Tunic – Provato

Non è difficile capire quale possa essere il gioco preferito di Andrew Shouldice, la persona che in solitaria (!) sta sviluppando Tunic, salito alla ribalta all’ultimo E3 durante la conferenza Xbox. L’ispirazione è palese anche soltanto dal nome del gioco: Tunic, ossia “tunica”, capo di vestiario addirittura di colore verde, al quale possiamo aggiungere una visuale dall’alto… Ok, pensiamo che abbiate capito, Tunic è un titolo di Azione-Avventura in arrivo su Xbox One (esclusiva console) e PC, chiaramente ispirato a sua maestà The Legend of Zelda, in particolare agli episodi in due dimensioni.

A un recente evento tenutosi a Milano alla Microsoft House, abbiamo potuto testare alcune delle novità in arrivo nel programma ID@Xbox, compreso proprio Tunic, gioco che forse avevamo un po’ perso tra i meandri e i titoloni dell’E3 come Resident Evil 2 e Cyberpunk 2077, perciò ci ha fatto davvero piacere sederci con calma, gamepad alla mano ad acclimatarci con questa possibile nuova perla indipendente.

Un po’ del vecchio, un po’ del nuovo

Come dicevamo, sin dai primissimi istanti di gioco in controllo della piccola volpe antropomorfa protagonista di Tunic, il pensiero tornerà a titoli come The Phantom Hourglass o The Minish Cap: l’atmosfera cartoon, i cespugli da tagliare con la spada, i semplici puzzle ambientali e gli scrigni con tanto di tesori. L’unica cosa che lo contraddistingue, al di là della grafica 3D, è una singolare visuale isometrica, più simile a quanto visto in giochi come Final Fantasy Tactics o Fallout 2 rispetto alla top-down di Zelda.

Non solo esplorazione, ma in Tunic si combatte anche, e pure lì Shouldice ha preso ispirazione dalla serie inventata da Shigeru Miyamoto. Questa volta però non dai capitoli 2D, bensì dalla grande invenzione di Ocarina of Time: lo Z-targeting. La volpettina infatti potrà selezionare i suoi obbiettivi, girargli intorno e poi sferrare l’attacco al momento giusto; peccato che la demo finisse esattamente al momento di sfidare il boss del livello, quindi servirà una seconda prova per mettere alla prova il battle system.

Un bell’omaggio o qualcosa di più?

Detto di un gameplay che non ci aspettiamo offra chissà che sorprese anche negli stage più avanzati del gioco, il successo di Tunic dipenderà da due cose: varietà di luoghi e situazioni e storia. Chiaramente non ci attendiamo un intreccio degno di Octopath Traveler da una silente volpe vestita di verde e armata di spada (anche perché il gioco sembra presentare ogni finestra di testo o dialogo in una lingua inventata e incomprensibile), ma giochi come Abzû o Dark Souls ci insegnano che molto spesso la trama di un videogame può essere “raccontata” dal mondo di gioco, tramite dettagli, note o location.

Speriamo davvero che Tunic possa offrire un’esperienza di gioco duratura, varia e, perché no, complessa abbastanza, offrirci un buon livello di sfida e coniugare a una struttura classica e una buona realizzazione grafica abbastanza elementi originali e divertenti per imporsi nello spesso sovraffolato mondo delle produzioni indipendenti.

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