Assassin’s Creed Valhalla: La furia del Berserkr
La nascita, la guerra e la morte di un Berserkr.
Assassin’s Creed Valhalla ci catapulterà nel bel mezzo dell’epoca più gloriosa dell’espansione vichinga, quando i popoli scandinavi diedero inizio alle scorribande e alle conquiste in terra inglese. Le sanguinose battaglie si tramuteranno in vittorie in favore dei vichinghi. soprattutto grazie alla furia dei loro guerrieri. Fra le loro fila, si vociferava che alcuni di essi, prima di scendere in battaglia, entrassero addirittura in una sorta di stato di trance, denominato berserksgangr, grazie al quale davano pieno sfogo alla loro furia e fossero in grado di non provare alcun dolore.
Eivor, il personaggio principale del prossimo titolo di Ubisoft, godrà proprio di tale facoltà e per questo motivo abbiamo scelto di approfondire il tema dei Berserkr, in quanto fortemente radicato nella cultura dei guerrieri norreni e legato a doppio filo alla loro divinità principale, Odino. I berserkr erano infatti tutti dediti a Wotan/Woden, altri nomi di Odino, il quale, secondo la leggenda, gli faceva dono di parti del suo spirito, trasformandoli in vere e proprie furie, desiderose solo di sangue e morte.
Si parla dei berserkr (o berserker in inglese) soprattutto nelle saghe, i poemi epici che trattano la mitologia scandinava e le imprese dei suoi eroi leggendari. In queste opere si parla di loro come guerrieri seminudi, coperti solo da pelli di animali, orsi o lupi perlopiù. Si pensa infatti che il loro stesso nome derivi proprio dal loro vestiario, se così vogliamo chiamarlo: andando ad analizzare l’etimologia del nome berserkr si pensa che sia composto dalle parole beer (orso) o baar (lupo) e da sarkr (maglia), quindi “maglia di lupo/orso”, ciò rimanderebbe anche a un altro gruppo di guerrieri mitologici chiamato úlfheðinn (teste di lupo).
Secondo la leggenda, i berserkr andavano in battaglia quindi privi di ogni protezione, coperti solo dalle pelli degli animali: diventare un guerriero, guidato solo dalla furia, era il loro sogno, il modo per vincere la paura delle mutilazioni, delle ferite e del dolore che la guerra causava. Privi di ogni timore e del senso del dolore, non avevano bisogno di alcuna protezione ma solo della rabbia a guidarli durante il loro violento cammino verso la vittoria. La loro insensibilità alla sofferenza era così potente che, in alcune leggende, potevano morire soltanto perdendo la testa o gli arti, diventando a tutti gli effetti esseri invincibili. Si riteneva addirittura che questi combattenti venerassero gli orsi e i lupi tanto da esser capaci di tramutarsi in essi durante gli scontri. Fra il lupo e l’orso, il secondo viene più spesso accostato a questi guerrieri vichinghi che a volte cambiavano il loro nome in Björn, proprio in riferimento al grande mammifero.
Nelle saghe viene anche fatta menzione del fatto che i berserkr si riunissero in delle sorte di confraternite di guerrieri e che per entrare a farne parte bisognasse superare una prova, un combattimento che ne mostrava il reale valore. Proprio come tutti gli altri combattenti vichinghi, anche ai berserkr veniva promesso il Valhalla alla loro morte: Odino li avrebbe attesi nella Sala degli Eroi per festeggiare e combattere fino al Ragnarok. Quando queste dicerie cominciarono a prendere piede, anche gli eserciti reali cominciarono ad avere i propri guerrieri berserkr, chiamati così proprio per sfruttare le voci che giravano e incutere timore negli schieramenti avversari.
Secondo la tradizione, prima di morire e raggiungere il Valhalla, i berserkr erano uomini che prediligevano l’azione e l’istinto invece che la logica e venivano associati ai furti, all’ebbrezza, all’amore per il colore nero (tanto che alcuni dipingevano il loro corpo) e alle tenebre. Per quest’ultimo aspetto e per la già citata vicinanza agli animali sacri, spesso sono stati associati anche ai mannari.
Lo stato di trance in cui i berserkr finivano aveva come scopo quello di far scivolare via il loro spirito, mandandolo in stasi, per cambiare totalmente la loro personalità e oltrepassare i loro limiti, da qui l’accostamento con i lupi mannari. Questo viene ripreso più volte anche nei poemi: nella saga di Egils, uno dei parenti di Egill è soprannominato Kveld-Ulfr ossia “Lupo della sera” perché pare che si trasformasse in lupo ogni volta che il Sole scomparisse.
Si crede che in realtà, il tipico furore dei berserkr nascesse grazie a delle pratiche sciamaniche: grazie a esse i guerrieri cadevano in una sorta di stato di controllo della mente o che venissero condotti degli allenamenti particolari, sempre riguardanti il controllo mentale. Secondo altre correnti di pensiero sembra che lo stato di furia fosse assimilabile a delle malattie quali l’epilessia o il morbo di Paget. Altri ancora pensano che la folle smania derivasse dall’assunzione di sostanze allucinogene tratte dai funghi Amanita Muscaria. Anche in leggende di altri popoli vi sono richiami simili, come quella di Cú Chulainn, eroe irlandese capace di trasformarsi in una vera e propria belva senza controllo, incapace di distinguere amici dai nemici e viceversa: tale stato di furia veniva chiamato ríastrad, ossia distorsione.
Sembra che il berserkergang avesse dei “sintomi” ben precisi: inizialmente si prova un leggero tremore che via via va espandendosi fino ad arrivare ai denti, seguito da una sensazione di freddo estesa a tutto il corpo. A questo si sarebbe accompagnato poi il cambiamento del colorito della pelle per poi giungere alla perdita vera e propria della serenità, cadendo in preda alla rabbia incontrollata e alla voglia di pestare chiunque.
Con l’avanzare dei tempi e l’arrivo del Cristianesimo, il furore dei berserkr venne accostato al mito della Caccia Selvaggia (qualcuno ha nominato The Witcher 3?) in chiave cattolica ossia un corteo di pazzi posseduti dal demonio, presagio di sciagure, morte e distruzione. La conseguenza fu che ogni emulazione o parola relativa alle gesta dei berserkr venisse bandita. Il Cristianesimo ha come fulcro un dio pacifico e non guerriero, e la furia cieca dei guerrieri norreni cozzava pericolosamente con i principi cattolici. Fu così che la scomparsa della cultura dei berserker divenne solo una delle facce del declino vichingo: le figure dei mitici guerrieri indomiti e invincibili risulteranno poi, a causa del potere della Chiesa, dei veri e propri diavoli, invasati e scriteriati.