Risen 2: Dark Waters – Anteprima Risen 2: Dark Waters
Quando nel 2009 uscì Risen, il titolo si trovò ad affrontare le aspettative degli appassionati della famosa serie RPG Gothic, che in seguito a varie vicende, dopo il terzo capitolo, non fu più sotto lo sviluppo dei suoi ideatori originali, cioè la casa tedesca Piranha Bytes. Il gioco non raggiunse le acclamazioni di altri titoli RPG, tuttavia riuscì a ritagliarsi un certo spazio con apprezzamenti anche da parte dei giocatori che non avevano mai provato la serie Gothic, mentre tra chi conosceva i vecchi titoli ci fu una consistente quantità di giocatori che scelse proprio Risen come erede spirituale della serie, e non solo perché sviluppato da Piranha Bytes, ma anche per una certa filosofia "old school" che vi si poteva trovare. Segno del buon successo di quel gioco è l’imminente uscita del suo seguito Risen 2: Dark Waters.
Il Fantasy entra nell’era della pirateria
Come ricorderete, il primo capitolo di Risen presentava toni e ambientazioni dal gusto più fantasy, con le solite suggestioni prese in prestito dal medioevo, anche se non mancavano eccezioni. In Dark Waters a prendere il sopravvento è invece il tema della pirateria, con uno stile in linea con l’immaginario collettivo basato sulle figure un po’ mitizzate che imperversavano per i Caraibi durante il ‘700. In effetti anche nel primo capitolo era presente il tema della pirateria, seppur solo accennato. Il personaggio più importante appartenente a questa categoria era sicuramente Patty, figlia del noto pirata Steelbeard. Questi aspetti, che erano totalmente di contorno nel primo capitolo, tornano nel secondo, questa volta per essere quelli attorno ai quali ruoterà tutto, come ad esempio l’ambientazione e lo stile di gioco. Il videogame è ambientato dieci anni dopo il primo Risen, e il nostro "eroe senza nome" (I protagonisti dei giochi Piranha Bytes non hanno mai un nome, vengono lasciati indefiniti, ed infatti, anche se questo è il seguito di Risen, il gioco non segue necessariamente con fedeltà le scelte fatte nel primo capitolo, ma solo quelle necessarie per indirizzarci in questa nuova situazione) dopo essere riuscito a sconfiggere un Titano è partito con Patty scoprendo che il mondo, come purtroppo si sospettava, è nel caos totale causato da altri Titani che imperversano per il mondo; la civiltà umana rischia di scomparire, e sono rimasti solo avamposti isolati a resistere. Come se ciò non bastasse lo squilibrio causato dalla presenza dei Titani ha risvegliato ed attirato creature dimenticate dalle profondità dei mari, rendendo quest’ultimi pericolosi, interrompendo così commerci e comunicazioni. In questi dieci anni il nostro eroe ha lasciato l’Inquisizione con cui si era ritrovato a collaborare e pare abbia perso un occhio, ma oltre a ciò si trova in un contesto completamente diverso. Infatti nel gioco ci ritroveremo a viaggiare tra isole occupate da Pirati, che prendono i vantaggi che possono dalla situazione, e dai Nativi, i quali sembrano padroneggiare una magia mai vista prima: Il Voodoo. Sarà presente anche l’Inquisizione a rappresentare ciò che rimane della civiltà. Tutti hanno in comune un’unica cosa: essere isolati a causa di una bestia degli abissi quale il Kraken, e pare che l’unico modo per sconfiggerla sia usare l’arma di un Titano.
Come ai vecchi tempi o quasi
Risen 2, nonostante abbia senz’altro delle innovazioni, punta indubbiamente a mantenere l’attenzione su di sé, preservando determinate caratteristiche un po’ scomparse dagli RPG moderni; una di queste è, ad esempio, l’inaccessibilità delle aree legata al livello raggiunto: infatti non troveremo nessun autolivellamento dei mostri, ma anzi sconfiggeremo facilmente quelli diventati ormai deboli e troveremo difficile esplorare aree con nemici nettamente superiori a noi. In generale, come per il primo Risen e i titoli della serie Gothic, il gioco dà un senso di rusticità e semplicità, con animazioni semplici ed efficaci per le varie azioni di crafting e le altre attività secondarie. Impersoneremo il nostro eroe, che questa volta potrà portare con sé un compagno a supporto, anche se fondamentalmente il destino del combattimento dipenderà ancora pesantemente dalle nostre azioni, quindi diciamo che è un’innovazione a metà, probabilmente gradita a chi non va di scorrazzare da solo; non aspettiamoci le complesse interazioni con i personaggi secondari presenti in questo RPG. Come dicevamo, infatti, tutto ruota ancora sulla nostra individualità a livello di gameplay, e proprio per questo non dovremo preoccuparci della morte della nostra eventuale spalla perché finirà semplicemente K.O. Il Sistema di combattimento sarà incentrato sui nostri tempi di reazione e sulla nostra abilità, e gli sviluppatori assicurano che il sistema di visuale è stato migliorato per rendere il tutto dinamico e più facilmente gestibile. Questa volta, però, non avremo scudi a darci una mano, e infatti proprio in onore del nuovo tema piratesco le nostre armi secondarie saranno spesso pistole (sono presenti anche moschetti) che potremo usare come attacco secondario intervallato da un cooldown prima di sparare il colpo successivo. Oltre a ciò, però, come attacco secondario potremo usare anche sabbia per accecare il nemico oppure oggetti (beh ma non solo, potremo sferrare calci o adoperare anche animali!) più o meno ispirati al tema della pirateria.
Tra il vecchio, il nuovo e il Voodoo
Il nostro eroe senza nome non si svilupperà appartenendo ad una determinata classe, ancora una volta saremo noi a decidere la sua identità avanzando nel gioco, con diversi rami (cinque in tutto) che potranno essere potenziati spendendo dei punti definiti "Gloria" in quest’ultimi sbloccando nuove abilità e potenziamenti. Tra questi cinque rami troveremo anche una cosa del tutto inedita: la magia arcana lascia infatti il posto al Voodoo, una abilità profondamente legata ai nativi delle isole che visiteremo in Dark Waters. Il Voodoo sembra essere uno dei punti più innovativi di questo seguito: questa abilità pare infatti che ci permetterà anche di prendere possesso di alcuni NPC come se fossero il nostro personaggio, sbloccando anche linee di dialogo ed evoluzioni di rapporti tra personaggi, oltre che possibili ricompense. Risen 2: Dark Waters, in generale, sembra offrire sotto aspetti affascinanti tutto ciò che ci è piaciuto del primo con qualche innovazione in più (ad un certo punto potremo avere anche un nave con cui viaggiare tra le isole! Peccato però che il nostro capitano non possa ancora nuotare come nel precedente Risen), ed è sicuramente un gioco da tenere sott’occhio. L’ambientazione piratesca sembra inoltre davvero interessante (e probabilmente pronta ad offrirci inaspettate sorprese) che merita davvero di essere resa al meglio. Il titolo promette inoltre dialoghi divertenti tra i personaggi (e anche se non come in altri RPG, anche nel primo Risen erano presenti linee di dialogo piacevoli) che in questa ambientazione potrebbero dare molto. Sul piano grafico, il primo Risen, proprio grazie allo stile Piranha Bites, riusciva ad essere anche evocativo, con il difetto però di avere molte sbavature spesso evidenti; non ci resta che sperare che in questo seguito la cosa sia migliorata.
Perché attendere Risen 2: Dark Waters
Per chi vuole fuggire dalle abitudini degli RPG moderni ma senza rimanere immobile in stili ormai passati, Risen 2 sembra potrà essere una valida risposta. Il suo predecessore si fece valere ai suoi tempi ritagliandosi un discreto pubblico anche tra chi semplicemente cercava un buon gioco con cui divertirsi.