Yakuza: Like a Dragon – Provato prima della Recensione
Yakuza: Like a Dragon è ormai pronto a sbarcare in Occidente, vediamo le nostre prime impressioni sull'esperimento RPG di Ryu Ga Gotoku Studio.
Ci sono combinazioni che non dovrebbero funzionare. Mischiare generi tanto diversi quanto quelli che tenta di amalgamare Yakuza: Like a Dragon dovrebbe essere impossibile. Eppure Ryu ga Gotoku Studio è riuscita nell’impresa di coniugare RPG e Beat ‘em Up in un titolo che si prospetta essere qualcosa di completamente unico, aiutando allo stesso tempo il genere RPG a espandersi in un nuovo, quasi inesplorato, territorio. Per chi non lo sapesse il settimo capitolo, cronologicamente parlando, della serie Yakuza vede dei drastici cambi di direzione rispetto ai giochi precedenti.
Un nuovo protagonista, Ichiban Kasuga, prende le redini e porta con lui un nuovo sistema di combattimento, non più action ma con una struttura a turni che fonde il classico flow di gameplay di un Dragon Quest, un moderno sistema di HUD alla Persona (anche se in realtà ricorda più il meno popolare Trails of Cold Steel III) e le movenze dinamiche dei precedenti Yakuza.
Tutto ciò risulta in battaglie che non perdono l’appeal sopra le righe che caratterizzava le avventure di Kiryu, ma allo stesso tempo esprimono un’esperienza nuova.
Prima di spingerci ulteriormente nel settore gameplay discutiamo di ciò che abbiamo potuto provare in attesa della recensione. Abbiamo avuto la possibilità di giocare il titolo a Capitolo 5, con un party molto over-powered rispetto a quello che avevamo nel playthrough della demo giapponese, ambientata nello stesso capitolo affrontata l’anno scorso. In questa prova avevamo tutta Yokohama a disposizione con ogni tipo di mini gioco e con la possibilità di sbizzarrirci con molte più quest secondarie, eventi di trama (di cui non possiamo ancora discutere) e soprattutto tanto gameplay.
Le impressioni preliminari sono ottime, ma con qualche riserva. Il gioco è graficamente molto appagante, in particolare nella sua tutto sommato ben ottimizzata, versione PC. Il Dragon Engine sa ancora il fatto suo, eppure l’impressione è che ci sia stato un leggero passo indietro rispetto a Kiwami e Judgment, probabilmente a causa della maggiore ampiezza delle aree e dei tantissimi particellari in mostra durante le battaglie. La trama – potendo per ora affrontarla solo parzialmente – si stabilizza tranquillamente sul solito livello medio di RGG studio, con la variante interessante dell’aver introdotto dinamiche di gruppo oltre a quelle personali del nostro protagonista. La struttura della narrativa fonde in modo molto arguto gli stereotipi da RPG classico e il sistema narrativo di uno Yakuza, rendendo Like a Dragon un titolo dal pacing molto incalzante e con molte tematiche nuove per la serie.
La nuova città, Yokohama, è meno affascinante a un livello superficiale rispetto al quartiere di Kabukicho di Tokyo, tuttavia è molto varia e estremamente densa di contenuti interessanti.
Le missioni secondarie ci hanno coinvolto come non succedeva da Yakuza 0 e i mini giochi a loro volta sono numerosi e interessanti, con aggiunte quali Dragon Kart e Ichiban Enterprise che entrano tranquillamente tra i mini giochi più divertenti della saga.
Torniamo quindi sull’annosa questione del gameplay a turni che ha tanto diviso la fanbase. Come avete potuto intuire dall’introduzione, per noi è generalmente promosso, con però dei dubbi che potremo approfondire durante la recensione. Combattere per le strade di Ichin-jo (quartiere di Yokohama ove si svolgono gli eventi) è divertente e alle volte spettacolare, tuttavia spesso si incontreranno dei nemici molto deboli che danno l’impressione che affrontarli sia solo una perdita di tempo.
Dopo il sensibile miglioramento di Kiwami 2 e Yakuza 6 al riguardo dei cosi detti “scontri casuali”, Like a Dragon fa un passo indietro e riporta in auge la problematica di avere spesso combattimenti “inutili” mentre ci si dirige da un punto A a un punto B.
Altro dubbio risiede nel sistema dei “Lavori”. Ogni personaggio può cambiare abilità e statistiche in base al lavoro equipaggiato, tuttavia il sistema di progressione di Yakuza Like a Dragon spinge a non sperimentare con i vari lavori, dato che a ogni cambio ci si ritroverà a essere pesantemente indeboliti a causa del peso enorme sulle statistiche dei personaggi.
Torneremo su questi punti nella futura recensione, in quanto il confinamento al Capitolo 5 potrebbe averci nascosto qualche meccanica successiva che possa attenuare il fastidio provocato da queste pecche.
Yakuza Like a Dragon è anche il primo titolo della serie localizzato in Italiano (escludendo lo spin-off Judgment) e gode anche di un doppiaggio inglese. Sia la localizzazione che il doppiaggio ci sono sembrati molto solidi, tuttavia consigliamo di evitare l’accoppiata Italiano con voci Inglesi, in quanto i due adattamenti differiscono troppo e possono creare più di qualche fastidio.
Il doppiaggio giapponese è del solito eccellente livello a cui Yakuza ci ha sempre abituato, quindi se non vi da fastidio la lingua, consigliamo di giocarlo con adattamento italiano e doppiaggio giapponese.
La nostra approfondita, seppur limitata, prova di Yakuza: Like a Dragon ci ha lasciato soddisfatti. Alcune meccaniche dovranno essere giudicate a gioco completo per capire se possono presentare problematiche o meno, ma in generale l’avventura di Ichiban ci è parsa interessante e con un fascino allo stesso tempo nuovo e reminiscente dei titoli passati. Il tanto contenuto disponibile già a capitolo 5 e il livello di esecuzione ottimo ci fanno ben sperare nell’attesa di affondare i denti nel gioco completo.