Overwatch – Hands On
C’era un tempo in cui il solo pronunciare il nome Blizzard era garanzia di prodotti eccellenti, profondi e avvincenti. Giochi che il tempo ha poi consacrato come pilastri nei rispettivi generi. World of Warcraft, Diablo, Starcraft, oggi pensiamo a questi titoli e sappiamo che stiamo pensando a capolavori. Negli anni Blizzard ha saputo ripetersi più volte, vedi Diablo II e Starcraft II. Poi è arrivato Diablo III. Non siamo qui per condannare quel gioco, sia chiaro, ma lo nominiamo come punto di svolta: Diablo III ha ricevuto critiche e acclamazioni per i più disparati motivi, ma è con quel titolo che Blizzard ha cambiato il proprio modo di porsi nei confronti del mercato videoludico. Dall’uscita del più famoso degli Hack’n’Slash in poi, la software house ha iniziato a proporre prodotti per un pubblico nettamente più casual e di massa e a inserirsi in mercati che fino a quel punto aveva snobbato: prima Hearthstone, poi Heroes of the Storm e ora Overwatch.
Con Hearthstone, Blizzard ha approfittato del proprio nome per entrare di prepotenza nel mondo dei dTCG, un mercato strapieno di concorrenti, ma senza un vero leader e così ha facilmente monopolizzato questo genere pur non offrendo un gioco eccellente. Poca profondità, RNG party, eppure il dTCG di tendenza è sempre Hearthstone. Con Heroes of the Storm invece hanno cercato di insidiare la leadership di League of Legends e DOTA, ma senza troppa fortuna, così come è successo alle altre decine di MOBA prima di questo. Infine abbiamo Overwatch, ancora un gioco di massa, un FPS che, pur con le proprie particolarità, ha tante somiglianze con altri giochi già in giro da tempo, come Team Fortress 2 e Loadout.
Delle tre nuove IP sopracitate, forse Overwatch è quello meglio riuscito, pur non brillando per originalità. L’unica modalità giocabile nella closed beta in corso in questi giorni è un match a squadre in cui una attacca e una difende diversi obiettivi nel corso della partita. Le due squadre sono composte da sei componenti e ogni giocatore può scegliere tra un rooster di diciotto personaggi. La prima caratteristica di Overwatch sta in questo: una volta scelto il nostro personaggio per la partita, non siamo vincolati a quello. A ogni respawn abbiamo la possibilità di cambiare personaggio per adattarci al meglio a ogni situazione. Questa possibilità apre la strada a un minimo di pianificazione strategica: può essere che un nostro avversario stia dominando la partita e allora cambiare il proprio personaggio con un altro adatto a counterare quello dell’avversario potrebbe risultare in una svolta decisiva nell’andamento del match.
Ogni personaggio è dotato di un’arma unica (nel senso che non ci sono armi simili tra i personaggi) e tre abilità: due con cooldown bassi, raramente più di quindici secondi, e un’abilità “Definitiva”, una special con effetti devastanti. I personaggi possono essere divisi in quattro “ruoli”: assalto, difesa, supporto e tank. A seconda del loro ruolo, variano le loro stats e il tema di fondo delle loro abilità: gli assaltatori ad esempio avranno relativamente pochi HP (tra i 150 e i 250), un buon dps e tanta mobilità. I tank saranno più statici e lenti ma avranno tanti HP e tanti modi per mitigare il danno in arrivo o fare scompiglio nella formazione avversaria, magari isolando un nemico perché sia facile preda dei compagni.
I personaggi mostrano tutto ciò che c’è di bello e di brutto in Overwatch: sono tutti molto diversi fra loro, tutti molto divertenti da giocare e alcuni anche complessi da imparare a usare. Eppure, nonostante siano molto diversi tra loro, non sono poi troppo diversi da altri “archetipi” già visti e rivisti in altri giochi. Esempio lampante è Torbjörn, un personaggio estremamente simile all’ingegnere di Team Fortress 2. Entrambi possono costruire e riparare torrette da piazzare in giro per la mappa, entrambi possono supportare i propri compagni in qualche modo distribuendo buff (armatura per Torbjörn mentre cure e munizioni per l’ingegnere). Non è questo l’unico esempio, ma è sufficiente a rendere l’idea.
Una volta iniziata la partita ci troviamo difronte a uno scenario familiare: mappe abbastanza grandi, ricche di strade e shortcut studiati ad arte per favorire chi ha “studiato”. La conoscenza del battlefield è fondamentale per occupare e tenere occupati determinati spot vantaggiosi (per visibilità, per posizione, ecc) e sapere le stradine da prendere per arrivare alle spalle degli avversari può fare la differenza. In questo senso Overwatch è da apprezzare: sprona al lavoro di squadra e alla collaborazione. Non solo al momento della scelta del personaggio bisogna fare attenzione ai pick dei compagni per comporre un team equilibrato, ma una volta in partita è consigliabile comunicare e coordinarsi.
A partita finita vedremo il replay della giocata migliore, di solito una multikill da tre o più, e infine saremo portati al resoconto finale, dove voteremo il giocatore migliore della partita e vedremo i nostri score. I match difficilmente durano più di una decina di minuti, quindi è evidente l’impronta arcade che è stata data al gioco, proprio per renderlo un prodotto di facile fruibilità per tutti.
Abbandonando il lato gameplay, passiamo a esaminare Overwatch da un punto di vista più tecnico. Stiamo parlando di un titolo Blizzard, per cui non c’è molto da dire se non che è perfetto. La grafica e il design dei personaggi sono eccellenti, in particolare questi ultimi sono davvero ben fatti. Ricchissimi di dettagli e colori, ogni personaggio è fortemente caratteristico quindi facile da riconoscere in partita e facile da ricordare quando si mettono le mani le prime volte sul gioco. Audio ed effetti sonori sono piacevoli, ma niente di memorabile. Nonostante sia solo una closed beta, il gioco gira tranquillamente anche settando i parametri abbastanza in alto senza avere problemi di crash o perdita di fps. Da questo punto di vista Overwatch sembra già pronto alla release. Dove bisogna ancora lavorare è il bilanciamento dei personaggi: alcuni di loro, come Bastion, Reaper o Junkrat per esempio, hanno un danno a nostro avviso troppo alto, altri, come Tracer, troppo basso o hanno troppi pochi HP. Insomma c’è ancora un po’ di lavoro di perfezionamento da fare, ma la beta si fa per un motivo e da questo punto di vista siamo fiduciosi.
Tutto sommato Overwatch è un gioco interessante, godibile, probabilmente un’altra hit di Blizzard sia tra i casual sia nel mondo degli e-sports. Nel caso ancora non fossimo certi di qual’è la strada che la software house ha deciso di intraprendere, ecco che tre indizi fanno una prova. Da quanto visto in questa beta, Overwatch sembra essere un’ottima alternativa ad altri giochi simili, niente di più e niente di meno. Magari qualche modalità più particolare o molti più personaggi potrebbero far emergere questo gioco tra tutti, senza che sia solo il fatto di essere della Blizzard a renderlo popolare. Per fortuna siamo ancora in fase di beta e tutto può ancora succedere, ma il margine in cui si può lavorare non è poi tanto.