Valorant – Provata la Closed Beta
Riot Games centra ancora una volta il bersaglio, pronto a far suo lo scenario degli Shooter Competitivi.
Riot Games, dieci anni di League of Legends suonati, che fino a qualche mese fa non avrebbero giustificato in alcun modo quella S volta a indicare una pluralità manchevole. D’un tratto i rumor circa la lavorazione di un nuovo titolo e poi al suo decimo compleanno l’annuncio.
Un annuncio in grande stile, che ci ha donato teaser di un picchiaduro, un gioco di carte, uno sparatutto, una serie animata e ben due single player ambientati nell’universo di Runeterra. Una dichiarazione d’amore al mondo videoludico intero e una rinnovata sfida al mondo competitivo. Perché da quel giorno il colosso californiano non sarebbe stato solo imperatore del genere MOBA, ma stava sfidando in campo aperto tutti i suoi competitor.
https://www.youtube.com/watch?v=M-L4xlNw_jY
Dopo aver scalato le ladder di Teamfight Tactics ed esserci innamorati dell’irresistibile Trading Card Game: Runeterra, è giunto per noi il momento di provare con mano Valorant nella sua Closed Beta, l’attesissimo sparatutto che in questi giorni sta monopolizzando l’attenzione degli spettatori di Twitch.tv e accendendo gli animi dei Core Gamer appassionati dell’eSport più tradizionale.
Cosa è Valorant? Uno sparatutto squisitamente competitivo, che raccoglie la tradizione dell’eSport dell’ultimo decennio, con l’intento di divenire la nuova pietra miliare del genere. Negare la strettissimo parentela con Counter Strike: Global Offensive sarebbe ingiusto nei confronti di un genitore ancora vigile nel panorama e attribuirne la paternità assoluta vorrebbe dire rinnegare i fratelli dai quali Valorant e Riot Games hanno imparato davvero tanto.
Nella prova di Valorant in versione Closed Beta, Riot ci propone una modalità 5 VS 5, disputata alla meglio dei 25 Round, dove le squadre verranno chiamate a turno da prima a difendere i Site di una delle 3 mappe disponibili, per poi scambiare il ruolo con il team avversario e divenire gli attaccanti. In questo caso lo scopo sarà quello di piazzare un ordigno esplosivo (in realtà un estrattore minerario) in una delle location disponibili. Esattamente come CS:GO.
A questa solida modalità, pilastro fondamentale della scena competitiva legata agli sparatutto, si va a sommare l’identità dei vari personaggi, che grazie alle loro abilità uniche e delle mappe splendidamente volte all’interazione con le potenzialità degli agenti, vanno ad aggiungere una profondità inaudita alle meccaniche di gioco. Differentemente da Overwatch, queste abilità non sono utilizzabili di continuo, ma vanno acquistate singolarmente all’inizio dei vari round e utilizzate con saggezza e morigeratezza nei momenti chiave dello svolgimento della partita.
Anche il sistema di economia trae le sue radici in Counter Strike, dove guadagneremo dei crediti vincendo i round e compiendo uccisioni, mentre dovremo risparmiare e perdere intenzionalmente qualche round per risanare l’economia di squadra. A questa meccanica base si aggiunge dunque l’acquisto delle proprie abilità uniche, che insieme all’abilità suprema, disponibile grazie alle uccisioni e morti, formeranno il Kit del personaggio.
Spendere saggiamente i propri crediti al fino di acquisire l’abilità di poter schierare un drone durante il round o avere l’accesso all’evocazione di un muro in un momento strategico, sono il cuore del gameplay tattico di squadra, dove la collaborazione e la sinergia strategica tra giocatori e agenti è cuore e collante dell’esperienza proposta da Riot Games in Valorant nella sua Closed Beta. Il gunplay è letale, richiede precisione assoluta, fermezza, intuizione e non perdona.
Similarmente a CS:GO risulta quasi impossibile sparare in movimento, dove lo spray dei colpi dell’arma in uso mancherebbero inevitabilmente il bersaglio, così come risulta fondamentale la meccanica dell’headshot, vitale per avere la meglio sull’avversario. I punti ferita sono davvero pochi e si muore in un battito di ciglia, mentre il controllo del rinculo dell’arma richiede un’ottima gestione dello spray e raffiche brevissime.
I 10 agenti giocabili durante la prova di Valorant nella Closed Beta ancora in corso presentano una tale varietà di kit e mosse disponibili da riuscire a incarnare con assoluta precisione le necessità e preferenze del pubblico più eterogeneo: Cypher è ad esempio in grado di piazzare delle telecamere per controllare lo spostamento degli avversari e fornire informazioni tattiche al proprio team, Viper è in grado di preparare degli insidiosi terreni velenosi al fine di precludere intere porzioni di mappa, mentre Sova è addirittura in grado di pilotare un drone e stanare gli avversari.
A proposito di droni e camere, l’eredità delle opzioni tattiche proposte da Rainbow Six: Siege viene raccolta in pieno e declinata nella coerenza proposta da Valorant, dove le opzioni e interazioni sono molteplici e sfaccettate, ma disponibile in quantità limitatissima. Per giocare a Valorant bisogna amministrare le proprie risorse con maestria, avere una precisione chirurgica e una strategia flessibile e reattiva.
Non poteva naturalmente mancare il gioco d’udito, componente fondamentale degli shooter strategici. Muoversi in Valorant è davvero molto rumoroso, tanto da svelare la propria presenza agli avversari addirittura oltre un muro di distanza. Risulta dunque fondamentale camminare molto lentamente durante l’approccio alle zone “calde” e stare attenti a non produrre rumore alcuno, per svelare la propria presenza e condannare la propria squadra all’accerchiamento basta davvero un solo passo.
L’arsenale a disposizione dei giocatori è il medesimo indipendentemente dal personaggio e propone un repertorio eterogeneo con armi da fuoco per tutti i gusti: dal mitragliatore a raffica, passando dal solido fucile automatico in grado di coprire le gittate più disparate, per culminare con l’immancabile e costosissimo fucile da cecchino in grado di eliminare il bersaglio in un sol colpo. Se riusciremo a sopravvivere nel round in corso, potremo naturalmente conservare la nostra arma per il successivo, dedicando magari i nostri fondi dall’acquisto delle abilità del nostro agente.
L’estetica di Valorant ammicca al Cel Shading, forte di un’estetica peculiare e curata. Non ci convince tuttavia il character design dei personaggi proposti, che risultano nella maggior parte anonimi o troppo poco caratterizzati per risultare interessati. Sebbene sia vero che in uno sparatutto rivolto in maniera chiara all’eSport, la lore o il fascino del mondo di gioco sia in secondo piano, non riusciamo a capacitarci del come questo aspetto sia apparentemente trascurato. Stiamo parlando di Riot Games, che tramite la vendita degli elementi cosmetici declinati nell’offerta Free to Play ha fatto la propria fortuna.
Valorant è li, pronto a detronizzare la concorrenza e insediarsi sul podio degli sparatutto competitivi, forte dell’esperienza maturata grazie ai propri predecessori e propone un design solidissimo, spietato e punitivo almeno in questa Closed Beta. Lo studio di agenti e mappe sarà vitale per competere sapientemente e trionfare, in un’offerta che dal versante gameplay è strabiliante, apparentemente esente da difetti di ogni sorta e bilanciatissimo. In fase di prova di Valorant nella sua Closed Beta possiamo asserire che Riot Games abbia ancora una volta centrato il bersaglio e fremiamo per mettere le mani sul prodotto definitivo. Lunga vita a Valorant.