Akira Toriyama tra manga e videogiochi
Akira Toriyama non ha solo cambiato il mondo dei manga ma, con il suo stile, ha influenzato anche il mondo dei videogiochi
È difficile per me scrivere questo editoriale, non dopo l’8 marzo, non dopo la notizia che ha sconvolto il mondo del fumetto giapponese, dell’animazione e anche dei videogiochi. Akira Toriyama se n’è andato l’1 marzo 2024, ma la notizia, per volere della famiglia, é trapelata qualche giorno dopo. Ed é ancora difficile da digerire.
Akira Toriyama per me, come per molti ragazzi della mia generazione e anche le successive, é stato un punto di riferimento, un’ispirazione artistica, un mito che, grazie alle sue opere, é riuscito a far sognare bambini, ragazzi e adulti di tutto il mondo.
Con questo editoriale vorrei fare un viaggio, attraverso la vita del maestro con i suoi successi e anche insuccessi. Toriyama non è stato solo l’autore di Dragon Ball e di Dr. Slump e Arale, ma per arrivare al vertice è dovuto partire dal basso, dopo molti insuccessi e storie scartate.
Grazie alla sua determinazione e a persone ugualmente carismatiche, che hanno creduto in lui e nel suo talento, è riuscito a diventare l’autore influente non solo nell’editoria giapponese, ma anche nel mondo dei videogiochi.
La storia di Akira Toriyama: da zero al successo mondiale
Nato sull’isola principale del Giappone, Honshu, il 5 aprile 1955, in una regione principalmente rurale, vicino alla capitale Nagoya. Lui crebbe al margine dei campi, nella vasta pianura di Nobi, dove addirittura l’asfalto era poco diffuso.
La sua passione per la matita nasce sin dalla scuola materna e raggiunge il suo apice dopo aver visto il film de La Carica dei 101, uscito in Giappone nel luglio del 1962, quando aveva sei anni e mezzo. Rimase sbalordito dai disegni e, a detta sua, dalle movenze dei cani così naturali. Da li in poi questo suo amore per la natura lo trasmetterà attraverso le sue opere e i suoi personaggi.
Durante il periodo delle scuole elementari, oltre a passare le giornate a non fare nulla o a disegnare quello che più desiderava, scoprì i manga dopo che vide la collezione di una sua compagna.
Egli stesso si descriveva come l’erede di Walt Disney tanto quanto quello di Osamu Tezuka. Da bambino era un grandissimo fan dell’androide volante Tetsuwan Atom (Astro boy). Fu quello il punto di partenza per la sua carriera.
Alle superiori si appassiona al cinema, dopo aver abbandonato le letture presenti sulle riviste Shonen che non facevano per lui. Toriyama si cibava principalmente di cartoni animati che andavano di moda in Giappone come Super Robot 28 (Tatsujin 28-go, letteralmente “l’uomo di ferro n°28″), con i suoi robot giganti; 8 Man e il suo cyborg scattante, di Kazumasa Hirai e Jiro Kuwata; o anche Omatsu-kun e i suoi gemelli burloni, creati da Fujio Akatsuka, chiamato il “re del manga umoristico”.
Queste opere, per lo più sconosciute in occidente, furono molto importanti per il Giappone del dopoguerra. Il piccolo Toriyama non fa eccezione, assorbe tutto come una spugna, disegni meccanici e tondeggianti, scene d’azione che vanno oltre le leggi della gravità, umorismo, tutto quanto faranno parte del bagaglio artistico del futuro mangaka.
Negli anni 70 si avvicina al cinema e si allontana dai cartoni animati e dai manga. Nel buio della sala, il giovane Akira assisterà alle pellicole d’azione o film di fantascienza. In particolare scopre i Kaiju, i giganteschi mostri – primo tra tutti Godzilla – per i quali nutrì una forte passione che rivedremo spesso nelle sue opere.
Ma non solo film d’azione con mostri giganti, Toriyama era un grandissimo appassionato di film di kung-fu come i tre dell’Operazione Drago di Jackie Chan (suo grande amico in futuro). Gli inevitabili Tokusatsu, serie con super eroi cybernetici interpretati da attori in tutine, come ad esempio Ultraman. Non potevano mancare i film della nuova Hollywood di quel periodo – Lo squalo, Star Wars, Alien – e i film d’animazione Giapponese come Nausicaä nella valle del vento.
La sua grande passione per il cinema lo avvicina anche al cinema di Tarantino, con il quale assorbe la grammatica del grande schermo, fatta di variazioni di piani sequenza e prospettiva. Provò anche a girare un film amatoriale con un suo amico. Fallì miseramente.
Durante l’età adulta, i genitori volvano che si trovasse un lavoro, per lo più per badare ai suoi vizi e per non “poltrire” a casa. Dopo l’università di design, prova diversi lavori come in una fabbrica di calzini, il quale veniva apprezzato per le sue grafiche, salaryman dove veniva stimato per le sue capacità di eseguire qualunque illustrazione, ma non faceva per lui.
Senza un’obiettivo nella vita e senza la possibilità di comprarsi le sue amate sigarette, arriva la svolta. Shonen Magazine cercava nuovi artisti e il primo premio prevedeva una somma in denaro di 500.000 yen (circa 4.000 euro). Da li, forte della sua passione per Tezuka e le sue abilità nel disegno, si decise che sarebbe diventato mangaka.
Nel 1980, il giorno del suo ventitreesimo compleanno, il giovane Toriyama con la passione per i modellini, le sigarette e i triceratopi, inviò il suo primo manga alla rivista Weekly Shonen Magazine, la più generosa rivista di fumetti dell’epoca, e quella con i compensi più alti. Ma il giovane mangaka non riesce a mandare il lavoro nei tempi previsti e si trova a dover ripiegare per Weekly Shonen Jump, la quale, cercava proprio una figura come la sua.
Il primo manga che Toriyama manda alla casa editrice è Awawa World. Scartato: disegno rozzo, composizione banale e, seppur presente le caratteristiche tipiche di Toriyama, un fallimento totale. Ma un fallimento non significò una sconfitta, fu uno stimolo maggiore. Fu l’inizio di una lunga relazione con Shueisha e soprattutto con l’editor che ebbe un’importanza cruciale per la sua carriera e per la sua evoluzione: Kazuhiko Torishima.
Toriyama e Torishima sono come il giorno e la notte, hanno avuto storie e vissuti simili ma esperienze totalmente diverse. Quando i due si incontrarono negli uffici di Shueisha, Toriyama era un ventitreenne inesperto nel mondo dei manga, mentre Torishima un vecchio lettore di Nietzsche e Pascal molto pragmatico che dei manga per ragazzi non interessava nulla. Ma funzionavano. Torishima vedeva del talento nascosto in Toriyama e lo spronava, cestinando tantissimi tentativi del mangaka, a tirare fuori il suo talento.
Il secondo tentativo presentato a Young Jump (una testata minore di Weekly Shonen Jump), è il manga Nazo no kidney jakku, una parodia di Star Wars. L’opera non convince del tutto il suo editor e la casa editrice, ma più del miscuglio di riferimenti all’opera di Lucas, un dettaglio colpì l’attenzione di Torishima: le insolite onomatopee.
Grazie a questo suo tratto distintivo, e la creazione di un lettering tutto suo, Toriyama prova a serializzare una storia sotto consiglio del suo editor, prima si limitava a storie molto brevi. Ci prova con Wonder Island, ma la narrazione frammentata, le gag che si susseguono senza una trama di fondo, non convinse il pubblico, infatti si piazzò ultimo nella classifica di gradimento. Toriyama fu sconfitto, ma Torishima ci credeva ancora.
Tutte le opere a seguire come: Wonder Island 2, una giornata sulle isole Highlight, e altre storie, non vennero apprezzate ne dal pubblico ne dal suo editor. Il 1979 sembrava un anno da incubo per Toriyama, fin quando non venne pubblicato Gal Kiji Tomato (Tomato, Girl Detective).
Il personaggio protagonista, una giovane detective di 18 anni dai metodi poco ortodossi, e l’umorismo folle, vinsero. Era già chiaro che Tomato presentava delle caratteristiche molto simili al personaggio che portò Akira Toriyama al successo assoluto: Arale, la futura eroina di Dr. Slump.
Weekly Shonen Jump pubblica il 4 febbraio 1980 i primi due capitoli di Dr. Slump e Arale, dopo diciotto mesi di duro lavoro di Akira Toriyama e l’istinto di Torishima, l’opera schizza al secondo posto nei sondaggi e il nome del disegnatore decolla.
Tramortito e stranito dall’enorme successo che il suo manga ha avuto in Giappone, Toriyama era schiacciato dalla pressione messa dalla casa editrice e non sapendo più come portare avanti le storie della piccola Arale-chan, nel 1983 decide che è il momento di passare ad altro.
Durante il periodo di serializzazione del suo manga più famoso, Toriyama tenta strade diverse con one shot come Pola & Roid, Mad Matic, Chobit, ma nessuno di questi da origine ad una nuova serie.
Dopo la fine della serializzazione di Arale, Toriyama era sempre alla ricerca di una nuova ispirazione per una storia che sia ugualmente avvincente come la precedente. Dopo incontri e colloqui con Torishima, e la conoscenza con il suo grande idolo Jackie Chan, gli venne dato il consiglio di scrivere un manga sulle arti marziali.
Dragon Boy, uscito nel 1983, che durò solo due capitoli, funzionava fino ad un certo punto. Mancava qualcosa nel suo protagonista e sulla trama di base, Torishima consigliò a Toriyama di prendere spunto da Tezuka nel modo di caratterizzare i personaggi, di renderli riconoscibili ed iconici. Ed è così che nacque Son Goku. Il resto è storia.
Dopo la serializzazione di Dragon ball, durata dal 1984 al 1995, Toriyama ebbe un successo globale assoluto. Riconosciuto come l’autore che ha risollevato le sorti di Weekly Shonen Jump e cambiato il modo di fare manga per ragazzi, tra alti e bassi, resterà legato a quest’opera per sempre, tanto da vederlo tornare a disegnare una storia prequel nel 2013 chiamata Jaco The Galactic Patrolman, con al suo interno Dragon Ball Minus, il prequel canonico della storia di Goku e la sua spedizione sul pianeta Terra.
Oltre a questo Toriyama ha lavorato a Cowa! del 1998, Kajika del 1999, Sand Land del 2000, il quale ha avuto un adattamento cinematografico uscito nel 2023 in Giappone, una serie TV in arrivo il 20 Marzo 2024 su Disney Plus e un videogioco in arrivo il 26 Aprile 2024 per tutte le console. E infine, Nekomajin ambientato nel mondo di Dragon Ball uscito nel 2005.
Dopo aver smesso di pubblicare manga, il maestro non si fermò mica. Dopo il flop di Dragon Ball Evolution, Toriyama tornò alla scrittura dei film: Dragon Ball Z: Battle of Gods, Resurrection of F, Dragon Ball Super: Broly e Dragon Ball Super: Super Hero, occupandosi anche del character design.
Nel 2015 Dragon Ball tornò in Tv con Dragon Ball Super, serie mid-quel, con ha la supervisione alla sceneggiatura di Toriyama stesso, e anche come supervisor del manga, disegnato da Toyotaro. Il maestro era anche al lavoro su Dragon Ball Daima, nuova serie in arrivo ad autunno 2024, per il quarantesimo anniversario della serie.
Fino alla fine, Akira Toriyama, ha lavorato secondo i suoi tempi e le sue regole, ma non ha solo contribuito a cambiare il mondo degli Shonen e far appassionare miliardi di ragazzi alle sue opere. Toriyama ha avuto un grosso impatto nell’industria videoludica, prestando il suo talento a diversi titoli come Dragon Quest o Chrono Trigger.
Come Akira Toriyama ha influenzato Super Mario
Il successo di Akira Toriyama, esploso nel 1980 grazie a Dr. Slump e Arale, arrivò anche nel mondo dei videogiochi. All’epoca un giovane Shigeru Miyamoto, insieme al team di Nintendo, non aveva idea di come far muovere il loro personaggio che diventerà il simbolo della software house: Super Mario.
Ed é qui che entra in gioco l’arte e la genialità di Toriyama, per creare i movimenti di Mario, Miyamoto si ispirò proprio alla piccola Arale:
“L’area attorno ai fianchi é una grande articolazione in cui si muove il suo corpo. Abbiamo creato tutti i suoi movimenti da questa considerazione: quando accellera e si inclina in avanti, quando si gira e si inclina a sinistra o a destra ecc. Quindi Mario corre come Arale-chan con il corretto senso del peso nel corpo”.
Queste furono le parole di Miyamoto in un’intervista emersa riguardo allo sviluppo di Super Mario.
Dragon Quest
Akira Toriyama ha fornito un’infinità di disegni e illustrazioni di personaggi per la serie Dragon Quest, dal primo gioco uscito nel 1986 fino all’ultimo capitolo, Dragon Quest Monsters: Il principe oscuro (uscito per Switch nel 2023).
Sebbene molti concept dei personaggi provengano dal creatore del gioco Yuji Horii, il lavoro di Toriyama é quello di adattare e aggiungere il suo tocco artistico ai disegni.
In un’intervista del 2016 a Forbes, il suo editor storico Kazuhiko Torishima, spiega le ragioni che lo hanno spinto a portare Toriyama a bordo dei progetti su Dragon Quest:
“In quel periodo, Horii aveva iniziato a lavorare presso Enix, su giochi come Portopia Renzoku Satsujin Jiken e Okhotsku ni Kiyu: Hokkaido Rensa Satsujin Jiken. Inoltre io e il mio team andavamo matti per i giochi di ruolo di Apple, come Ultima.
Così ho pensato che avremmo dovuto fare un gioco di ruolo con Horii come scrittore e scenari.
Tuttavia, se avessimo avuto solo queste cose, non avremmo avuto la giustificazione per includerlo in Weekly Jump. Per questo motivo ho deciso di aggiungere Toriyama al progetto di design dei personaggi”.
Akira Toriyama fa riferimento alla serie di Dragon Quest nelle note dei capitoli di Dragon Ball su Shonen Jump, nel maggio nel 1986. Nel capitolo 79 l’autore affermò:
“Dragon Quest é pericoloso! Ero arrivato al punto che non riuscivo a lavorare, così mia moglie alla fine me l’ha portato via”.
Nel febbraio nel 1987, con il capitolo 108, l’autore spiegava:
“Dragon Quest II su Famicom è pericoloso! Troppo divertente! Ora non riesco a lavorare!”
Più tardi, nel settembre dello stesso anno, nel capitolo 141, disse:
“Ho finalmente finito di disegnare tutti i mostri di Dragon Quest III. Il gioco sembra davvero divertente!”
Toriyama fece da character design per Dragon Quest IV. Nel 1989, nel capitolo 233 di Dragon Ball, faceva riferimento a un primo sguardo al gioco:
“Ho visto una schermata dimostrativa di Dragon Quest IV! Sono rimasto stupito dalle sue dimensioni e dal suo divertimento! Voglio giocarci presto!”
Nel capitolo 245 fece addirittura riferimento alla possibilità di giocare in anticipo:
“Wow, Ho preso in prestito la versione demo di Dragon Quest IV e l’ho giocata fino alla fine!!! È divertente!!! Un 10 perfetto, proprio come avevo previsto!!!”
Dragon Quest e Dragon Ball
Nel 1987 arrivò a inserire i personaggi di Dragon Quest nel manga di Dragon Ball. Nel capitolo 114, durante i preliminari del 22° torneo Tenka’ichi Budōkai, inserì i volti della Tigre Assassina, un Orco e uno Sciamano.
Chrono Trigger
Chrono Trigger, uscito l’11 marzo 1995 in Giappone, ha riunito il cosiddetto “Dream Team”, formato da Hironobu Sagaguchi (creatore della serie Final Fantasy), Yūji Horii (creatore della serie Dragon Quest) Akira Toriyama (Character design della serie Dragon Quest) e alla colonna sonora abbiamo Yasunori Mitsuda, con il supporto del maestro Nobuo Uematsu (compositore della serie Final Fantasy).
Questo team delle meraviglie fu voluto da Torishima, il quale vedeva i talenti di Sakaguchi e Horii sprecati nelle loro rispettive software house. Per realizzare il “videogioco migliore di sempre”, pensò di affiancare ai due sviluppatori il suo mangaka di punta: Akira Toriyama.
Lo scopo dello sviluppo era quello di unire le idee dietro le serie di JRPG migliori, Final Fantasy e Dragon Quest in un unico gioco. Al gruppo iniziale si aggiunsero anche nomi come Kazuhiko Aoki (producer), Masato Kato (narrative), Hiromichi Tanaka (supervisore alla direzione artistica), e infine Akihiko Matsui, Yoshinori Kitase e Takashi Tokita (directors).
Il perno principale della trama, i viaggi nel tempo, è stato un suggerimento di Toriyama grazie anche alle insistenze di Horii ai suoi colleghi. Tutto questo perché in quegli anni nel maga di Dragon Ball fu introdotto Trunks e i suoi viaggi nel tempo.
Fortunatamente lo scopo dei viaggi nel tempo di Chrono Trigger erano meno contorti rispetto a quelli introdotti in Dragon Ball.
Toriyama disegnò personaggi, veicoli, mostri e anche gli scenari delle diverse epoche in cui si svolgeva la storia. Sakaguchi disse:
“Lavorare a Chrono Trigger è proprio come giocare con l’universo di Toriyama”.
Tanto il maestro fu influente nello sviluppo grazie alle sue gag e umorismo che uno dei finali del gioco è vede proprio il mangaka come protagonista, il quale si rivolge ai figli, Sasuke e Kikka, dicendo come fosse onorato ad aver lavorato a un videogioco.
Tobal n°1 e Tobal 2
Come per Dragon Quest e Chrono Trigger, Toriyama ha contribuito al design dei personaggi di Tobal n°1, un picchiaduro sviluppato da DreamFactory per Square, uscito il 2 agosto 1996.
Questo gioco non ebbe la fortuna dei suoi competitor Tekken e Virtua Fighter, era molto grezzo soprattutto per via delle poche texture, ma garantiva un gameplay fluido e una modalità interessante che gli altri titoli non avevano: la modalità Quest.
Questo contenuto era unico per i picchiaduro dell’epoca proprio per la sua nascita unicamente su console da casa e per gli amanti dei single player. Il premio per chi portava a termine la storia principale e riuscendo a superare il dungeon più difficile, era quello di affrontare Toribot, l’alter-ego di Akira Toriyama.
Il gioco venne pubblicato in America nel settembre dello stesso anno e venne preso in considerazione dal pubblico occidentale per la presenza della demo di Final Fantasy VII al suo interno.
Sorte meno fortunata toccò al seguito, Tobal 2. Il sequel del picchiaduro di Square uscì per PlayStation il 25 aprile 1997. Per l’occasione, Toriyama creò un nuovo personaggio femminile, Chaco Yutani, dicendo:
“Ho aumentato la quantità di pelle in nome del fan-service. Una volta resa poligonale, dovrebbe essere ancora più bella e formosa!”
Purtroppo, Tobal 2, non ebbe una pubblicazione al di fuori del Giappone anche se tecnicamente era nettamente migliore rispetto al titolo precedente.
Blue Dragon
Dopo l’abbandono di Square da parte di Hironobu Sakaguchi, nel 2004 il papà di Final Fantasy ha fondato un nuovo studio di sviluppo indipendente chiamato Mistwalker. Sakaguchi, dopo aver lavorato con Toriyama a Chrono Trigger, rimase sbalordito dall’arte del maestro e decise di chiedergli di occuparsi del character design di un nuovo gioco in esclusiva Xbox 360: Blue Dragon.
Blue Dragon è un classico JRPG a turni che avrebbe fatto approdare il genere sulla console Microsoft e Sakaguchi, conscio di non poter competere con un mostro sacro come Dragon Quest, incaricò Toriyama di disegnare i personaggi e i mostri. Quest’ultimo fece un mix delle sue opere più grandi come Dragon Ball e Arale.
Il gioco ebbe un discreto successo grazie al suo stile artistico e alla narrativa grazie ai quali , il gioco, ebbe un’adattamento anime e anche manga. Successivamente Toriyama disegnò i personaggi e i mostri di Blue Dragon Plus e Blue Dragon: Awakened Shadow, usciti per Nintendo DS.
Ma per i videogiochi di Dragon Ball?
Dragon Ball ebbe un successo mondiale talmente grande da avere ogni genere di videogioco a partire dalla fine dal 1988, due anni dopo l’inizio dell’anime in Giappone, fino ad oggi.
Ma solo pochissimi titoli hanno avuto la presenza del creatore del manga dietro lo sviluppo.
Dragon Ball: The Great Demon King’s Revival e altri
Per quanto riguarda la serie di giochi RPG basati su Dragon Ball che vanno dal 1988 con Dragon Ball: Daimaō Fukkatsu (“Dragon Ball: The Great Demon King’s Revival”) al 1993 con l’uscita di Dragon Ball Z Gaiden: Saiya-jin Zetsumetsu Keikaku (“Dragon Ball Z Side-Story: Plan to Eradicate the Saiyans”), il producer Nabuyuki Tanaka raccontò diversi aneddoti su come lavoravano a stretto contatto con Shueisha e Toriyama, visto che in quel periodo era in corso la serializzazione del manga di Dragon Ball:
“Per quanto riguarda le tecniche, abbiamo chiesto a Toriyama-sensei di nominarle per noi o di dare un riscontro ai nostri suggerimenti durante le sue brevi pause dal suo fitto programma di serializzazione.
All’epoca, ogni volta che si avvicinava l’ora in cui il sensei era solito inviare i suoi appunti, ovvero verso le due del mattino di ogni mercoledì, ricevevamo una telefonata del suo editor e ci recavamo alla redazione di Jump. Dopo un po’ di attesa, arrivava un fax xon non solo gli appunti di Toriyama, ma anche i nomi e persino i disegni delle tecniche.
Poi li mandavamo così come erano non solo alla società che produceva il gioco, ma anche alla Toei Animation, che si occupava dell’adattamento e dei colori”.
Dragon Ball Z: Super Butо̄den
Durante lo sviluppo di Dragon Ball Z: Super Butо̄den, serie di picchiaduro 2D composta da tre titoli usciti per Super Famicom, il producer Toshihiro Suzuki, raccontò di quando fece provare il gioco a Toriyama:
“Sono andato a casa sua alcune volte. Inoltre, quando stavamo realizzando il primo gioco, aveva problemi a sparare al Kamehameha, quindi ricordo di avergli inviato un video dei movimenti della mia mano mentre la eseguivo.
Bisognava premere verso il basso, muoversi all’indietro e poi in avanti per rilasciarla, un’input pensando ai movimenti di Goku mentre eseguiva la tecnica, ma era davvero difficile da realizzare. Per questo abbiamo deciso di semplificarla nel sequel”
Dragon Ball Online
Dragon Ball Online è in MMORPG sviluppato sia in Giappone che in Corea del Sud dalla NTL, ambientato nell’universo di Dragon Ball, uscito il 4 febbraio 2010. La storia è ambientata sulla Terra, 216 anni dopo la partenza di Goku.
Si potrebbe definire una sorta di “sequel spirituale” del manga di Toriyama, dato che il creatore del manga originale ha contribuito non solo all’aspetto grafico del gioco, disegnando personaggi originali, ma anche supervisionando la trama del gioco.
I server di Dragon Ball Online sono stati chiusi il 21 maggio 2014, e fu disponibile solo in Corea del sud, Taiwan e Hong Kong. Mai arrivato in occidente. Il 10 luglio 2014 al progetto è stato dato un nome diverso, Dragon Ball Xenoverse.
Il gioco presentava personaggi nuovi come Mira e Towa, razze per la creazione dei personaggi come Wonder Majin e Mighty Majin e soprattutto i time patrol con a capo Mirai Trunks.
Il concept dei personaggi, come anche alcuni elementi della trama, sono stati poi utilizzati per Dragon Ball Xenoverse uscito nel 2015.
Dragon Ball Legends e Jump Force
Per quanto riguarda il gioco per mobile, Dragon Ball Legends, Toriyama ha creato i personaggi principali della storia, Shallot, Giblet e Zahha.
Mentre per Jump Force, il picchiaduro di Bandai Namco che vede scontrarsi diversi personaggi della rivista Weekly Shonen Jump, il sensei crea appositamente i personaggi di Glover e il robottino Navigator, che si uniranno alla J-Force, e i villain Galena e Kane.
Dragon Ball FighterZ
Nel 2018 viene pubblicato Dragon Ball FighterZ per PlayStation 4, Xbox One e PC. Il gioco sviluppato da Ark System Works è un picchiaduro 2D molto tecnico e estremamente fedele all’opera di Akira Toriyama, talmente fedele da avere ogni singola animazione presa direttamente dal manga o dai frame dell’anime.
Il gioco è vincitore del Best Fighting game ai Game Awards del 2018.
Toriyama si occupò nella realizzazione dei personaggio originale di Androide n°21. Il personaggio è presente anche nel film Dragon Ball Super: Super hero con il nome di Vomi.
Durante un’intervista per il sito ufficiale di Dragon Ball, la produttrice di Bandai Namco Tomoko Hiroki e il direttore artistico di Ark System Works Junya C. Motomura, hanno parlato della creazione di n°21:
Motomura: “All’inizio pensavamo di avere un personaggio già esistente a tirare le fila, ma nel momento dell’inserimento di nuovi elementi come il Link System, abbiamo pensato che sarebbe stato meglio avere un personaggio originale…solo che, a quel punto, non c’era nulla di stabilito, compresa la supervisione di Toriyama-sensei”.
Hiroki: “ la prima volta che l’idea è emersa e stato quando siamo andati alla Shueisha per una consultazione. Con un personaggio del tutto originale, o un concept del tutto nuovo, ci sarebbero stati fan che avrebbero trovato difficile accettarlo, quindi si è parlato di voler proporre qualcosa utilizzando concept già esistenti.
Quindi, partendo dalla domanda “Che ne dite di utilizzare gli andriodi?”, si è pensato a “l’androide n°16 torna in vita” o “appare un nuovo androide”, ed ecco che si è arrivati a questo. Credo che il potere della Shueisha abbia avuto molto a che fare con la nascita di n°21”.
Parlando, poi, delle difficoltà di creare un nuovo personaggio da zero, Hiroki aggiunse:
“Si, abbiamo davvero faticato. Questo è successo anche quando abbiamo parlato con Shueisha, ma in temrini di creazione di un personaggio con un’immagine forte, volevamo che si trasformasse. Tutti i nemici più potenti in Dragon Ball si trasformano.
Ma quando si tratta di un’androide che si trasforma, tutti pensano a Cell, quando abbiamo cercato di incorporare elementi femminili, non è stato possibile ottenere un risultato pulito. E mentre ci consultavamo con Arc System Works per il design, abbiamo finito per far si che Toriyama-sensei mettesse insieme tutto”.
Dragon Ball Z: Kakarot
Toriyama collaborò anche con CyberConnect2 nella realizzazione di un personaggio originale presente in Dragon Ball Z: Kakarot, action-RPG del 2020, l’aliena Bonyu (letterlamente significa latte materno).
Questo nuovo personaggio, presente tra i contenuti endgame del gioco, è un membro perduto della squadra Ginew, della stessa razza di Jeeth, espulsa dalla squadra perchè non era in grado di eseguire le iconiche pose del gruppo.
Per sbloccarla bisogna ricevere una chiamata proprio da Andtroide 21, personaggio originale di Dragon Ball FighterZ, che vi incaricherà di effettuare un allenamento speciale.
Sand Land l’opera preferita di Akira Toriyama
Il 26 Aprile 2024 uscirà in tutto il mondo il videogioco di Sand Land (qui il mio provato alla Gamescom 2023), ispirato al manga di Toriyama-sensei del 2000. Il gioco è un action RPG dove vestiremo i panni del demone Belzebubù in viaggio con lo sceriffo Rao e il ladro Shif, intenti a fermare i folli piani del Re che vuole il controllo della preziosissima acqua.
L’opera ha ricevuto anche un lungometraggio anime uscito nelle sale giapponesi nell’agosto dello scorso anno. Pochi giorni prima della scomparsa di Toriyama è stata annunciata la data d’uscita della serie animata Sand Land: The Series.
L’anime debutterà su Disney Plus il 20 Marzo, i primi sei episodi ripercorreranno le vicende del manga originale e del film del 2023, mentre i restanti racconteranno un inedito arco narrativo ideato dal maestro in persona per la serie Tv.
Per l’occasione sono anche stati presentati i nuovi personaggi originali presenti nel gioco e anche nella serie, con un bellissimo (l’ultimo) artwork di Toriyama.
Ci mancherai Toriyama-sensei
Con questo lungo editoriale ho voluto ripercorrere la vita di Akira Toriyama, sia come creatore di manga che come talento nel mondo videoludico.
Akira Toriyama non è stato solo Dragon Ball, ma molto di più. Molti fan artist sono bravi quanto lui, ma nessuno è in grado di raccontare alla sua maniera, spiazzando continuamente le aspettative, praticare l’arte del colpo di scena e trovare in all’ultimo la coerenza narrativa. In questo campo Toriyama era unico.
Ci mancherai maestro, questo vuoto sarà davvero difficile da colmare, fortunatamente ci hai lasciato le tue opere e i tuoi character design, quelli manterranno immortale il tuo ricordo.
Percorri in fretta il serpentone, il tuo fedele cagnolino Mato ti sta aspettando da Re Kaio, così potrete giocare al nuovo Dragon Quest insieme, e sarà divertentissimo.
Grazie di tutto.