Samurai Warriors 5 – Provato
A sette lunghi anni del diretto predecessore torna il musou nipponico di Koei Tecmo.
I Musou non vivono probabilmente il loro periodo di maggior splendore, almeno qui in Occidente. Tante le critiche (sempre le stesse) piovute negli anni: “sono sempre uguali, non c’è innovazione, formula trita e ritrita”. In parte stiamo parlando di critiche più che fondate ma è anche vero che in molti casi i musou sono stati delle vere e proprie piattaforme di benchmarking per sviluppatori e per giocatori, con videogiochi in grado di imporre nuovi standard (di solito grafici) importanti per molti altri titoli.
Samurai Warriors 5 lo abbiamo provato con grande gioia sin da subito. Sia perché i musou ci piacciono, sia perché questo in particolare già dai primi screen in rete sembrava essere diverso e, in effetti, non ci sbagliavamo del tutto. Sebbene la nostra prova sia stata “castrata” per ovvie ragioni (il titolo uscirà solo il prossimo 27 luglio 2021) siamo riusciti a farci un’idea di come sarà la nuova fatica di Omega Force.
La modalità musou (la campagna principale) ci porta direttamente al tempo in cui Oda Nobunaga non è ancora Shogun del Giappone feudale e gli Ashikaga, seppur in forte declino, tengono ancora le briglie di un Paese sull’orlo dell’ennesima guerra civile. In questo periodo si forma il giovane Nobunaga, personalità poliedrica che in svariate situazioni si dimostra un guerriero dal cuore nobile e in molte altre un assassino senza scrupoli.
Una piacevole sorpresa riguarda la trama, finalmente ben curata come ai tempi di Dynasty Warriors 5 o Dynasty Warriors 6, predecessori illustri del genere. I personaggi mostrano una viva personalità con una punta di realismo magico che sebbene sia caro alla letteratura sudamericana non è totalmente estraneo a quella estremo-orientale.
Il co-protagonista di questa amara storia, Mitsuhide Akechi, è altrettanto interessante dal punto di vista della costruzione del personaggio e dà il suo contributo alla trama ben costruita di Samurai Warriors 5.
La trama è costruita in maniera lineare ma con alcune piacevoli variazioni che non si vedevano da un po’. Se infatti potremo (o dovremo) giocare ad alcune missioni con personaggi differenti da Nobunaga, allo stesso tempo potremo prendere piccole deviazioni dalla storia principale per conoscere altri promettenti personaggi e prendere confidenza con le loro abilità e capacità.
Un’altra piacevole sorpresa riguarda il cell-shading appena accennato del titolo, che conferisce un po’ di freschezza e soprattutto dona un’idea di avventura libresca a tutto il dipanarsi della trama. Per il resto, ovviamente, resta un musou, quindi al di là di qualche paesaggio ben riuscito ci troveremo comunque a fare i conti con una grafica generalmente semplice e volutamente semplificata.
Immutati restano anche i tipici scontri contro le orde di soldati nemici che vengono spazzati via come mosche e la vecchia modalità di rinvenimento di armi potenziabili e oggetti nascosti in giare e casse qua e là.
Quello che con rammarico segnaliamo è la tremenda gestione della telecamera, che si muove davvero troppo lentamente e che ci creerà non pochi problemi. Da qui al 27 luglio c’è però del tempo per migliorare questa caratteristica anche se già i titoli precedenti non brillavano certo per responsività dell’inquadratura.
Per adesso, dunque, il comparto artistico proposto e la storia implementata rappresentano la vera (seppur piccola) novità di Samurai Warriors 5: un titolo che piacerà agli amanti del genere e che già adesso ci sentiamo di consigliare a chi vuole scoprire qualcosa di nuovo. Si tratterà di un titolo adrenalinico, rapido e da vivere nell’insieme, perché l’impressione è che quasi sicuramente scricchiolerà quando ci si soffermerà a guardare il particolare.
