Persona 3 Dancing in Moonlight/Persona 5 Dancing in Starlight – Provati
In data 4 dicembre 2018 finalmente anche noi delle terre occidentali riusciremo a giocare rispettivamente con Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight, i due titoli ritmici dedicati agli omonimi capitoli dell’ormai celebre Persona e che siamo riusciti a provare in un recente evento pre-Gamescom negli uffici di Koch Media.
I due titoli sono già disponibili in Giappone a partire dallo scorso maggio e il fatto che arrivino solo con 6 mesi di ritardo rispetto alla release giapponese è sintomo che Atlus e SEGA stanno lavorando assiduamente per ridurre i tempi di localizzazione, senza contare il fatto che per la prima volta arrivano addirittura localizzati in italiano, un evento più unico che raro in casa ATLUS e, soprattutto, in un contesto come quello della serie Persona.
Certo, Persona 3 e 5 Dancing sono giochi dalla natura completamente differente rispetto quelli della serie madre, ma vedere menu e testi in italiano restano è stata comunque una bella sorpresa. I due titoli si basano grosso modo sulla stessa formula proposta da Persona 4: Dancing All Night, il capitolo PS Vita che diede inizio a questa deriva musicale per la serie e che, tra le altre cose, verrà riproposto gratuitamente in versione rimasterizzata per tutti coloro che acquisteranno la Persona Dancing: Endless Night Collection.
L’unica grande differenza tra Persona 4 Dancing e Persona 3/5 Dancing sarà l’assenza della modalità storia, qui sostituita con una modalità denominata Social. In pratica, giocando e sbloccando obiettivi specifici, sarà possibile sbloccare anche delle scene extra apparentemente slegati e fine a sé stesse, ma che in realtà nascondono una sotto trama tutta da svelare e che, in parte, cercano di giustificare il perchè i protagonisti debbano fare delle gare di danza nel mondo delle Shadows. Esattamente come Persona 4 Dancing, ma senza quell’impostazione da Visual Novel, dal momento che queste scene di intermezzo propongono dei modelli poligonali che si muovono e si animano, seppur con un’inquadratura fissa e con uno sfondo pre-renderizzato. Essendo realizzati con lo stesso motore grafico di Persona 5, la versione Dancing di quest’ultimo non regala molte sorprese sul fronte estetico, a differenza invece di Persona 3 che vanta di un nuovo look e un restyle così bello che non si può non sognare un remake in un prossimo futuro (Atlus lo sappiamo che ci stai leggendo, fallo!). Shigenori Soejima resta sempre un artista di incredibile talento.
A livello di meccaniche, come già detto, il gioco è praticamente identico a quanto visto in Persona 4 Dancing, con pulsanti da premere con il giusto tempismo, coordinazione e modalità corrette. L’unica novità in tal senso è rappresentata dall’aggiunta della doppia pressione dell’apposito tasto quando è richiesto. Ritorneranno poi gli scratch, questa volta eseguibili anche con i tasti dorsali al posto degli analogici (qualora lo si preferisse) necessari ad accumulare l’apposita barra del Fever che garantirà una porzione di brano extra in compagnia di un secondo personaggio che garantirà un bonus ulteriore al punteggio, oltre che mostrare delle coreografie uniche.
L’unico “difetto” che abbiamo riscontrato al momento è che giocando su PlayStation 4 su uno schermo più grande di quello di una PlayStation Vita, riuscire a seguire il flusso di tutte le note che partono dal centro della schermata verso l’esterno non è esattamente semplice. Richiede grande concentrazione e attenzione, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevata che sono degni dei migliori giochi ritmici giapponesi. Più in generale, già a livello normale abbiamo riscontrato un certo aumento del livello di sfida rispetto al precedente capitolo.
Per questo motivo, se vi è possibile, consigliamo l’esperienza sulla portatile Sony piuttosto che su console casalinga, per quanto il gioco sia egualmente valido su entrambe le piattaforme. A tal proposito, vi ricordiamo che il gioco dispone di un salvataggio cross-platform, ergo acquistando i titoli per entrambe le console potete continuare a giocare ininterrottamente mantenendo sempre aggiornati i vostri progressi.
Il gioco non offre molte modalità, se non un tutorial per apprendere le basi del gameplay e una modalità arcade dove scatenare i personaggi sulle piste da ballo sulle note delle più celebri melodie dei capitoli principali, remixati per l’occasione dai più famosi DJ del Sol Levante, come ATOLS, Lotus Juice, ☆ Taku Takahashi e Jazztronik. Nella nostra prova abbiamo potuto provare “Mass Destruction” e “When The Moon’s Reaching Out Stars” per Persona 3 e “Wake Up, Get Up, Get Out There” e “Tokyo Daylight” per Persona 5, tutti remix di eccellente qualità e con una nuova ritmica che ben si contestualizza all’esperienza ludica proposta.
Saranno disponibili fino a 25 brani per ciascuno dei due Dancing, escludendo quelli dei DLC. Più si giocherà e più si sbloccheranno vari extra, tra cui costumi, accessori, i già citati Social e, soprattutto, le personalizzazioni dei livelli, con bonus e malus che incideranno sul punteggio finale.
Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight sono due titoli chiaramente pensati per i fan del franchise di Persona che sicuramente apprezzeranno questa parentesi “dancing” con i loro personaggi preferiti. I Social sono comunque un’ottimo riempitivo del vuoto lasciato dalla mancata presenza di una story mode come in Persona 4 Dancing. Il focus ora si è spostato tutto sul giocare e migliorarsi in continuazione per sbloccare tutto quello che il gioco ha da proporre, come ci si aspetta da giochi di questo tipo. Per un’analisi più approfondita, non ci resta che rimandare l’appuntamento alla recensione che arriverà qui sulle nostre pagine.