Back in Time – Stella Deus: The Gate of Eternity
Il successore di Hoshigami.
Con la chiusura imminente del PlayStation Store per PlayStation 3, PlayStation Vita a PSP, è tempo di considerare se ci siamo lasciati indietro qualcosa da recuperare. Molti giochi interessanti sono già stati considerati in questa rubrica (uno su tutti: God Hand), moltissimi altri no. Stella Deus: Gate of Eternity – uscito in patria nel 2004 e in Europa nel 2006 per PlayStation 2 e scaricabile da PS Store dal 2013 – è uno di questi.
C’era una volta un mondo sull’orlo del cataclisma, inghiottito rapidamente dal Miasma. Spero e i suoi compagni Grey e Adara, credendo di contribuire alla salvezza della loro terra, hanno il compito di raccogliere l’energia degli spiriti, che sarà utilizzata dall’alchimia per proteggere le zone ancora incontaminate. L’incontro con i ribelli, tuttavia, porterà i nostri eroi a rivedere le loro posizioni…
Queste sono le premesse narrative di Stella Deus: nulla di rivoluzionario nel genere, ma, tutto sommato, la trama riesce a intrigare e il cast a coinvolgere, pur nella sua caratterizzazione piuttosto classica. Interessante, poi, la trattazione di temi religiosi, relativamente adulta per gli standard shonen del genere jrpgistico. La narrazione avviene attraverso schermate fisse (da segnalare gli ottimi artwork che accompagnano i dialoghi), come nella maggior parte dei JRPG tattici, arricchita da rari filmati, stilisticamente molto interessanti, ma privi dei sottotitoli.
Forse il maggior difetto è la tendenza ad allungare il brodo, funzionale a garantire una buona longevità (più di 50 battaglie prima di vedere i titoli di coda), ma letale per l’interesse del giocatore: preferiamo mantenerci sul generico per evitare spoiler, però, ad esempio, in una parte dell’avventura vi sarà richiesto di fare praticamente la stessa cosa per quattro volte. Non che non succeda anche in altri giochi, ci mancherebbe, però con questo trucchetto da due battaglie ne sono state tirate fuori otto. Insomma, il plot avrebbe potuto essere in alcuni punti condensato a discapito della lunghezza della quest principale, anche perché essa è affiancata da un discreto numero di missioni secondarie.
Passiamo ora a saggiare il gameplay di Stella Deus, nelle sue fasi principali di battaglia e customizzazione delle truppe, entrambe ben realizzate ma non esenti da difetti.
Le schermaglie sono scandite da una barra dei turni, come, ad esempio, in Final Fantasy X. Ogni personaggio, alleato o avversario che sia, ha a disposizione 100 AP (sistema mutuato da Sakura Taisen), da utilizzare come meglio si crede. Questa soluzione è molto interessante, dal momento che viene a mancare la classica (in questo genere) successione spostamento/attacco/fine turno: un combattente può muoversi, attaccare, poi muoversi di nuovo e attaccare ancora una volta, se queste azioni rientrano nella quantità complessiva di 100 AP. Il costo dello spostamento o dell’attacco dipende da parametri come il peso dell’unità considerata o la potenza della mossa (nel caso non si utilizzi il normale colpo con l’arma, bensì qualche incantesimo).
Non è obbligatorio consumare tutti i punti a disposizione, anzi, meno se ne usano, prima arriverà il turno successivo di quel personaggio. L’azione finale è sempre l’orientamento del guerriero, che incide sugli eventuali danni ricevuti: un attacco alle spalle è molto più pernicioso di uno frontale. Il quadro che ne esce è intrigante, e avrebbe potuto esserlo ancora di più se solo il numero di combattenti schierabili non fosse così basso (sei al massimo) e l’intelligenza artificiale fosse un po’ più arguta: può capitare di vedere curatori buttarsi sconsideratamente nella mischia, o arcieri colpire pressoché a caso, o, addirittura, boss chiudersi in vicoli ciechi.
La gestione delle truppe, invece, non dà adito a particolari lamentele: è necessario assegnare l’equipaggiamento e, soprattutto, le abilità con criterio per superare agevolmente anche le battaglie più complesse. Per quanto riguarda la fase di Equip, tutti i personaggi possono indossare le stesse protezioni, mentre l’arma dipende dal job; molto importante si rivela ottenere buone statistiche per tutti i personaggi, che siano un giusto compromesso fra potenza e peso (che, come abbiamo visto, influisce sul consumo di AP). L’equipaggiamento può essere acquistato allo Shop, selezionabile in ogni momento nella world map, ma la merce migliore migliore si ottiene con le side-quest e la fusione, alle quali si può accedere attraverso la Guild, la voce immediatamente sotto allo Shop nel menù. La terza voce, invece, è la Catacomb of Trials: si tratta di un dungeon di svariati piani (credo 100, ma non sono arrivato fino in fondo, N.d.R.), colmi sempre degli stessi tipi di nemici, solamente di livello crescente. Costituisce l’elemento power playing di Stella Deus, nonché il modo principale per allenarsi e una delle maggiori fonti di noia del gioco. D’altro canto il grinding è importante: anche un paio di livelli in meno del nemico potrebbero decretare la vostra sconfitta. Per ridurre al minimo le fasi di allenamento è consigliabile utilizzare al meglio le skill. Esse sono di tre tipi:
- attacchi speciali e incantesimi;
- abilità generiche legate al personaggio (prevenzione di status alterati, aumento delle statistiche, ecc.);
- abilità legate al territorio di influenza del personaggio: ogni lottatore ha intorno a sé delle caselle gialle che costituiscono la porzione del campo di battaglia influenzata dalle sue abilità, che possono apportare power up agli alleati (recupero mp o hp) o svantaggi ai nemici (maggior impiego di AP per spostarsi o attaccare).
Il sistema di gestione delle skill è uno dei più profondi elementi tattici di Stella Deus. Si sarebbe potuto, però, diversificare maggiormente le classi, gestite attraverso un sistema rigido: ciascun protagonista ha il suo job. Punto. Esistono anche personaggi secondari reclutabili nelle side-quest che appartengono alle stesse classi del cast principale: costituiscono, sostanzialmente, dei “doppioni” più deboli delle truppe già a disposizione, quindi sono quasi tutti inutili, a eccezione forse del curatore, dal momento che il vero e proprio healer del party non si ottiene subito.
Quanti di voi non si accontentino di portare a termine solo la trama, potranno passare il loro tempo dilettandosi in tre differenti ambiti: side-quest, fusione e Catacombe. Le missioni secondarie spaziano dalla tipica fetch quest (procurati un oggetto e portalo al committente) al combattimento classico, oppure in condizioni particolari; alcune, molto semplicemente richiedono che un personaggio (o il party) sia a un certo livello (ad esempio scassinare una cassaforte richiede un certo livello per il ladro). Ad ogni modo, non si aggiunge nulla al plot, purtroppo.
Le fusioni funzionano in maniera molto semplice: con l’esborso di denaro e due oggetti se ne ottiene un terzo perdendo i precedenti. Ciascun item ha un grado che ne indica la potenza. Molto più complesso è capire i meccanismi alla base del processo (sempre detto che esistano precisamente; i meno volenterosi possono pur sempre affidarsi a Gamefaqs!, N.d.R.).
Tecnicamente, Stella Deus si difende bene, soprattutto tenendo conto del fatto che la sua uscita giapponese risale al 2004: sprite di buona fattura, scenari 3d zoomabili e ruotabili a piacimento, anche se, a onor del vero, non molto estesi e abbastanza ripetitivi, e, come già accennato, filmati e artwork molto belli, che denotano un character design di qualità (Fukushima, d’altronde, ha lavorato pure sugli ottimi Persona 2). Senza grossi dubbi in merito, si può tranquillamente affermare che costituisce da questo punto di vista il top del genere su PlayStation 2 PAL, che però ha visto quasi esclusivamente titoli graficamente piuttosto rozzi.
Anche il sonoro è soddisfacente, specialmente per l’OST di Sakimoto e Iwata (i quali hanno collaborato in seguito per le colonne sonore di Final Fantasy XII, Grim Grimoire e Odin Sphere, fra gli altri), dal momento che il doppiaggio inglese è abbastanza fiacco e inespressivo: peccato che non sia stata data la possibilità di mantenere quello giapponese.
Il primo impatto con Stella Deus: The Gate of Eternity è ottimo: setting e plot dalle premesse intriganti, battle system buono e diverse variabili nella customizzazione. Purtroppo l’entusiasmo si affievolisce un po’ con lo scorrere delle ore, che rivelano qualche magagna nel gameplay e una certa ripetitività, dovuta anche al grinding; inoltre, la trama non spicca mai veramente il volo.