Back in Time – Dreamcast Collection
Un'operazione nostalgia orchestrata un po' maldestramente.
Al momento dell’annuncio, da parte di Sega, di un’uscita su Xbox 360 di una raccolta di grandi capolavori Dreamcast, a molti videogiocatori di vecchia data si drizzarono le orecchie. La bianca console, nei suoi anni di massimo splendore, ha sfornato dozzine di capolavori. Tutto questo entusiasmo si spense in gran parte all’annuncio dei giochi inclusi: solo quattro, di cui due già usciti in precedenza come Live Arcade (Sonic Adventure e Crazy Taxi) e due new-entry, Sega Bass Fishing e Space Channel 5: Part 2. Niente Shenmue, niente Chu Chu Rocket, nemmeno Seaman o Skies of Arcadia.
A nove anni dall’uscita di Dreamcast Collection, torniamo sui classici Sega per vedere come sono invecchiati.
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Sonic Adventure
Capitolo originale della saga dedicata al porcospino blu in tre dimensioni, esordio della serie su Dreamcast e ancora oggi gioco con una fanbase discreta, nonostante i suoi difetti, che appaiono più evidenti adesso che in passato. Nel caso non conosciate l’originale, è noto come il gioco in cui Sonic si trovò per la prima volta a fare i conti con un mondo 3D, dotato di hub centrale e tanti livelli sparsi per la città stessa e dintorni. Tra i numerosi punti di forza ricordiamo una sensazione di velocità fantastica, grafica splendida per il 1999 (!), ben cinque personaggi giocabili e un ottimo design dei livelli, che riuscirono a mantenere il feeling con le versioni 2D. Se da una parte il lavoro di SEGA appariva ottimo, una storia non ispirata, animazioni poco fluide e, sopratutto, un sistema di telecamere confuso e confusionario non permisero ad Adventure di insidiare classici del genere come Super Mario 64.
Dopo una riedizione su GameCube chiamata DX, il Sonic Adventure che trovate nel DVD di Dreamcast Collection è lo stesso visto arrivare l’anno precedente su XBLA, con i suoi – pochi – pregi e – molti – difetti, primo e non ultimo quello di essere “invecchiato” davvero male. Le pochissime aggiunte (obbiettivi e Time Trial) non bastano per giustificare un lavoro così approssimativo da un punto di vista tecnico da parte del team che si è occupato del porting, senza modificare o aggiustare nessuno dei problemi nel sistema di controlli e persino senza visualizzarlo in widescreen. Sì, giocherete a Sonic con due belle bande blu ai lati dello schermo. Non basta la buona qualità intrinseca del gioco, Sonic Adventure è un buco nell’acqua come conversione. Volete anche la beffa? I contenuti aggiuntivi dell’edizione DX sono a pagamento!
Crazy Taxi
Musica dei The Offspring a manetta, corse senza senso in una sorta di San Francisco virtuale, divertimento a fiumi e un bel timer giallo che ci indica quanto tempo abbiamo prima di portare i nostri clienti a destinazione, questo è tutto ciò che ha fatto di Crazy Taxi un successo sia in sala giochi sia su Dreamcast.
Sfortunatamente, però, al gioco di guida arcade più scanzonato di sempre si può applicare lo stesso discorso fatto con Sonic Adventure: “ti ricordavamo meglio”. Il primo “colpo” si ha quando si scopre che la licenza per la colonna sonora punk-rock con The Offspring e altri gruppi famosi è sparita in Dreamcast Collection, in cui le tracce magnifiche e adrenaliniche dell’originale sono state sostituite da insipide canzoni di gruppi sconosciuti, levando uno dei punti forti al titolo. In più, selezionando una qualsiasi delle modalità (arcade, classica e Crazy Box, dove si affrontano varie fide), il motore fisico, la grafica e in generale la presentazione ormai datate e oggettivamente superate si fanno sentire, facendo scemare in breve tempo il fattore divertimento. Dopo tanti anni di onorato servizio, ci viene forse da dire che Crazy Taxi ha fatto il suo tempo.
Sega Bass Fishing
A risollevare la qualità di Dreamcast Collection arrivano i due titoli “inediti” per la piattaforma Live Arcade (anche se uscirono comunque separatamente nel 2011), tra i quali, per i più nostalgici utenti delle sale giochi situate nelle località balneari, Sega Bass Fishing e il suo controller a forma di canna da pesca con mulinello incluso non può che non riportare alla mente una bella quantità di gettoni usati per pescare bei pescioni, il tutto accompagnato da musica rock. Apparso anche su Wii, Sega Bass Fishing si ritrova su Xbox 360 e tutto è lì dove lo aspettavamo, dalla modalità Arcade, con quel maledetto timer, gli “hit bonus” e la classifica dove entreranno tutte le nostre prede più pesanti (“HUGE!”), alla modalità Classica, più incentrata verso una sorta di carriera, oltre che ad un rilassante Allenamento. La realizzazione tecnica era ottima allora e resta funzionale adesso, così come lo splendidamente realizzato gameplay, capace di trasformare uno sport lento e noioso come la pesca in una frenetica lotta contro bestie fluviali virtuali e contro l’inesorabile scorrere del tempo.
In questo caso, anche se la conversione non porta nulla di particolarmente nuovo, il lavoro è molto più rifinito e, in generale, Bass Fishing non sembra subire il passare degli anni come i colleghi. Siamo d’accordo con chi di voi potrebbe obiettare come resti in fondo un gioco di pesca senza particolari pretese, con cui farete una partita ogni tanto e che inoltre perda molto del feeling dell’originale, controllato con gli analogici del controller per Xbox 360 (non però un disastro questo adattamento dei controlli) rispetto al controller dedicato, ma senza molti dubbi Sega Bass Fishing vince il premio come passatempo più addictive di questa collection.
Space Channel 5: Part 2
Originato dalla mente di Mizuguchi (sì, quello di Rez), Space Channel 5 è stato un moderato successo commerciale su Dreamcast, uscito a stento dal Giappone e pubblicizzato forse solo in seguito, grazie a un port su PlayStation 2. Fortunatamente SEGA ha deciso di inserire Part 2 in Dreamcast Collection come perla nascosta.
Ma cos’è Space Channel 5? I meno giovani si ricorderanno dei giochi musicali che impazzavano prima della “rivoluzione” di Guitar Hero e Rock Band: quei tempi in cui si usavano freccette, tappetini e pulsanti per riprodurre le azioni viste su schermo o seguendo quello che ci indicavano le icone, ballando e suonando con in mano solo un semplice controller. Ecco, in Space Channel 5 sarete chiamati a danzare, suonare strumenti e sparare a ritmo di musica, accompagnando l’avventura della giornalista spaziale Ulala, alla ricerca di un modo per difendere la galassia dalla minaccia di Robot ballerini chiamati i Rhythm Rogues. Questi stilosi nemici cercheranno di attaccare le astronavi e i pianeti dell’universo di Ulala, rapendo migliaia di persone e costringendole a ballare, guidati da un misterioso comandante di nome Purge. La nostra reporter dai capelli rosa combatterà per la libertà, accompagnata da altri ballerini (uno di essi è niente meno che Space Micheal, un Micheal Jackson spaziale, doppiato realmente dal vero Jacko!), esibendosi in mosse provocanti e molto trash. Ma come fare per sconfiggere i nemici? Semplice, copiando, a ritmo, le loro mosse, le quali verranno affidate ad alcuni pulsanti e al D-Pad di Xbox 360. Senza ausilio di icone di alcun tipo, il giocatore dovrà fare ricorso al suo senso del ritmo per superare i – difficili anche se non molti – livelli del gioco e salvare le vittime dei rapimenti.
Space Channel 5: Part 2, nonostante qualche piccolo problema nel sistema di controllo, dovuto anche alla mediocre qualità del D-Pad della console Microsoft, si erge senza dubbio a miglior elemento della Dreamcast Collection e must have per tutti gli amanti di rhythm game.
Come già detto in apertura, non si può essere entusiasti di questa raccolta, che anzi forse ha infangato il nome di Dreamcast piuttosto che riportarlo in auge. Al di là della discutibile quantità di titoli inclusi e della scelta, sin dal momento dell’inserimento del disco nella console si denota una mancanza di impegno da parte di chi ha curato questa collezione, a partire dalla schermata iniziale di selezione del software, di realizzazione quasi inquietante nella sua bruttezza. Le cose non vanno meglio dopo, in quanto anche semplici opzioni, come lo swap tra i vari titoli, sono macchinose e implicano il passaggio per la dashboard con conseguente reset. In più, anche i quattro giochi stessi vengono trattati nella cronologia come XBLA separati, quasi come se gli sviluppatori avessero preso i vecchi software, adattato menu e comandi alla nuova console, messo tutto insieme con qualche striscia di nastro adesivo e impacchettato per la vendita.
Non potrete cogliere quello che è stato Dreamcast da questa scarna raccolta messa insieme disordinatamente. Certo, la qualità dei titoli è buona, ma già quella dei port rivela un lavoro raffazzonato da parte di Sega che non merita certo il nostro plauso.