Tales of Arise – Provato
Abbiamo provato la demo di Tales of Arise, disponibile sugli store di PlayStation e Xbox gratuitamente a partire dall'altro ieri. Ecco le nostre considerazioni!
Il settembre videoludico, come da lunga tradizione, è un punto di snodo fondamentale per l’intera stagione del videogioco. Molte uscite, anche importanti, spesso si concentrano in tal direzione, mettendo sia i giocatori sia gli addetti ai lavori in una situazione mista tra ansia, eccitazione e attesa, spesso dolcissima ma snervante. E, se proprio i giochi sportivi non fanno al caso vostro, anche per questo 2021 le uscite del mese di settembre promettono nelle case di tutti i giocatori dei prodotti tanto importanti quanto attesi.
Tra questi, sia oggettivamente sia per un discorso puramente personale di chi vi scrive, c’è sicuramente Tales of Arise, ultimo capitolo di una delle saghe di JRPG più longeve e apprezzate, ormai anche nel nostro Paese. Il titolo, infatti, rappresenta quel doveroso e tanto atteso punto di svolta per una saga che ha sempre saputo allietare i propri appassionati, per quanto però si stesse avvicinando troppo pericolosamente a quello status di “more of the same” di capitolo in capitolo.
Con Tales of Arise Bandai Namco ha voluto fare le cose in grande, dando alla produzione una nuova e splendida veste, costruita gelosamente con gli stessi fili, per usare una metafora, che hanno fatto la fortuna di una saga diventata un vero e proprio cult per tutti gli amanti delle produzioni nipponiche.
Tales of Arise: Il Tales of più ambizioso di sempre?
Tales of Arise porta con sé un bagaglio carico di novità, quindi, ma perfettamente mixate con la solida e peculiare identità del brand, partendo dalla più importante: la narrazione.
Pur sottolineando il fatto che la demo da noi provata non dà quasi nessuna informazione su ciò che andremo a vivere a livello narrativo, è doveroso fare un piccolo recap di quanto sappiamo sul nuovo capitolo della saga. Seguendo la falsariga dell’ottimo Tales of Berseria, Bandai Namco ha deciso di puntare nuovamente su temi più maturi e meno fantasy, portando su schermo una storia in cui il senso di oppressione, la paura, il dolore e lo spettro del fallimento sono sempre dietro l’angolo.
I due protagonisti (ma in realtà tutto il cast sembra avere un ruolo fondamentale nella vicenda) Shionne e soprattutto Alphen rappresentano l’ultimo baluardo contro l’Impero di Rena, che da diverse generazioni tiene sotto il suo oscuro giogo il regno di Dahna, splendido e accogliente ma allo stesso tempo inospitale e oscuro, a causa proprio dell’influenza delle forze del male.
Per quanto possa sembrare scontato e già visto (e per certi versi è anche così) l’inicipit narrativo sembra invece funzionare a dovere, grazie anche alla scelta degli sviluppatori di offrire un racconto ancor più incentrato sulla storia principale, in cui anche gli stessi comprimari sembrano rivestire un ruolo fondamentale sia a livello ludico sia a livello tematico, tanto che lo stesso aggettivo “comprimari” sembra venir messo in discussione.
Il viaggio di Alphen, Shionne, Rinwell, Kisare, Law e Dohalim sarà dunque lungo e pieno di difficoltà, ma saranno proprio queste ultime a solcare un legame indissolubile tra i giovani eroi, i cui risvolti però potremo approfondire ed esplorare nel modo più completo una volta che avremo tra le mani la copia completa del gioco.
Un Action JRGP particolare, ma per tutti i gusti
Ammettiamolo, il focus principale di questa demo era sicuramente rivolto ad un aspetto del gioco in particolare: il gameplay. Storicamente parlando, infatti, la saga Tales of ha sempre fatto del combat system il suo cavallo di battaglia, e chiaramente Tales of Arise non si discosta da questo dogma imprescindibile del brand.
Una volta scesi in campo (dopo aver superato lo shock avuto dall’impatto grafico, ma ne parleremo più avanti) ci siamo subito fiondati alla ricerca di un avversario, utile proprio a farci saggiare con mano le prodezze ludiche su cui eravamo pronti a scommettere sin dall’inizio, e con ragione. Stando ai nostri test, infatti, Tale of Arise è un gioco praticamente perfetto sotto il profilo del combat system e delle opportunità ludiche, e ci sono bastati pochi minuti per capirlo.
Poco fa vi abbiamo parlato della grande cura rivolta al cast e non a caso, anche perché questa cura si estende e anzi si palesa in maniera prepotente e preponderante proprio andando ad analizzare il gameplay e la struttura del sistema di combattimento del gioco. A inizio partita, la demo vi consente di selezionare quale eroe utilizzare per provare l’avventura targata Bandai Namco, cosa che, credeteci, cambierà pesantemente (e ogni volta) il vostro approccio alla partita.
Ogni personaggio è infatti unico nelle movenze e nella tipologia di attacchi, schivate e abilità combinate, tutti elementi storici della saga e che qui tornano con forza, ampliandosi a dismisura in un sistema di combattimento semplice ma allo stesso tempo appagante e dannatamente stratificato.
In questo contesto fanno ovviamente la loro super figura elementi quali le Arti e gli Assalti, già visti nei vecchi Tales ma che qui assumono una veste estetica ed una valenza pratica decisamente superiori. Ogni personaggio possiede dunque capacità uniche e tramite la selezione dei tasti direzionali è anche possibile richiamarli per un attacco speciale, utile principalmente a sfiancare l’avversario e ad esporlo agli Assalti, che spesso e volentieri concludono la battaglia nel modo più spettacolare e “doloroso” (per i nemici) possibile.
Se proprio volessimo trovare il pelo nell’uovo in tutto questo, beh, quello potrebbe essere legato all’eccessivo caos che queste tecniche, specialmente se usate in maniera simultanea con gli alleati mossi dall’IA (a tal proposito ci sembra che sia stato svolto un buon lavoro nel complesso), possono portare su schermo, rendendo alcuni passaggi degli scontri meno chiari.
Ci ha ricordato un po’ una rosa, il sistema di combattimento di Tales of Arise, bello e “semplice” da vedere ma in realtà più complesso e stratificato di quanto possa sembrare, e ci ha convinto appieno, facendoci in più di un’occasione elargire un caloroso sorriso, un misto tra fanciullesca emozione e oggettivo apprezzamento nei confronti di un lavoro che sembra essere stato svolto con una cura maniacale.
Parola d’ordine: esplorazione
Abbiamo ripetuto la demo più volte, proprio per testare le differenze del gameplay tra un personaggio e l’altro, e per tal motivo abbiamo avuto modo di provare anche l’esplorazione e constatare quanto il mondo di gioco sia maestosamente popolato (non soltanto dai mostri, ben visibili su schermo), pulsante, ricco di cose da scoprire e, apparentemente, da fare, per quanto non rivoluzionarie ma comunque funzionali all’esperienza di gioco.
La demo, proprio a tal proposito, ha saputo sfruttare la porzione di gioco (sita appartenente in una fase centrale della storia) per presentare alcune meccaniche, come la cucina, il riposo agli accampamenti e il crafting degli oggetti.
Riposando agli accampanti, indicati sulla mappa di gioco con il simbolo di un falò, è possibile “ricaricare le batterie” prima delle prossime battaglie ma non soltanto. Una volta accampatisi è infatti possibile cucinare, sfruttando le materie prime ritrovate esplorando il mondo di gioco o sconfiggendo i nemici, con la possibilità di sbloccare degli utilissimi bonus in battaglia per uno o un altro personaggio, a seconda della pietanza, che potrebbe essere più apprezzata da Shionne rispetto a Law e così via.
Non solo: agli accampamenti è anche possibile rivivere alcune cutscene, scelta molto utile pensata soprattutto per chi vuole vivere la storia nel modo più intimo possibile, lasciandosi trasportare da quello che è, potenzialmente, uno dei cast più imponenti nella storia della saga e in generale una delle storie più ambiziose nel panorama degli JRPG, uno splendido omaggio al genere da parte di un brand che, per l’occasione, celebrerà ancora una volta i venticinque anni di vita.
Per quanto riguarda il crafting e la gestione degli equipaggiamenti, invece, abbiamo potuto fare e vedere molto poco. Il gioco ci ha spiegato che tramite alcuni specifici NPC è possibile lavorare alcuni materiali come gemme e metalli vari per produrre nuove soluzioni e nuovi item in battaglia, ma per ora non abbiamo potuto ancora testare per bene questa caratteristica, che non vediamo l’ora di esplorare in fase di recensione con la copia completa del gioco tra le nostre mani.
Nuova veste, stesso (splendido) Tales
Un altro aspetto focale della demo è senza dubbio quello legato al comparto grafico e tecnico, anch’esso sotto le luci dei riflettori a causa delle grandi (e doverose) novità annunciate da Bandai Namco.
Tales of Arise è infatti il primo titolo della saga a scrollarsi di dosso quell’identità estetica ormai diventata vetusta e limitante, grazie in particolare al passaggio ad un nuovo motore grafico che segna uno stacco forte col passato e che rende l’esperienza molto intrigante e di forte impatto anche a livello puramente visivo.
La porzione di gioco che abbiamo provato ci ha messo di fronte ad una sequela di scenari mozzafiato, i quali evidenziano una cura tutta nuova e mai così centrale per la rappresentazione degli ambienti di gioco, in larga parte rappresentati da splendide lande verdeggianti e da panorami talmente belli che sembrano stampati su una cartolina. Si tratta di un’allegoria non casuale, poiché gli artifici tecnici utilizzati, ossia l’HDR e un motion blur piuttosto marcato, unite alla scelta stilistica che sposa alcuni dei dogmi del cel-shading, offrono un’immagine complessiva quasi a metà tra il cartoonesco e il “realismo”, in un tripudio cromatico difficile da ignorare.
Ciò si evince anche analizzando più da vicino le silhouette dei personaggi e dei nemici, caratterizzate da un tratto molto deciso e da una pigmentazione decisa, quasi “eccessiva”, che rendono il tutto un piccolo quadro tipico del movimento fauvista.
Anche i pochi ambienti al “chiuso” che abbiamo avuto modo di scrutare ci hanno restituito un feeling molto positivo e simile, per quanto è innegabile il fatto che il gioco dia il meglio di sé negli ambienti all’aperto. Tutto questo si sposa con una realizzazione sicuramente sontuosa anche in termini tecnici, rappresentata dai soliti “numeri” sicuramente molto confortanti.
Su Xbox Series X il titolo gira perfettamente in 4K e con 60fps complessivamente molto solidi, cosa che rende l’esperienza ancor più appagante, per quanto in alcuni casi abbiamo assistito ad alcuni piccoli rallentamenti durante alcuni scontri. Abbiamo poi provato anche a testare il titolo su un monitor con risoluzione 2K e un refresh a 120fps, ottenendo in verità un risultato più o meno simile e sempre super positivo.
Anche il doppiaggio originale ci è piaciuto, per quanto anche quello inglese abbia dimostrato di poter far bene la sua parte senza sfigurare, ma di questo ne riparleremo a tempo debito.
Il primo contatto con Tales of Arise è stato incredibilmente positivo. Il nuovo titolo della ultraventennale saga di Bandai Namco sembra avere tutte le carte in regola per risultare uno dei titoli più preziosi di questo 2021 e sicuramente un grandissimo punto di ripartenza per una della saghe più amate dagli appassionati di giochi di ruolo giapponesi. E, se sulla qualità del gameplay e del combat system non abbiamo dubbi, per ergerlo allo status di uno dei migliori Tales of di sempre non vediamo l’ora di testare la qualità della storia, che comunque sembra avere tanto potenziale anche dalle prime informazioni. Insomma, anche questo settembre videoludico sarà magico e Tales of Arise vuole esserne uno dei protagonisti indiscussi. Ci riuscirà? Lo scopriremo nelle prossime settimane, quando avremo tra le mani il gioco completo. Intanto, però, le premesse ci sono tutte. Credeteci!