Back in Time – Bullet Witch
Dopo la puntata dedicata a Mark of the Ninja e il trittico di God of War, Back in Time torna al gaming giapponese parlandovi di Bullet Witch, in occasione della release del gioco su Steam e Humble Bundle, avvenuta tre giorni fa ad opera di XSEED. Chiaramente, trattandosi di una retrospettiva, l’articolo prende come riferimento la versione primigenia per Xbox 360, segnalando però anche le (non molte, a dire il vero) aggiunte e migliorie di quella per PC.
Bullet Witch rappresentò il debutto di Cavia nella next-gen dell’epoca. Lo studio nacque nel 2000 e si rivelò piuttosto prolifico, sviluppando principalmente giochi su licenza, ma anche qualche bizzarro progetto originale, come Drakengard. La sua opera migliore fu Nier, autentico cult game nell’ambito della nicchia ruolistica. Peccato che si trattò pure del suo testamento, prima dell’assorbimento in AQ Interactive nel 2010.
La protagonista del gioco è la strega Alicia, bellissima e potentissima. Il suo background inizialmente è ignoto, ma il suo scopo è sterminare i demoni che infestano la Terra nel 2013. Il dettaglio insolito della vicenda è che sono armati fino ai denti, tra fucili, mitragliatori, carrarmati ed elicotteri: quello che avrebbe potuto essere il canovaccio di un hack and slash in realtà costituisce il pretesto di un TPS infarcito di occultismo. La storia non è particolarmente complessa o articolata, ma funziona bene per essere la trama di uno shooter e lascia intravedere quel tocco grottesco che già aveva caratterizzato Drakengard. Anche la direzione artistica contribuisce, con demoni ripugnanti ma allo stesso tempo quasi ridicoli; peccato solo che le tipologie non siano numerose. Bullet Witch potrebbe benissimo essere tratto da un B-Movie, e la cosa ormai suona più come un pregio che come un difetto.
Anche il comparto tecnico è un po’ trash, ma ciò non può risultare in alcun modo un complimento, perché si traduce in una moltitudine di magagne: non possiamo non menzionare quantomeno il frame rate incerto, le collisioni imprecise, l’abbondante pop-up, le compenetrazioni poligonali e le texture slavate. Insomma, soprattutto in movimento Bullet Witch non fa una bella impressione, per quanto siano apprezzabili il modello poligonale di Alicia e l’ampiezza e la distruttibilità degli scenari, doti che non caratterizzano altri esponenti del genere pur di miglior fattura. A sua discolpa possiamo ricordare che il gioco uscì nel 2006 e non era certo di una produzione ad alto budget. La re-release per PC è un po’ meglio, vantando una maggiore risoluzione, un frame rate più stabile e miglioramenti al sistema di illuminazione.
Sul versante del sonoro la situazione non migliora molto: la OST cupa e drammatica svolge il suo dovere, ma lo stesso non può dirsi del doppiaggio inglese (e quello giapponese è assente) e per gli effetti datati e decisamente poco efficaci. Alcuni momenti nel gioco sono (o dovrebbero essere) spettacolari e fragorosi, quindi è un peccato che il sonoro non riesca a lasciare il segno.
Bullet Witch propone una rilettura nipponica di un genere non molto amato in Giappone, ma piuttosto diffuso in Occidente: si tratta degli sparatutto in terza persona, consacrati in quell’epoca da Gears of War, ma le analogie con l’opera di Epic Games si fermano qui.
La nostra eroina è una strega, quindi ha a disposizione la magia e l’immancabile scopa, solo che quest’ultima non serve per volare, ma è una sorta di arma da fuoco in grado di assumere quattro forme diverse potenziabili, tre delle quali da sbloccare; non sono molte e, comunque, userete perlopiù la prima oppure il gatling. Le munizioni sono illimitate, ma ricaricare consuma MP, che si rigenerano abbastanza rapidamente, così come la salute. La marcia in più è data dalle numerose magie, anch’esse potenziabili, piuttosto varie ed efficaci (alcune sono pressoché indispensabili): si spazia dalla Volontà (somigliante alla Forza Jedi) al Tuono, fondamentale per distruggere i carrarmati, dalla Muraglia al Tornado, che spazza via gli elicotteri, e altre ancora, fino a Meteo, un cataclisma che distrugge l’ambiente circostante. Pur non essendo gestite con un sistema comodissimo, non c’è dubbio che le magie costituiscano il vero valore aggiunto del gameplay, grazie anche alla spettacolarità di alcune di esse.
I problemi, invece, sono perlopiù di natura tecnica. Innanzitutto, il sistema di controllo non è agilissimo e non consente di prendere la mira con la precisione che dovrebbe offrire un TPS. Secondariamente, l’I.A. di nemici e alleati (tutt’altro che indispensabili) pare arrivare direttamente dalla precedente generazione. Ciò non toglie che alcuni frangenti possano risultare impegnativi a causa dell’elevatissimo numero di nemici o delle magagne del sistema di rilevamento delle collisioni, che possono portarvi alla morte contro i nemici dotati di telecinesi, grandi cervelli fluttuanti che erigono barriere, rendendo necessaria la loro uccisione per proseguire. Si tratta di morti sporadiche ma spesso inspiegabili e quindi frustranti, anche per via della struttura a check point, che obbligherà il giocatore a ripetere la sezione.
Anche il profilo meramente quantitativo lascia a desiderare: Bullet Witch si compone di sole sei missioni, della durata di mezz’ora o poco più ciascuna. Il timer potrebbe essere incrementato dai game over – ma questo dipende dalla difficoltà selezionata all’inizio e dall’abilità di ciascuno – e dai DLC (inclusi nella release per PC, a pagamento su Xbox 360, ma comunque molto economici), che aggiungono alcune missioni secondarie.
Non esistono modalità multiplayer né particolari incentivi al replay, se non gli Obiettivi e le classifiche online, ben poco stimolanti vista la natura del gioco, piuttosto lontana da quella arcade. Gli Achievement sono abbastanza bizzarri per il numero ridottissimo (solo quattordici), ma le richieste sono banali: si tratta di finire le varie missioni e di completare il gioco a tutti i livelli di difficoltà, di potenziare tutto al massimo e di giocare per quindici ore, che dovreste riuscire a raggiungere rifacendo l’avventura a tutte le difficoltà presenti. Ma sarebbe ragionevole stancarsi prima.
Cavia non ha prodotto nemmeno un capolavoro, ma i suoi giochi erano spesso dotati di un qualche aspetto interessante. Non si può dire che Bullet Witch non ne avesse alcuno, ma, allo stesso tempo, non si è rivelato un’esperienza soddisfacente: in un paio di sessioni si conclude, senza fornire momenti memorabili che incoraggino una seconda partita.