Tactics Ogre: Let Us Cling Together – Anteprima Tactics Ogre: Let Us Cling Together

Verrebbe da contraddire De Andrè per scrivere quest’anteprima, quando il cantautore genovese con una delle frasi più celebri della sua produzione discografica esprime: […]Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori[…].
Se volessimo cambiare genere musicale e andare sul rock, potremmo considerare un diamante Let us cling together, titolo che trae ispirazione da una canzone dei Queen: dal gioco, che risale al 1995, ne esce infatti un’altra pietra preziosa, forse con qualche carato in meno, ma pur sempre un diamante.
Raramente un remake riesce a superare il gioco originale, tantomeno in questa occasione, ma Let us cling together è presumibilmente uno dei candidati a essere fra i migliori JRPG dell’anno su handheld, categoria tornata da qualche mese all’arrembaggio delle console next gen grazie alla cerchia di appassionati ruolistici che, siamo sicuri, attraverseranno a breve un roseo periodo per le release annunciate.

Veniamo al gioco, a cui serve una breve premessa vista la data di release del titolo e la probabilità che parecchi giocatori non abbiano avuto modo di giocare il capitolo su Super Famicon: Tactics Ogre è un TRPG, che racchiude al suo interno una trama di quelle a cui non siamo più abituati, un gameplay ampio e personalizzabile e infinite variabili eseguibili sul campo di battaglia. 
È stato questo il titolo che ha ispirato, per usare un eufemismo, il successo di Final Fantasy Tactics, tanto apprezzato dalla critica: quale sia il titolo migliore fra questi due? Non ve lo scriverò apertamente, ma leggendo quest’anteprima avrete modo di confrontare le dinamiche di gioco e paragonarle a uno dei maggiori successi Square Enix.

È bene premettere che il titolo non è esattamente stand alone, bensì è parte di una saga: non è necessario giocare gli altri titoli per godersi Let us cling together, tuttavia il capitolo è ambientato dopo tutti gli altri episodi, che cronologicamente sono: Ogre Battle Zenobia Ouji, Ogre Battle March of the Black Queen, Ogre Battle 64, Tactics Ogre Knight of Lodis.

Fatta questa breve premessa sulla saga, le avventure che a breve potremo toccare con mano saranno ambientate nel mondo di Valeria, sconvolto da turbolente guerre civili fra le fazioni, che si suddividono principalmente fra una classe elitaria detentrice del potere, i Bacrumese, ed una minoranza, i Walstanian, in mezzo alle quali si pone la maggior parte della popolazione civile, i Gargastan.

All’interno di questa lotta sono collocati Denim, o Denam, qualora vi piacesse l’adattamento, e la sorella Kachua, Catiua, che sono di fatto i protagonisti del titolo, assetati di vendetta dopo la morte del padre a opera dei Dark Knights, cavalieri appartenenti al gruppo elitario di Valeria: dal primo capitolo che siamo stati in grado di concludere, si nota come le domande poste ai character possano influenzare molto, e con conseguenze immediate, lo sviluppo della trama e la possibile assunzione o meno di determinati personaggi.

Per quanto sul plot narrativo non ci si possa sbilanciare troppo dopo solo un capitolo, è lecito pensare che la qualità del capitolo sulle precedenti piattaforme fosse eccelsa dal punto di vista della narrazione e non ci potremmo aspettare meno.

A preoccupare gli utenti di vecchia data ci ha pensato Minagawa, director del remake PSP, introducendo il sistema del Chariot System: questa feature consente ai giocatori di eseguire un rewind delle battaglie, è il caso di dire spesso parecchio estese, fino a cinquanta mosse, con la possibilità di ripartire da un determinato punto, magari evitando di commettere gli stessi errori o cambiando strategia a seconda del nemico.

Indubbiamente è stata un’aggiunta che non ha reso gli hardcore gamer particolarmente felici, orgogliosi della difficoltà precedentemente affrontata e poco disposti a simili espedienti il cui unico tentativo è rendere di fatto il gioco più semplice: ribadisco che il test è stato su un solo capitolo, quindi non ci si può pronunciare sul fatto che il sistema diventi obbligatorio in determinati frangenti quando il grado di difficoltà si alza esponenzialmente.

Il sistema di combattimento è basato su dungeon in cui i personaggi si muovono come pedine su una scacchiera immaginaria: le mappe sono molto estese e garantiscono una buona variabile strategica di volta in volta.
La visuale è fissa, tuttavia sono disponibili due inquadrature, attivabili quando si controlla un personaggio, che garantiscono visibilità dall’alto qualora un muro o qualche altro ostacolo non vi consenta di sviluppare al meglio l’azione.

Il Job System è ampio, si parla di quasi 40 job fra classi base, avanzate e speciali: anche in questo caso non siamo stati in grado di testare alcuna classe al di fuori di quelle base, ma la personalizzazione del proprio team si prospetta eccellente: l’acquisizione delle abilità procede tramite gli skill points, mentre quella delle magie attraverso l’acquisto delle pergamene.
Il cambio di classe è invece regolamentato da oggetti, acquistabili e non, che consentiranno al giocatore il passaggio di categoria: la procedura non è quindi automatica.
Inoltre, il numero di personaggi schierabili supera addirittura le 10 unità, rendendo di fatto le battaglie impegnative anche solo per riuscire a tenere sotto controllo tutte i character.

L’hype dell’utenza presso cui Tactics Ogre è un diamante a tutti gli effetti è giustificata: il titolo si prospetta come uno dei migliori del 2011 su handheld e sembra che la svecchiata, Chariot System escluso, abbia avuto successo; Let us cling together è solido sotto pressochè tutti i profili.

Non siamo ancora in grado di tracciare un paragone completo con The War of the Lions, ma se le aspettative dovessero essere confermate, o addirittura superate, dalla prova completa del gioco, i leoni saranno pressochè domati.

 

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