Gauntlet – Hands On
Negli ultimi anni l’industria videoludica sta riscoprendo il fascino di giocare insieme con gli amici nella stessa stanza, ovvero di quello che tecnicamente è definito multiplayer locale. In un momento così favorevole per questo genere di esperienza, l’arrivo di un nuovo Gauntlet, creato niente meno che da Arrowhead Game Studio, non poteva avere tempismo migliore. Manca poco più di una settimana all’uscita, e noi ne abbiamo provato una corposa fetta in anteprima. Ne parliamo in questo articolo.
Il nome Gauntlet è legato all’era dei cabinati arcade, ed è universalmente riconosciuto come il classico che ha portato nelle sale giochi i cosiddetti dungeon-crawler, fino ad allora appannaggio dei PC. Usando una visuale dall’alto, i giocatori avevano la possibilità di comandare uno tra quattro personaggi, ovvero il guerriero, la valchiria, il mago e l’elfo, ognuno dotato di un particolare punto di forza (forza, resistenza, magia, velocità). Lo scopo era arrivare in fondo a degli enormi labirinti, trovando le chiavi per sbloccare i passaggi e, soprattutto, facendosi strada tra centinaia di mostri, che si rigeneravano di continuo da monoliti presenti nelle stanze. Nel corso degli anni sono arrivati diversi seguiti, ma nessuno ha avuto il successo dell’originale, specialmente a causa del tentativo di trasformare la serie in un gioco d’azione in terza persona.
Il nuovo Gauntlet fa esattamente il contrario di quanto hanno fatto gli ultimi titoli: invece di forzare l’innovazione, prende l’esperienza originale, mantenendone le inquadrature e lo stile, e la porta nell’epoca moderna adeguandone grafica e gameplay agli standard odierni. Il giocatore (o i giocatori) iniziano da un hub centrale, più precisamente un antro con porte per ogni livello di gioco nelle quali, accedendovi, si dovranno attraversare diversi stage per giungere infine a battere il boss e completarlo. La versione da noi provata ci ha permesso di testare il primo terzo di gioco, fatto di quattro livelli immersi nell’ambientazione di una cripta, piena di nemici tematici come zombie, fantasmi e scheletri. Come abbiamo detto, il gioco è molto simile all’originale: ogni mappa è composta di corridoi che collegano varie arene dove incontreremo orde di mostri e monumenti da distruggere per impedire che ne vengano generati di ulteriori. La difficoltà sta nella velocità con cui i personaggi muoiono: le ferite si accumulano molto facilmente, per cui essere circondati porta spesso a morte certa, e bisogna riuscire contemporaneamente ad evitare i mostri (e trappole) e abbattere i monoliti. Chiaramente, con più giocatori e un po’ di coordinazione questo problema si risolve, ma non per questo la difficoltà cala: Gauntlet ha un certo grado di competitività legata all’oro che trovate nelle mappe, che avvantaggiano il giocatore che ne raccoglie di più, e sono state anche introdotte molte statistiche che verranno confrontate a fine partita. Inoltre, il cibo per curarsi non aumenta in base al numero di giocatori, così come le pozioni, che fungono da bombe magiche e che esplodono se colpite.
Parliamo dei personaggi: il gioco originale differenziava i personaggi solamente in base a caratteristiche passive, e, nella pratica, tutto ciò che potevano fare era lanciare asce/spade/incantesimi/frecce addosso ai nemici. Fortunatamente non è più così, in quanto sono stati introdotti differenti tipi di attacchi, più uno speciale a ricarica, e c’è una concreta differenza tra ognuno di essi: il guerriero è specializzato in danni fisici, può caricare gli avversari e come attacco speciale turbina con la sua ascia distruggendo tutto ciò che lo circonda. La valchiria è un personaggio a tutto tondo, che attacca con la spada, trafigge più avversari consecutivamente slanciandosi, e può difendersi con uno scudo, che può lanciare come un boomerang. Il mago è la classe più particolare: raccogliendo l’eredità di Magicka (creato dagli stessi sviluppatori), egli può combinare quattro elementi fra di loro per creare differenti incantesimi offensivi, ed ognuno di essi ha tempi di ricarica differenti. È veramente potente, ma muore più facilmente degli altri. L’elfo è il combattente a distanza del gruppo: scaglia frecce in rapida sequenza o caricandole per un maggior danno, compie delle rotolate per togliersi rapidamente dal pericolo, e la sua mossa speciale è una bomba.
Una novità è rappresentata dalle reliquie: nel corso delle partite si incapperà in questi oggetti, i quali daranno nuove abilità a chi le raccoglie, permettendo di infliggere molti più danni ai nemici ma, attenzione, anche agli alleati.
L’esperienza di Gauntlet è così come ci si aspetta: un gioco ideale da fare sul divano con gli amici. La prova è avvenuta in tre persone, e, seppure inizialmente ci siamo molto divertiti, al contempo dobbiamo ammettere che, alla lunga, è stata un esperienza stancante. È vero, il gioco porta al presente un’esperienza classica con un prodotto molto ben rifinito e presentato, ma può ancora considerarsi valida? Non c’è davvero altro da fare se non uccidere nemici e proseguire nei livelli, e quanto fatto dagli sviluppatori per variare l’azione non è comunque sufficiente a cancellare un certo tedio che si instilla dopo tre ore in cui non si fa altro che ripetere le stesse cose. Speriamo che il gioco completo serbi altre sorprese.