 29 gennaio 1996 in versione shareware, quindi abbiamo deciso di rispolverarlo in occasione del suo ventitreesimo compleanno.

Fu il passo successivo nell’evoluzione del genere: il suo motore grafico, il Build Engine, è sicuramente più avanzato dell’id Tech 1 di Doom e seguito. Questo engine, come i colleghi dell’epoca, non è propriamente tridimensionale (come invece il Quake Engine), bensì in 2.5 D, come si suol dire, ma in un senso diverso da quello che si attribuisce adesso al termine: mentre recentemente si parla di 2.5 D in quei casi in cui un titolo ha una grafica tridimensionale, ma si gioca come se le dimensioni fossero due, nel caso di Duke Nukem 3D stiamo parlando di un’opera che dà l’illusione della tridimensionalità. Senza addentrarci in tecnicismi eccessivi in questa sede (ambito nel quale rischio di fare figure grame, N.d.R.), ciò è evidentissimo nel momento in cui ci si focalizza sui nemici e gli oggetti che popolano gli ambienti, realizzati tramite sprite, ma anche gli ambienti di fatto non sono renderizzati in tre dimensioni.

Per quanto queste caratteristiche tecniche avvicinino Duke Nukem 3D ai primi due Doom piuttosto che a Quake, il gioco di 3D Realms è comunque tecnicamente più avanzato dei primi titoli di id Software, come dimostrano gli effetti speciali su larga scala, che includono edifici che crollano, terremoti e pareti deflagrate da esplosivi. Un merito del gioco è proprio quello di sfruttare massicciamente le nuove possibilità offerte dal Build Engine, grazie a un level design sapiente e variegato.

In linea con la tradizione del genere (quantomeno fino ad Half-Life), Duke Nukem 3D non perde molto tempo a definire la trama: subito dopo gli eventi vissuti in Duke Nukem II, il nostro eroe torna sulla Terra, a Los Angeles, ma riceve un’accoglienza “non troppo amichevole” da parte degli alieni che hanno invaso il pianeta. La storia si dipana – per modo di dire: parliamo di cutscene brevissime successive all’uccisione dei boss – lungo tre episodi, che vantano ambienti molto variegati. A questo nucleo originale, Duke Nukem 3D: Atomic Edition ha aggiunto un quarto episodio, “The Birth”, contenuto nell’espansione Plutonium Pak.

Nonostante l’assenza di un comparto narrativo di spessore, non si può dire che il gioco non abbia carattere, soprattutto grazie al suo protagonista, in grado di coniugare citazionismo e umorismo caricaturale. Il Duca nasce sicuramente come omaggio alla cinematografia action degli Anni Ottanta e dei primi Anni Novanta, come emerge chiaramente non solo dall’aspetto fisico, ma anche da molte delle sue frasi celebri, che costituiscono riferimenti a pellicole come Die Hard, Aliens e, soprattutto, L’armata delle tenebre (Army of Darkness), parodiato anche nel box art. Duke Nukem 3D offre per la prima volta la versione del Duca che è rimasta impressa nei ricordi dei videogiocatori, in virtù di un sapiente re-design e del doppiaggio: nel capostipite della serie, il nostro eroe non era doppiato, ma ogni tanto gli era attribuita qualche linea di testo; nel sequel, si limitava a dire “I’m back” e a urlare prima di morire; nel terzo episodio, invece, Duke Nukem può contare su un vasto campionario di frasi, che sono la quintessenza del citazionismo spaccone e (auto)ironico di cui sopra, pronunciate dal leggendario Jon St. John, che da quel momento in poi presterà sempre la sua voce al Duca – ispirandosi a Clint Eastwood, ha dichiarato – e, proprio grazie alla sua ottima prestazione in Duke Nukem 3D, si guadagnerà un posto (seppur non di rilievo assoluto) nel mondo del doppiaggio dei videogiochi. Al di là di tutte le sterili critiche che possono essere mosse al personaggio – sessismo in primis – non c’è dubbio che il Duca sia ormai nella leggenda del videoludo, nonostante dopo Duke Nukem 3D non sia uscito nessun altro titolo alla sua altezza.

Giocare a Duke Nukem 3D (o anche ai vecchi Doom) adesso ci consente di ricordare quanto il genere sia cambiato. E così bisogna dimenticarsi della Seconda Guerra Mondiale, dei conflitti fantapolitici, del cover system, dell’autohealing, dell’open-world, dei perk e di tutto quello che ha decretato il successo dei FPS più recenti.

Il gioco, come abbiamo ricordato sopra, si compone nella sua versione primigenia di tre episodi, per un totale di 28 livelli. Ciascuna missione è strutturata nel medesimo modo: dal punto di inizio bisogna raggiungere il punto di uscita (solitamente uno, in alcuni livelli due), facendosi largo fra alieni e porte bloccate da schede d’accesso. Strutturalmente, dunque, abbiamo uno svolgimento lineare, ma lo stesso non si può dire del design dei livelli, ricchi di biforcazioni, aree segrete (tranne in due schemi opzionali), condotti di ventilazione, sezioni sott’acqua, pareti distruttibili e quant’altro. Addirittura, il giocatore “moderno” potrebbe trovarsi in difficoltà a trovare l’uscita di alcuni livelli, a causa delle mappe intricate e anche di qualche limitazione tecnica: di fatto non esistono elementi tridimensionali, quindi pulsanti ed altri elementi interattivi, disegnati su texture spesso simili fra loro, potrebbero passare inosservati in alcuni casi. Insomma, i tempi di completamento dei livelli indicati dal gioco (“Par time” per i giocatori rapidi e 3D Realms Time per i fenomeni) non sono assolutamente indicativi della longevità di un titolo che alla prima run richiede sicuramente molto più tempo e che è ricco di extra, fra aree segrete (alcune davvero difficili da trovare), livelli segreti (accessibili dall’uscita segreta del livello precedente: per questo alcuni hanno due uscite) ed easter egg. Nonostante la vetustà, Duke Nukem 3D offriva anche un comparto multiplayer, non solo in LAN ma anche online, tramite sistemi ormai dimenticati (come gli americani Total Entertainment Network e DWANGO).

Duke Nukem 3D

Come ogni classico che si rispetti, Duke Nukem 3D conta su una selva di port per le piattaforme più disparate. Parlare di tutti sarebbe impossibile (più che altro, servirebbe una recensione ad hoc per ciascuno di essi), ma possiamo cercare di tracciare una panoramica.

Parlando dei port dell’epoca, bisogna considerare soprattutto le versioni PlayStation, Saturn e Nintendo 64, tutte diverse fra loro e tutte diverse dall’originale. Quella per PlayStation (in Europa semplicemente Duke Nukem) è stata la più criticata, soprattutto a causa delle limitazioni tecniche (frame rate e dettaglio grafico scadenti, mancanza dello split screen), ma può contare sull’esclusivo episodio aggiuntivo Plug ‘N’ Pray: proprio queste missioni hanno portato a rivalutare in un secondo momento questa versione, soprattutto da quando è possibile ovviare ad alcuni problemi tramite emulazione. Duke Nukem 64 probabilmente è la versione migliore fra le tre di cui sopra, nonostante l’assenza di musica in-game a causa delle limitazioni di memoria del supporto. Nel complesso, comunque, la scelta migliore rimane sempre e comunque giocare su PC, ovviamente, possibilmente la Atomic Edition.

Fra le versioni recenti, spicca quella per Xbox 360, un port di Duke Nukem 3D: Atomic Edition con piccoli cambiamenti e l’aggiunta di un’opzione rewind, che consente al giocatore di riavvolgere il tempo a piacimento quando Duke viene ucciso. Questa feature è stata ripresa da Duke Nukem 3D: Megaton Edition, ad oggi probabilmente il miglior modo per giocare al classico di 3D Realms, in virtù della compatibilità nativa con i moderni computer e qualche piccola limatura al comparto tecnico. Disponibile su Steam (versione consigliata) e PS Store (cross-buy fra PS3 e PS Vita), la Megaton Edition include la Atomic Edition e tre expansion pack: Duke it out in D.C., Duke: Nuclear Winter e Duke Caribbean: Life’s a Beach. Ricordiamo, infine, che in occasione del ventesimo anniversario del gioco, è uscito un remake tridimensionale, chiamato Duke Nukem 3D: 20th Anniversary World Tour.

Duke Nukem 3D


Duke Nukem 3D è ancora un FPS godibilissimo, quindi può tranquillamente essere considerato un classico: chiaramente non lascia più a bocca aperta il giocatore, ma ha acquisito un fascino retro che si aggiunge al genuino divertimento ancora dispensato. La caratteristica vincente dell’opera di 3D Realms è il connubio fra la semplicità e la ricchezza: le fondamenta del gameplay sono essenziali – di fatto, non si fa altro che sparare e cercare qualche oggetto o pulsante – ma ben realizzate, e la ricchezza di livelli, ciascuno con le proprie peculiarità e i propri segreti, di armi (undici) e di nemici (una ventina, inclusi gli imponenti boss di fine episodio) rende ogni missione appagante.

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche