Population Zero
Sette giorni per sopravvivere a un fatale destino altrimenti irreversibile: ecco l'anteprima del MMORPG Population Zero
Alcuni anni fa dominatore assoluto di un mercato che lentamente si stava ambientando nell’internet 2.0, oggi il settore MMORPG vive una seconda vita insperata, seppur si sia lontanissimi dai numeri macinati qualche lustro fa. Nonostante, numeri alla mano, il settore non attragga più orde di giocatori urlanti come un tempo, ciò non ha fermato l’industria, specialmente quella indipendente, dal confezionare proposte più o meno variegate. Ed è il caso di Population Zero, MMORPG fantascientifico attualmente in Accesso Anticipato su Steam e con un “twist” davvero intrigante e innovativo, sviluppato dalla software house russa Enplex Games. Ma andiamo con ordine.
Population Zero è un gioco di ruolo online massivo ambientato su di un futuristico pianeta chiamato Kepler, non molto distante dall’estetica immaginifica che a suo tempo propose No Man’s Sky del concetto di rappresentazione di un pianeta alieno. Il titolo, caratterizzato da evidenti elementi Survival e sandbox, ha come detto una caratteristica davvero particolare, che lo distingue dal resto della categoria: nel gioco, infatti, interpreteremo uno dei tanti colonizzatori del pianeta, inviati ad esplorare lo spazio dopo che la Terra è divenuta teatro di terribili disastri naturali in seguito alla scoperta e all’uso di una rivoluzionaria fonte di energia che l’ha consumata. Ma il pianeta alieno ci riserverà una sfida difficile: ogni colono, infatti, sarà chiamato entro 168 ore (una settimana completa) a raccogliere sufficienti risorse per riparare la propria capsula di salvataggio, utilizzata dopo l’esplosione della nave madre da trasporto che puntava proprio a Kepler, e ibernarsi per evitare una “catastrofe” e la propria completa trasformazione in una bestia dissennata, chiamata Void, in un concept molto simile apparso anche in Serie Tv di successo come The 100.
Accedendo al gioco, accolti da una sorprendentemente ben realizzata soundtrack tra l’ambient elettronico e l’orchestrale, saremo introdotti a un semplice menu che ci permetterà di iniziare immediatamente l’avventura, facendoci imbattere nella prima, particolare caratteristica del gioco: Population Zero offrirà, in quanto ruolistico, una doppia progressione lineare, una “relativa” e l’altra “assoluta”. Per quanto concerne la prima, essa sarà relativa al nostro personaggio nella “run” che ci vedrà cercare le necessarie risorse per salvarsi in una settimana reale di gioco, pena l’estinzione (in concreto, il reset condiviso della sessione). In questo senso, in caso di sconfitta, il nostro personaggio verrebbe ripristinato perdendo non solo edifici e materiali raccolti, ma anche i vari talenti che si saranno sbloccati compiendo diverse azioni nel corso del gioco (seppur ce ne saranno sparuti che resisteranno al reset). Al termine di un ciclo, quindi con la nostra vittoria o sconfitta nei sette giorni di limite, otterremo dei punti esperienza “off game” che ci consentiranno di aumentare il livello complessivo dell’account. Con il progredire dei livello, otterremo nuove feature dallo sblocco di modalità differenti, come ad esempio quella in cui potremo combattere contro altri giocatori, ad unlock “tecnologici” e che ci consentiranno di costruire e dotarci di strumenti via via più efficaci e utili per la dura sopravvivenza. È bene sottolineare anche che, ogni qual volta si morirà in game, ci avvicineremo sempre di più al trasformarci in Void.
Come spesso accade addentrandosi in un gioco dai forti elementi di sopravvivenza, spesso si è colti da un grande senso di disorientamento, alle prese nei primissimi istanti con menu spesso poco comprensibili e l’urgenza di apprendere le meccaniche concettuali sottese alla raccolta di risorse e alla costruzione di edifici: in questo senso, Population Zero ci accoglie con un tutorial sostanzialmente ben realizzato e che ci introdurrà morbidamente all’asprezza di Kepler. Nei primissimi istanti, calpestando il il pianeta alieno dopo il crash della nostra navicella di salvataggio, il gioco ci insegnerà a sopravvivere raccogliendo risorse e costruendo i primi rudimentali strumenti utili: in questo senso, Population Zero si comporterà in modo piuttosto standard, offrendo meccaniche survival piuttosto semplici, almeno concettualmente, e ligie ai canoni del settore. Una caratteristica fondante già elencata è che ogni azione ci consentirà di guadagnare “Theory Point”, da poter spendere per apprendere la costruzione di differenti arnesi utili per la sopravvivenza: in questo senso, Population Zero eredita in parte il sistema apparso su No Man’s Sky, consentendo l’accumulo di esperienza attraverso lo studio della flora e della fauna, ma anche delle rocce ecc.
Muovendo i primi passi, ci accorgeremo che Kepler non è esattamente un pianeta ospitale: è facile infatti imbattersi nella fauna locale, tendenzialmente “orrida” esteticamente e molto pericolosa almeno nelle primissime fasi dove saremo sostanzialmente inermi. In aggiunta, ben presto scopriremo che tra le nostre priorità ci saranno anche quelle di bere e nutrirsi, esplorando e procacciando acqua e cibo di varia natura sulla superficie di Kepler, che sarà piuttosto esteso e caratterizzato da sei biomi diversi – come ad esempio un più paludoso e tossico e un altro totalmente differente – integrati fra loro in modo piuttosto organico. Oltre alle questioni fisiologiche, dovremo valutare bene anche l’ambiente circostante, tenendo sempre d’occhio gli indicatori della temperatura e di tossicità, i cui valori estremi potrebbero tradursi in danni per il nostro alter ego. Nonostante queste caratteristiche, che si tradurranno in una complessiva differenziazione grandemente estetica e relativamente impattante sulla routine ludica, Kepler dopo qualche tempo perderà un po’ il suo fascino iniziale, anche perché la progressione reale del gioco sarà dettata dalle quest che, in larghissima misura, saranno connotate dalle classiche “raccolte infinite” che da sempre caratterizzano le movenze degli MMORPG. Nonostante, quindi, premesse particolari, al momento il titolo di Enplex Games non si discosta dal classico andirivieni tipico dei MMORPG, specialmente quelli asiatici, stra-colmi di missioni “Vai al punto A – Ottieni B – vai al Punto C”, in gergo anglofono definite fetch quest: naturalmente siamo ancora all’inizio, ma in futuro saranno necessari sicuramente contenuti più diversificati se il gioco vorrà imporsi.
Da un punto di vista più squisitamente tecnico, Population Zero offrirà un comparto di tutto rispetto, seppur con tutti i limiti che una produzione indipendente porta con sé, soprattutto se rapportata a titoli più blasonati (e con budget sicuramente diversi). Concretamente, l’aspetto estetico del gioco sarà più che buono (anche considerando il suo status di Early Access su Steam), ma caratterizzato da limiti piuttosto visibili, da texture in bassa risoluzione, soprattutto quelle ambientali, a modelli poligonali copia incollati (realmente, i primi due npc che incontreremo nel gioco, saranno identici!) sino a un generale senso di povertà degli ambienti. A questo si aggiungono le pochissime opzioni di personalizzazione del personaggio da un punto di vista estetico (all’inizio, non sarà possibile sceglierne le fattezze, ma solo il sesso). Un’estetica che farà inarcare più di un sopracciglio per la scelta della tavolozza cromatica, un po’ troppo spenta e sbilanciata verso il rosso.
Oltre a un’estetica in “chiaroscuro”, tecnicamente parlando Population Zero non è esente da difetti visibili, a partire da alcuni bug comuni come compenetrazioni e alcune occasioni in cui il nostro personaggio è rimasto per qualche attimo incastrato nello scenario. Ma ci sono anche altri bug (o presunti tali) in grado comunque di fare la differenza: ad esempio, ci è capitato di dover soccombere a un nemico perché, nonostante avessimo (poca) vita rimanente, il nostro personaggio, affetto da “bleeding”, si è inspiegabilmente genuflesso, restando immobile, divenendo facile preda del nemico. Senza contare altre problematiche, sicuramente server side, quali il mancato aggiornamento della progressione delle quest, che nella stra-grande maggioranza delle volte si risolve uscendo e rientrando nel gioco, oltre che un sistema di salvataggio fallace (è capitato più volte di uscire dal gioco per poi rientrare e ritrovarsi “un passo indietro” nelle proprie attività, come se fosse stato caricato un salvataggio leggermente antecedente al punto reale in cui si era arrivati). In aggiunta, almeno nelle battute iniziali, Population Zero potrebbe essere piuttosto arduo per i neofiti del settore, per tutta una serie di questioni tecniche, a partire da una non particolarmente equilibrata diffusione delle risorse raccimolabili: ad esempio, sarà piuttosto complicato trovare delle rocce basiche, fondamentali nella costruzione di alcuni strumenti necessari. Anche il combattimento ci creerà qualche problema, soprattutto a causa di un non precisissimo sistema di puntamento degli avversari, con una hit box dei modelli variabili (probabilmente, un altro problema connesso a micro-lag dei server).
Un’altra problematica, strano a dirsi, sarà la vastità della mappa correlata alla nostra velocità di movimento: spesso saremo chiamati a completare missioni che ci costringeranno a una lunghissima esplorazione, innescata da missioni che tendenzialmente ci costringeranno ad allontanarci anche di qualche chilometro dalle zone sicure. Se si considera una certa lentezza del nostro personaggio correlata a un ambiente ostile, almeno nei primissimi istanti si ha ben chiara l’idea che, in un gioco in cui il tempo è fondamentale, una buona fetta di esso sarà investito in lunghissime scarpinate (che raddoppieranno, in caso di nostra prematura morte). Naturalmente si tratta di questioni e altre qui non citate che potrebbero essere risolte e modificate nei primissimi mesi di vita del gioco, oltre ovviamente alla necessaria aggiunta di contenuti per ampliare l’offerta. Ultime ma non meno importanti, le performance complessive: su di un sistema di fascia medio/alta, il frame rate di Population Zero non è stato particolarmente granitico anche alle risoluzioni più basse. A questo, si aggiunga anche che al momento di redazione dell’articolo, sono presenti pochissime opzioni di “smanettamento” grafico, che si limitano sostanzialmente alla mera scelta della risoluzione e alla definizione generale della qualità delle texture, oltre che all’attivazione o meno del V-Sync.
Population Zero è un titolo molto interessante, protagonista di un’offerta già presente e consistente ma, nel suo fulcro, non particolarmente originale. Le premesse, piuttosto intriganti, in prospettiva promettono vette elevate di qualità: al momento, anche causa il suo stato di Accesso Anticipato, ha ancora molti limiti da superare e molti aspetti da limare, a partire da uno stato tecnico imperfetto e alcuni rigidi margini del gameplay. Un titolo che comunque è, sicuramente, da tenere d’occhio.