Lara Croft and The Temple of Osiris – Provato
Articolo a cura di Paolo Gimondi
Nonostante tutti avessero gli occhi puntati sulla serie principale di Tomb Raider che, tra remake e sequel non eccellenti stava ormai navigando verso la deriva, nel 2010 Crystal Dynamics sforna all’improvviso un progetto laterale al franchise dell’inglese cercatrice di tombe. Si trattava di Lara Croft and the Guardian of Light, atipico twin-stick shooter, in cui Lara e Totec dovevano collaborare al fine di risolvere degli enigmi. Un titolo che a primo impatto disorienta per quanto si distacca dalla classica rappresentazione e il gameplay a cui la serie ci ha abituati, ma che allo stesso tempo riesce a incarnare a pieno tutti i valori del brand. Un piccolo esperimento uscito solamente per le piattaforme digitali che si rivelò grande hit.
A distanza di quattro anni, e con un potente reboot della saga di mezzo (se volete dare adito alle polemiche mettiamoci in mezzo anche l’annuncio di un capitolo esclusivo per console Xbox della saga principale) torniamo a parlare dello spin-off con vista dall’alto, provato di recente negli studi di Koch Media. Lara Croft and The Temple of Osiris è la prosecuzione di quanto visto nel capitolo precedente.
L’incipit della storia vuole che Lara e il suo collega Carter Bell abbiano in qualche modo risvegliato gli spiriti di Osiride e Horus, ma anche il temibile Set. L’ambientazione è ovviamente quella egizia che, mescolata a grandi mani con qualche elemento sovrannaturale, dà agli sceneggiatori ampie possibilità di spaziare tra fantasia e mitologia. Si va quindi dai canonici dungeon con trappole meccaniche, passando per dei nemici informi, fino ad arrivare a un gigantesco coccodrillo piumato. Nel paranormale ricadono ovviamente anche i due comprimari egizi, infatti quest’ultimi possiedono un bastone in grado di sparare raggi, creare una bolla di energia su cui gli altri giocatori possono salire e infine attivare determinati interruttori. Dal canto loro gli archeologi dispongono del sempreverde rampino, indispensabile al fine di risolvere gli enigmi, e la torcia che può illuminare al buio e accendere le lampade.
La grossa novità di questo capitolo è che la modalità cooperativa ora si amplia sino a quattro giocatori. Il lato negativo è che purtroppo non tutti e quattro i personaggi hanno capacità peculiari, ma Carter sarà la copia di Lara, mentre Horus ricalcherà le caratteristiche di Osiride. Questa scelta è dovuta alla necessità di rendere il gioco sempre giocabile indipendentemente dal numero di partecipanti, che difficilmente arriverà sempre a quattro. Addirittura se si sceglie di andare in solitaria, sarà Lara stessa a impugnare anche il bastone.
Un’altra aggiunta alla struttura vista nel primo capitolo è l’introduzione di oggetti che possono modificare l’esperienza di gioco: ad esempio, durante una partita, ci è capitato di trovare un anello che rendeva ogni colpo infuocato. Una piccolezza che probabilmente porterà un grosso boost alla varietà delle situazioni.
Pad alla mano le sensazioni sono delle migliori, una semplicità di controllo immediata e divertimento a fiumi giocando in quattro. Le partite in compagnia, specialmente tra amici e sullo stesso divano, vengono condite con tanto di scherzetti a base di rampini, bombe piazzate sotto i piedi altrui e quant’altro. Certo è che per avanzare nel livello è necessario coordinarsi e aiutarsi l’un l’altro per portare a casa il maggior bottino possibile, ma vista la semplicità dei controlli non è mai complesso, anche per chi è alle prime armi.
Il 9 dicembre Lara Croft and The Temple of Osiris arriverà su PlayStation 4 (con tanto di edizione da collezione), Xbox One e PC. Tenete caldi i vostri divani e iniziate a chiamare gli amici per organizzare spassose sessioni in compagnia. L’unica pecca è forse che il gioco non esca sulle console di scorsa generazione, anche perché la veste grafica non sembra aver fatto passi tali da impossibilitarne il porting.