Wolfenstein 2: The New Colossus – Provato
Vi avevamo già raccontato del nostro primo incontro con Wolfestein II: The New Colossus, il sequel del fortunato FPS di MachineGames in arrivo il prossimo 27 ottobre 2017 su PC, Playstation 4, Xbox One e, a sorpresa, Nintendo Switch. Siamo tornati a Londra per un evento di Bethesda dove abbiamo avuto l’occasione di rimettere nuovamente mano sulla prossima avventura di Terror Billy aka B.J. Blazkovich questa volta in una fase avanzata della sua battaglia contro i nazisti che hanno occupato l’America.
Avviato il gioco una bellissima cut-scene ci introduce alla nostra prossima missione, ovvero l’assassinio di uno dei bracci destri della temibile Frau Engel, generale delle forze tedesche che abbiamo imparato a odiare già nel precedente capitolo.
Il filmato ci mostra B.J. e uno dei capi della resistenza discutere del piano, in maniera animata, mentre fuori imperversa l’inferno di esplosioni e proiettili. Una scena surreale durante un dialogo incredibile valorizzato da una regia degna di un Bastardi Senza Gloria di Tarantino. Dopo la scena celebre del frappè vista qualche tempo fa, direi che ormai possiamo stare sicuri che la qualità della narrativa di questo nuovo Wolfestein non sia assolutamente calata rispetto al predecessore. Anzi, chissà che non possa essere addirittura superata.
Al termine del filmato ci siamo ritrovati subito nel vivo dell’azione e la prima cosa che abbiamo necessariamente dovuto fare è stato quello di upgradare e modificare il nostro arsenale grazie al nuovo sistema di perk che permette di sbloccare tre potenziamenti per ciascuna arma: due passive più un’abilità secondaria da attivare liberamente con il tasto sinistro del D-Pad.
Vi possiamo assicurare che un solo perk attivato o meno può fare tutta la differenza del mondo per l’avanzamento di una missione, soprattutto quando lo si gioca a difficoltà elevata. Un fucile d’assalto che può perforare le armature pesanti, o il silenziatore per la pistola possono davvero cambiare il corso di una battaglia, a seconda che si adotti un approccio frontale o uno più stealth. Come per il primo Wolfenstein, a seconda di come ci si approccia al gioco e al raggiungimento di determinate obiettivi secondari, è possibile ottenere dei potenziamenti permanenti al proprio arsenale o alle proprie prestazioni in gioco, come una camminata più silenziosa e meno invisibile per chi gioca stealth, o caricatori di munizioni più capienti per chi è più aggressivo.
La difficoltà resta tarata verso l’alto e Wolfestein non si fa problemi a penalizzare chi gioca pensando semplicemente di andare in giro e sparare alla cieca. Nonostante l’azione di gioco sia aumentata in maniera esponenziale, raggiungendo i livelli di Doom, Wolfestein premia comunque i giocatori abili e che sanno sparare con criterio usando saggiamente le armi a disposizione, soprattutto quelle efficaci contro determinati tipi di nemici. È vero che lo stealth è assolutamente opzionale, ma ridurre il numero di nemici senza pericolo per poi scatenarsi contro i restanti è comunque una tattica che garantisce risultati.
Tra le novità gradite invece troviamo l’utilizzo dell’armatura che permette a BJ di compiere azioni altrimenti impossibili, come raggiungere luoghi sopraelevati o addirittura sfondare muri a spallate. Un’aspetto essenziale non solo per trovare scorciatoie, ma anche per scoprire segreti e collezionabili che andranno ad arricchire il background narrativo del gioco. Le mappe, d’altronde, sono molto più grandi che in passato e per quanto presentino comunque una struttura lineare, è importante tenere sempre gli occhi sempre vispi e attenti ai particolari, oltre che provare a guardarsi intorno per trovare strade alternative.
Abbiamo avuto modo anche di provare una sessione a bordo di un Panzerhud, dotato di lanciafiamme in grado di incenerire tutto quello che gli si para davanti. Un’esperienza breve e ludicamente anche banalotta, ma incredibilmente efficace e divertente. C’è da chiedersi se il Panzerhud sia solo uno dei tanti mezzi tedeschi che potremo usare nel corso del gioco.
Questo nuovo incontro con Wolfenstein 2 non ha fatto altro che confermare quanto di buono avevamo visto la prima volta. E’ quel tipo di “more of the same” che si vorrebbe per ogni nostro gioco preferito e per quanto non ci sia una grande rivoluzione rispetto il predecessore, le novità comunque non mancano, accompagnate da un comparto narrativo che vuole puntare sempre più in alto, anche nei suoi eccessi.
Teniamoci forte, perchè l’appuntamento con il nostro caro Terror Billy è ormai vicino e il suo ritorno farà tanto casino.