Finalmente negli scorsi giorni abbiamo avuto modo di provare quanto aveva da offrire il nuovo titolo targato Zenimax, figlio di una delle serie di videogiochi RPG più longeve, il cui lore è stato trasposto in quest’edizione massiva, denominata: Elder Scrolls Online. Nel mese di aprile, come già sappiamo, è prevista l’attesa release del titolo, che nel frattempo si sta muovendo per commercializzarsi, ripulendo le strade di Tamriel da bug, problemi tecnici e di bilanciamento grazie ai recenti test aperti a stampa e pubblico.
La domanda che sorge subito spontanea a tutti i giocatori che avranno familiarità con la serie, e quindi con i titoli single player, è se Zenimax sia riuscita con questo nuovo progetto a riprendere l’immersione e l’interazione caratterizzanti della saga Elder Scrolls, e fonderli in un’esperienza online.
Nì!
Si potrebbe dire che in quanto a lore, ESO si integra bene con la saga single player: come da tradizione ci troveremo imprigionati, in catene questa volta nei tunnel sotterranei di Coldharbour, proprietà del principe daedrico Molag Bal. Uccisi dal negromante Mannimarco, saremo privati della nostra anima, cosa che ci permetterà sì di tornare in vita in seguito ad ogni dipartita, ma ci rilegherà al contempo nel regno sotterraneo del demone sopracitato.
In quanto alla creazione del personaggio, il team di sviluppo si è dimostrato capace di dare un’ampia possibilità di caratterizzazione al proprio alter-ego. Ambientato 1000 anni prima degli eventi narrati in Skyrim, troveremo 3 fazioni in lotta tra loro, alle quali saranno legate un altrettanto numero di razze tra cui scegliere. Breton, Orchi, Redguard faranno parte del Daggerfall Covenant; High Elf, Wood Elf e Khajiit si batteranno per l’Alderi Dominion; infine dall’alleanza del Eboneart Pact troveremo Argonian, Dark Elf e Nord.
Per ultimo ci troveremo a scegliere tra una delle 5 classi disponibili: dragonknight, sorcerer, nightblade e templar. Ognuna rappresenterà un potenziale archetipo dal quale apprenderemo le nostre skill principali, meccanica che in un certo senso linearizza la progressione, rendendo presente la trinità che spesso accomuna il genere mmorpg theme park. Questo non vuol dire che non saremo liberi di scegliere quale stile di combattimento adottare, anzi, per quanto riguarda armi e armature, non vi saranno restrizioni di sorta e grazie al loro costante utilizzo saremo in grado man mano di aumentarne l’efficacia, alla quale si aggiunge la possibilità di spendere punti skill ottenuti salendo di livello, in una o più abilità sbloccabili in grado di garantirci specifici bonus (e che a loro volta diverranno più potenti con l’utilizzo).
Tornando a parlare di personalizzazione, proseguiremo alle ultime schermate del pannello di creazione del personaggio dove, davanti al giocatore si aprirà una serie infinita di possibilità in termini di macro, e micro modifiche. Statura, corporatura, portamento, modellazione degli arti saranno solo il primo scorcio di una varietà ancora più ampia, che si concretizzerà con i dettagli relativi al viso del nostro eroe. Inutile proseguire con le descrizioni sulla nascita del nostro personaggio poiché abbiamo appurato che in questo frangete il titolo è solido e vuole, nonché riesce a spingere all’unicità del giocatore nel mondo.
Terminato quindi il tutorial, in base alle scelte effettuate verremo teletrasportati in una delle
starting zone disponibili, dove nel corso dei nostri primi livelli, verremo accompagnati a conoscere le varie personalità del posto, alcune delle quali continueranno a persistere e maturare nel corso dell’avventura. Seguiremo quindi per necessità di livelli il filone di
quest sparse per il territorio. Riguardo quest’ultimo aspetto, potrebbe sembrare inizialmente che ESO si sia adattato ai canoni del genere MMORPG odierno, con incarichi che vedono spesso il giocatore doversi muovere da un punto “A” a un punto “B”.
Quella che era una mia preoccupazione però, ovvero, che le quest fossero senza cognizione di causa, è stata fortunatamente smentita da un buon sistema che al contrario le concatena in un crescendo d’intensità in base alla percentuale di completamento delle stesse. Un lato narrativo ben strutturato, pensato e adattato a coloro che vogliono scoprire la storyline e prendere parte alle vicende narrate, grazie inoltre alla presenza di diversi scritti sparsi nelle varie location che approfondiranno ulteriormente il lore del gioco.
Combattimento e dintorni
Il combat è invece un discorso complesso, ed è possibile muovere un parere secondo due punti di vista differenti, a seconda dei quali potreste capire se sia il caso di avvicinarvi al titolo o meno. Se prendessimo infatti ESO e lo rinominassimo, si tratterebbe di una normale produzione massiva non marchiata dal nome Elder Scrolls, quindi non erede di un’egemonia single-player, e di conseguenza non portatrice di un’utenza probabilmente non affine al genere MMO. Allora, in questo caso sì, in quest’ottica il tipo di combattimento introdotto si adatta bene al theme park che questo titolo vuole essere. Attacchi, parate, contrattacchi saranno le azioni determinate dalla pressione dei tasti del mouse che dovremo premere attivamente durante il combattimento.
A questo si aggiungono come già detto le varie skill di classe e quelle legate all’arma, in aggiunta agli spostamenti veloci permessi dalla doppia pressione dei tasti di movimento (WASD). Quest’ultimi saranno fondamentali, poiché molti nemici, e in particolar modo i boss, saranno dotati di pattern di attacchi che coloreranno su schermo l’area o la direzione dove verranno sferrati e che prontamente andranno evitati (o contrattaccati, bloccando così il casting nemico).
E per un appassionato dei precedenti capitoli? La risposta è che ESO è un titolo pensato per la massa, e soprattutto, si spera per un pvp su larga scala, orientato ai siege. Processare le informazioni relative ad un grande numero di giocatori non è semplice in termini di ottimizzazione e di tempi di risposta da client a server, pertanto, alcune delle piccole cose che forse ci sembrano scontate nel single-player, nel multiplayer si rivelano più ostiche da rendere funzionanti. Ho sentito diversi pareri sul combat, di cui alcuni riguardavano quel “qualcosa” di mancante nel feeling che si provava nel abbattere i mob di turno. Il discorso purtroppo è dovuto alla mancanza di un comparto fisico comprensivo di ragdoll, sostituito da un numero predefinito di animazioni pre-morte. Il motivo principale del disappunto di alcuni utenti resta però la mancanza di un feedback che riesca a generare nel giocatore la sensazione di colpire fisicamente il nemico, cosa che purtroppo si limita ad una mera compenetrazione dei poligoni avversari e che, snatura in parte i buoni propositi del titolo di fedeltà alla serie.
Graficamente parlando, ESO vuole assumere una propria personalità, restando nel design piuttosto familiare, anche se in qualche modo diverso. Le ambientazioni sono belle, ben curate, dettagliate, ricche di città, accampamenti, zone portuali e quant’altro, il tutto reso stilisticamente credibile e in linea con il lore del gioco. La grafica in sé invece è l’elemento contrastante, il nuovo abito che gli sviluppatori hanno scelto per integrare ed allineare il loro titolo al genere massivo non è esente da critiche. E’ stata adoperata per le texture una palette di colori accesa, con contrasti elevati e modelli di oggettistica a volte un po’ troppo trascurati. La Tamriel di Zenimax pare a tratti anonima, generica e con elementi in bassa risoluzione, ma anche povera qualitativamente di effetti grafici. E’ un peccato, poiché molte zone sono davvero evocative, ma questo a volte è il prezzo da pagare per fare un MMO focalizzato attorno alla scalabilità delle opzioni video. Ci teniamo però a chiarire che il titolo non è ancora in fase di release e tutte le considerazioni obiettive in merito all’aspetto tecnico verranno fatte post-lancio.
Pagare o non pagare?
È ancora presto per dirlo, sappiamo cosa offrirà il titolo al lancio in termini di contenuti, ma la domanda è: questi contenuti, effettivamente ci divertiranno? Un gioco che nel 2014 richiede l’acquisto della scatola e successiva sottoscrizione mensile di 15 euro, deve essere davvero un gran gioco per emergere nell’attuale mercato MMORPG e non finire in poco tempo nel cimitero di questo genere, dove grandi titoli emersi con mille ambizioni ed idee sono stati presto sommersi dalla pretenziosità della community dei videogiochi di massa, ormai stanca del copia-incolla e alla ricerca di aria fresca in un parco titoli che spesso ne è saturo.
Elder Scrolls Online al momento è un titolo abbastanza classico, certo, legato da una storyline che quasi sicuramente sarà interessante e avvincente seguire, ma ancora insicuro e fragile sul lato combattimento. Il PvP e la guerra tra fazioni ci daranno forse la risposta a questo interrogativo, e capiremo se ESO sarà in grado di far bollire i giocatori di tanta adrenalina quanta ne serve per dare un senso alla persistenza e alla sensazione di appartenenza a questa realtà tridimensionale.
Se in ogni caso ESO non riuscirà a convincere, pazientate, è sempre questione di tempo: i bilanci della politica P2P del gioco permetteranno alla casa di capire se continuare per questa strada o passare ad un più moderno Free-to-Play, un po’ come The Old Republic, o tanti altri titoli che in questi anni, cambiando modello di business, sono riusciti a garantire un’esperienza di gioco economicamente più accessibile. Certo è, che un’opzione di pagamento alla Guild Wars 2 (Buy to Play), l’avremmo accolta a braccia aperte.