Sea of Thieves – Anteprima Closed Beta
Le preoccupazioni di un pirata.
Provare la versione beta di Sea of Thieves è stata una delle esperienze più divisive della nostra esperienza videoludica. Nel corso delle molte ore spese a navigare tra le onde dell’oceano di Rare, infatti, una lotta intestina tra soggettività e oggettività era costantemente in atto: un conflitto che ancora non può vedere vincitori e che molto probabilmente ci porteremo dietro fino alla data di uscita dell’edizione completa del titolo, fissata attualmente per il prossimo 20 Marzo.
Spiegando in soldoni (o meglio, in dobloni) in cosa consista l’esclusiva Microsoft, possiamo dire che Sea of Thieves è un MMO ad ambientazione piratesca, che prede vita in un vasto oceano liberamente esplorabile a bordo di navi da portare in solitaria o aggregandosi a una ciurma, composta sempre da altri giocatori, siano essi amici o completi sconosciuti aggregati dal sistema di matchmaking. Una volta formato il collettivo, l’obbiettivo sarà quello di guadagnare denaro e migliorare la propria reputazione attraverso il completamento di incarichi (affidati da tre diverse fazioni), l’esplorazione di relitti sommersi oppure il saccheggio di altre navi (controllate ovviamente da altri giocatori).
Durante la beta era possibile affrontare solamente gli incarichi affidati dai Gold Hoarders, vere e proprie cacce al tesoro strutturate su più livelli di crescente difficoltà: laddove le prime missioni consisteranno infatti nel semplice riconoscimento dell’isola su cui è nascosto il forziere per poi scavare sulla classica X rossa segnata sulla mappa, andando avanti le cose si fanno più complesse, visto l’inserimento di altri elementi archetipici del genere, quali filastrocche che conducono a punti particolari delle isole ove è possibile trovare ulteriori indizi che portano ad altri indizi e via dicendo. Una volta recuperato il tesoro (o i tesori) occorrerà riportare la refurtiva al più vicino avamposto per riscuotere la sudata ricompensa: monete sonanti che potranno essere investite in ulteriori contratti, vestiti, versioni migliorate del nostro equipaggiamento oppure in grog, la bevanda tipica dei pirati di Sea of Thieves, con conseguente ubriacatura e tutto quel che ne consegue.
Ovviamente una grossa porzione del divertimento e della magia del titolo risiede nelle interazioni che un MMO permette di aggiungere alla formula, ricetta che è il punto forte del titolo e che forse, a lungo andare, potrebbe diventare il suo più probabile difetto. Sea of Thieves è infatti incredibilmente divertente, anche in singolo, e per le prime ore risulta veramente difficile non vederlo come uno dei titoli di punta di questo 2018.
I comandi del proprio avatar, della nave, le interazioni con gli altri giocatori, il sistema di combattimento, tutto sembra studiato alla perfezione per trasmettere un senso di semplicità e immediatezza che è in grado di catturare sin da subito, favorendo l’immedesimazione senza mai dimenticare di divertire, rilassando nei momenti di calma ed esaltando durante le fasi più concitate.
In pochissimo tempo si vivranno avventure destinate a diventare racconti, come quell’arrembaggio spericolato nel cuore della tempesta, con i colpi di cannone che si contendevano con i tuoni il dominio del cielo, oppure quella fuga disperata da un galeone nemico che voleva depredarci dei tesori, quando la scampammo solamente grazie alla facilità con cui la nostra piccola nave riusciva a seguire meglio le correnti favorevoli. Oppure quell’altra volta, quando portammo il nostro vascello oltre i confini della carta, e le acque e il cielo si fecero rossi, e la nave iniziò a scricchiolare… e insomma, avete capito il concetto.
Aggiungete a tutto questo un comparto tecnico veramente stupefacente, in perenne contrasto tra le forme semplici e caricaturali di personaggi e oggetti e la meravigliosa resa grafica e fisica del Mare, vero protagonista di Sea of Thieves, che forse mai è stato realizzato così bene in un videogioco.
Eppure parlavamo di un possibile problema, un neo capace di minare l’intera produzione, che risiede proprio nella struttura sand-box del gioco, su cui c’è il rischio che gli sviluppatori, consci del meraviglioso parco giochi che creato, abbiano investito troppe speranze. Gli incarichi della compagnia cominciano a diventare ripetitivi davvero in fretta e, a livello di infrastruttura di gioco, oltre alle situazioni che possono venire a crearsi con gli altri giocatori, non c’è molto altro da fare. Vero è che nella versione finale ci saranno altre due fazioni (una dedicata alla creazione di rotte commerciali, l’altra alla caccia di spiriti maligni) ma se anch’esse dovessero rivelarsi altrettanto monotone sulla lunga distanza, tutta la magia del titolo potrebbe scoppiare come una bolla di sapone in meno di un mese.
Il vero rischio che corrono questi progetti è quello di soffrire rapidamente di una mancanza di contenuti, una vera e propria sentenza di morte per titoli che aspirano a diventare piattaforme per i propri giocatori, e Sea of Thieves non parte bene sotto questo aspetto, mostrando poco e promettendo poco di più per il futuro. Chiaramente, tutto dipenderà da come Rare tratterà il titolo durante i mesi successivi al suo rilascio, e la nostra speranza è che venga riservata all’esclusiva Microsoft tutta l’attenzione che merita, con aggiornamenti e un flusso costante di nuovi contenuti indispensabili per mantenere alto l’interesse dell’utenza. Vedremo dunque cosa ci riserverà il futuro, insomma. Noi intanto andiamo a recuperare i nostri cappelli da pirata e a ripassare le ballate sconce, carichi di tutte le aspettative che riusciamo a imbarcare.
Mi sembra di assistere all’invasioni di titoli frettolosi