Rainbow Six Siege – Beta Hands On
Durante l’E3 dell’anno scorso Ubisoft ha annunciato il ritorno di una serie ludica molto amata dai videogiocatori, quella di Rainbow Six, che nel corso degli anni ha visto numerose evoluzioni. Il suo tipico approccio tattico è stato infatti spodestato, a poco a poco, per favorire una maggiore ricerca dell’azione. Una scelta non molto gradita, che ha sfiduciato i meno frenetici, allontanadoli dalla saga.
Così è stato fino all’annuncio di Siege, che ci ha sorpresi grazie al suo riavvicinamento alle richieste dei fan e alla cooperazione tra i giocatori riportata in auge. La maggior parte dei nostri dubbi sono stati poi snelliti nei giorni scorsi, grazie alla nostra partecipazione alla closed beta: siamo reduci da un’esperienza soddisfacente, nonché molto curiosi di sapere che cosa ci regalerà la release del titolo, il prossimo 1 dicembre.
Do you wanna (U)play?
Come per ogni beta che si rispetti, non siamo riusciti a gestirne l’accesso nel più roseo dei modi, e abbiamo incontrato i dovuti intoppi: le chiavi (la cui distribuzione è stata molto vasta) sono state smerciate a rilento, motivo per cui la beta ha subito un paio di posticipi, fino ad arrivare al 4 ottobre. Così facendo anche chi aveva ottenuto in ritardo un accesso aveva la possibilità di provarla.
Vi sono stati anche innumerevoli problemi con il matchmaking, e i server nei primi giorni non riuscivano a gestire il carico, ma Ubisoft si è rialzata dignitosamente e col passare dei giorni non abbiamo incontrato alcun tipo di disagio.
Simulatore d’assedio
Come già anticipato, Rainbow Six Siege si allontana dal genere sparatutto più tradizionale (vedi Vegas, ndr) e va a fortificare la cooperazione multigiocatore, andando a creare un gameplay a squadre pensato per cinque elementi. I ruoli delle squadre sono tendenzialmente due, attacco o difesa, e questo varierà in base alla modalità scelta. Durante la beta Ubisoft ci ha offerto la possibilità di provarne tre: la Terrorist Hunt e due modalità multiplayer, Team Deathmatch e Secure area/Disarm bomb. La prima è una modalità cooperativa contro l’IA, che ci metterà nei panni di un team in fase di assalto incaricato di sgombrare e neutralizzare le minacce barricate in determinati edifici.
Rispetto al normale multiplayer, si potrà decidere di iniziare una missione sia in single player che in squadra con altri quattro amici (se non disponibili, il matchmaking farà al caso vostro). Si potrà scegliere tra tre livelli di difficoltà differenti (normale, difficile e realistico) che andranno a inficiare sulla precisione con cui i nemici saranno in grado di colpirci. In generale questa modalità non rappresenta una grossa sfida, anche se l’IA si comporta molto bene, costruendo barricate e disseminando l’area di numerose trappole (come C4 e filo spinato). I terroristi nonostante i pattern predefiniti, saranno comunque capaci di raggirare gli schieramenti costringendo i giocatori alla cooperazione, fino all’eliminazione dell’ultimo nemico e quindi al successo della missione.
La Hunt aggiunge anche un nuovo tipo di nemico, il Bomber, che non è proprio il capocannoniere della squadra di calcetto dei terroristi: pesantemente corazzato e imbottito di esplosivo, ha un solo scopo, “farsi esplodere” e cercherà di portare con sè il maggior numero possibile di nemici. La loro presenza viene scandita dai loro rumorosi respiratori e dalle luci posizionate sulla tuta. Una volta entrati nella loro linea di tiro solo dei colpi ben assestati potranno buttarli giù. In caso contrario si verrà spazzati via insieme al mobilio, al soffitto e ai pavimenti.
Mentre la caccia ai terroristi permette di utilizzare solo la classe Attaccante, nelle altre due modalità multiplayer sarà disponibile anche la fazione dei Difensori, che dovranno preoccuparsi di barricare bene il fortino, e far si che l’assedio nemico non vada a buon fine. La prima squadra che uccide tutti i membri di quella avversaria (o previene la detonazione della bomba) vince la partita. Nonostante entrambe le modalità siano essenzialmente molto classiche, il loro stile è pressoché inedito. Quasi certamente gran parte di questo merito va data alla presenza di numerose forze speciali diverse tra cui scegliere il proprio elemento di squadra.
Ognuno di essi ha abilità e gadget differenti come droni da ricognizioni in grado di disabilitare esplosivi, martelli per sfondare le pareti o cariche di termite in grado di sciogliere qualunque ostacolo. Questo mix rende ogni partita diversa dall’altra, e sarà compito di ogni team cercare di amalgamarsi gli uni con gli altri e gestire le lacune (o i punti di forza) della squadra.
In termini di qualità grafiche non ci sentiamo di dare un giudizio definitivo al gioco, soprattutto considerando che molti effetti di luce e particellari molte volte vengono disabilitati in fase di beta. È innegabile che questo tipo di eventi sono più mirati a testare le infrastrutture di connessione (come le lobby, il matchmaking e il carico dei server) che al prodotto finale in sè.
Ciononostante il punto di forza del motore grafico non è la qualità estetica con cui esso si mostra, bensì la “distruttibilità” dell’ambiente: una qualsiasi esplosione, ad esempio, ci porterà dinnanzi a centinaia di frammenti e polveri di diverso tipo, che andranno a riempire l’area circostante, modificando permanentemente lo scenario in cui si svolge la partita. Oltre al ben riuscito effetto scenico, il gameplay risulta arricchito da queste mutevoli possibilità di distruzione, perché ci consentirà di aprire nuove vie e/o feritoie attraverso le quali sopraffare il team nemico.
[signoff icon=”quote-circled”]
Mettendo da parte i dissapori attraverso cui la beta si è presentata, Ubisoft ci ha piacevolmente stupiti: è stata in grado di mescolare gli elementi tipici di Rainbow Six, la tatticità e la cooperazione, con quelli dei piu’ adrenalinici shooter moderni. La mancanza di una campagna single player è una decisione molto coraggiosa, e ci auguriamo che non vada a rovinare il concept generale di Siege, che di sicuro colmerà questo vuoto rilasciando numerose modalità sottoforma di DLC. Aspettiamo con impazienza il primo di dicembre, ma ci sembra già abbastanza chiaro che Rainbow Six Siege non è molto lontano dal divenire un cult.[/signoff]